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Lunedì, 09 Settembre 2024

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Vandalizzata la pietra d'inciampo in memoria di Lea Garofalo, testimone di giustizia e vittima di 'ndrangheta, apposta lo scorso 19 agosto presso la chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo a Pagliarelle.

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MILANO - A dodici anni dalla sua morte la città di Milano ricorda Lea Garofalo, la testimone di giustizia sequestrata e uccisa dal suo ex compagno e dalla 'ndrangheta dopo che aveva scelto di allontanarsi dalla famiglia e collaborare con i magistrati.

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E' prevista per il prossimo mese di agosto la prima dello "Spettacolo dell'Opera dei Pupi e delle Pupe Antimafia" dedicato a Lea Garofalo, vittima della 'ndrangheta la cui storia ha tanto colpito l'immaginario collettivo, dal puparo Angelo Sicilia e della cantastorie Francesca Prestìa.

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lea garofalo sito internoROMA - La sua vita e' finita a 35 anni il 24 novembre 2009 per mano dell'ex compagno, un capo 'ndrangheta che non aveva mai accettato la sua ribellione ad una vita sottomessa al clan. Cosi' il ministero dell'Interno, sul suo sito, ricorda Lea Garofano, sparita a Milano, dove si era recata con la figlia Denise. Le indagini accerteranno il 24 novembre 2009 la donna spari' e quella fu anche la data del suo omicidio, il cui mandante fu riconosciuto nell'ex compagno Carlo Cosco, che negli anni precedenti era diventato un esponente di rilevo della 'ndrangheta a Milano. Il corpo di Lea, portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, venne dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione. La figura di Lea Garofalo è stata ricordata anche durante gli Stati generali della lotta alle mafie in corso a Milano. E' stata la vicepresidente dell'associazione Libera, Enza Rando, a spiegare che, alle 19.30, partendo da via Montello, a Milano, dove abitava da donna che aveva deciso di collaborare con la giustizia, si terrà una fiaccolata che si concluderà in una scuola con uno spettacolo teatrale "in ricordo di tutte le donne – hanno detto i promotori - che hanno avuto il coraggio di affrancarsi dalla violenza, perché altre abbiano il coraggio di farlo".

funerali lea garofalo"La colpa di Lea, agli occhi di Cosco - ricostruisce il Viminale - fu quella di non essersi sottomessa ad una vita regolata dai dettami delle famiglie 'ndranghetiste e di aver preteso un distacco, fuggendo insieme alla figlia lontano da Milano, la citta' dove si era trasferita in giovane eta' insieme a Cosco, e dalla sua terra d'origine, Petilia Policastro in provincia di Crotone, alla ricerca di una nuova possibilita', quella di vivere con la figlia una vita normale e nella legalita'". "Questa pretesa non gli fu mai perdonata e, anzi, fu considerata dall'ex compagno e padre di sua figlia - si ricostruisce sul sito - un affronto inconcepibile, che ne decreto' la condanna a morte. Diversi furono, infatti, nel tempo i tentativi da parte di Cosco di ucciderla, attraverso dei sicari. Tentativi che, infine, si concretizzarono nel novembre del 2009, quando Lea e la figlia furono attratte nel capoluogo lombardo in una trappola ordita proprio dal Cosco, che finse una momentanea riappacificazione in nome del bene della figlia". Lea Garofalo e' considerata, dunque, un simbolo del coraggio di una donna che ha perso la vita per la verita'. E' stata uccisa non solo perche' aveva collaborato con la giustizia, rivelando in diversi frangenti i retroscena della vita 'ndranghetista di cui era stata testimone, facendo luce sulle faide interne tra la famiglia Garofalo e gli omicidi di carattere mafioso avvenuti alla fine degli anni novanta a Milano, ma anche perche' come donna si era ribellata agli uomini del clan, non cedendo, pur essendo cresciuta in un ambiente mafioso, alla tacita richiesta di corresponsabilita' omertosa. Non si e' prestata, ad esempio, a fare da collegamento fra gli uomini della cosca latitanti o in carcere e i membri dell'organizzazione ancora liberi, spezzando il tradizionale schema di tutela famigliare.

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campi legalita petilia lea garofaloDue delle tappe dei "Campi della legalità" organizzate da Spi Cgil e da Libera Crotone si sono svolte a Petilia Policastro rispettivamente nei giorni 15 e 28 luglio per offrire ai volontari di "E!state Liberi", provenienti da tutta Italia, incontri formativi per riflettere soprattutto sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. I due incontri svolti nella città dell'Alto Marchesato crotonese hanno visto due diversi gruppi di giovani volontari accompagnati a Petilia da Umberto Ferrari di Libera Crotone, dal segretario provinciale Cgil Raffaele Falbo, da Nicodemo Iacovino segretario provinciale Spi, da Alfonso Filice segretario provinciale Flai, da Antonio Scigliano segretario provinciale Alpaa; presente all'iniziativa anche il segretario regionale Spi Vladimiro Sacco. In una delle due visite a Petilia è stato previsto anche un incontro istituzionale col sindaco Amedeo Nicolazzi avvenuto nella biblioteca comunale. I volontari dei campi hanno avuto la possibilità di scoprire un territorio che non conoscevano se non per il grave fatto di cronaca legato al nome di Lea Garofalo e che ha fatto balzare il nome di Petilia Policastro su tutti i media. I giovani di Libera hanno prima di tutto visitato la frazione Pagliarelle dove gli è stata spiegata l'importanza del monumento dedicato ai minatori e del lavoro di questi per la propria città, proprio nel periodo in cui si è deliberato in consiglio comunale l'attribuzione alla frazione del nome "Borgo dei minatori". Dopo la visita a Pagliarelle altra tappa è stata fatta al monumento dedicato alla testimone di giustizia Lea Garofalo.

 

campi legalita petiliaProprio davanti al monumento in località Sant'Anna si è discusso di una grande piaga che affligge la terra di Calabria ovvero della criminalità organizzata. I volontari hanno appreso della giornata del Coraggio femminile istituita a Petilia per ricordare tante donne-coraggio come Lea Garofalo e hanno conosciuto il significato simbolico dello stesso monumento dedicato alla testimone di giustizia. Dopo aver conosciuto meglio la triste storia di Lea, i volontari dei Campi della legalità hanno fatto visita a due belle realtà lavorative petiline, infatti sono stati ospitati nella sede di Pass Società Cooperativa e nell'azienda agricola Mea terra. Nella sede della società Pass è stata raccontata la storia di come sia nata l'idea imprenditoriale basata sulla cooperazione ed è stato sottolineato come questa cooperazione sia necessaria per una crescita economica, ma soprattutto culturale di un territorio altamente svantaggiato. L'ultima tappa della visita a Petilia e anche la più ricca di significato è stata quella fatta nella azienda agricola Mea terra di Giacinto Berardi presentata come modello virtuoso per fare imprenditorialità. Il giovane imprenditore ha raccontato l'iter, non privo di difficoltà, che ha percorso prima di vedere la sua azienda nascere e la soddisfazione nel vedere che anche in piccolo le cose possono iniziare a cambiare. Berardi ha spiegato l 'importanza di progettare e cooperare per un futuro migliore e riferendosi soprattutto alla lavorazione e al commercio delle castagne, prodotto principale della sua azienda, ha affermato che solo se i castanicoltori della zona fanno rete si può sperare nella commercializzazione del prodotto in mercati più ampi e con un marchio che lo contraddistingua.

 

 

 

 

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perry nicolazziLa storia di Lea Garofalo e la "Giornata del coraggio femminile" di Petilia Policastro pronte ad attraversare i confini nazionali. Lo scrittore e giornalista inglese Alex Perry si è infatti interessato alla storia della collaboratrice di giustizia per una propria pubblicazione. Per questo motivo ha fatto visita al Municipio petilino per raccogliere notizie, intervistando il sindaco Amedeo Nicolazzi su segnalazione di Lucio Musolino, cronista de "Il Fatto Quotidiano". Quella di Perry è una biografia di rilievo. Dal 1999 in poi, per ben 15 anni ha vissuto fra l'Africa e l'Asia raccontando gli stessi scenari di guerra per il Time, Newsweek e altre testate giornalistiche degli Stati Uniti e del Regno Unito, vincendo numerosi premi. La sua indagine sulle decapitazioni di Boko Haram è stata richiesta come prova da parte del Tribunale penale internazionale dell'Aia. Nel 2002, il governo indiano ha cercato di espellerlo quando ha messo in dubbio lo stato di salute del primo ministro. Nel 2007 Alex si è fatto imprigionare in Zimbabwe per cinque giorni per poter lavorare senza l'accreditamento prima di essere condannato per essere un "giornalista determinato e pieno di risorse".

 

alex perryL'intervista al sindaco Nicolazzi ha rappresentato un confronto a tutto campo sul territorio petilino, le sue peculiarità orografiche ed economiche, ma anche le sue problematiche come la presenza di quell'Antistato che, anche attraverso iniziative come quelle della "Giornata del coraggio femminile", si vuole contrastare nella cittadina dell'alto Marchesato crotonese. «Lea Garofalo – ha spiegato al giornalista inglese il sindaco Amedeo Nicolazzi – è stata uccisa nel 2009, ma sino a quando nel 2013 sono stato eletto sindaco io, era come se a Petilia non se ne potesse parlare. Il momento di svolta fu con i funerali laici di Lea che il 19 ottobre 2013 si sono celebrati a Milano in piazza Beccaria, al mio ritorno dala capoluogo lombardo decidemmo di dedicare a Lea la "Giornata del coraggio femminile" che da allora si svolge ogni primo sabato di maggio». Al termine dell'intervista, realizzata grazie all'ausilio di un interprete, il sindaco Nicolazzi ha fatto dono al giornalista inglese del saggio "Policastro" di Alberto Fico, dell'inchiesta "Il Cuore e la Terra" di Franco Laratta e Nicodemo Oliverio e di una spilletta raffigurante lo stemma di Petilia Policastro. Parry ha raggiunto poi la frazione di Pagliarelle per incontrare anche Marisa la sorella di Lea.

Francesco Rizza

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