Domani torna a casa l'acrolito di Cirò. Tornano a casa le varie parti del corpo da cui è composta la particolare scultura del dio Apollo risalente al V secolo a.C. formata dalla testa, una mano e i piedi. In origine, queste parti venivano unite tra di loro tramite un'impalcatura di legno. Il "manichino" così completato veniva vestito con eleganti abiti. Il dio, alto due metri, era seduto e suonava una cetra rivolto verso i naviganti. Domani tornerà nella sua terra per una mostra temporanea presso il nuovo museo archeologico di Cirò marina. L'acrolito era rientrato in Italia nel 2013 dagli Usa (Museo di Princeton nel New Jersey) dove era rimasto per quattro anni, poi esposto a Roma, in Castel Sant'Angelo e quindi era rientrato al museo nazionale archeologico di Reggio Calabria.
La festa.
Festa grande in paese dove tutto è pronto per accogliere l'evento. Anche la banda musicale sta preparando un concerto molto suggestivo. E suonerà senza sosta per tutto il giorno. La soprintendente Simonetta Bonomi, prima di lasciare la sede calabrese, ha dato l'ok al trasferimento della scultura, dopo che il museo è stato dotato di tutte le attrezzature necessarie per la custodia del reperto. La polizza assicurativa è stata stipulata ieri, per cui, il viaggio è stato predisposto fin nei minimi particolari. Il fermento è grande, la direttrice del museo Maria Grazia Aisa può dirsi soddisfatta e la notizia sta travalicando i confini del comune crotonese. La statua verrà accompagnata, nel tragitto da Reggio Calabria a Cirò, da un funzionario della soprintendenza e dallo stesso sindaco Roberto Siciliani. Dal museo archeologico di Crotone arriveranno altri reperti scoperti a Cirò, tra cui il famoso busto di Demetra.
La storia.
La statua del dio Apollo fu scoperta nel 1929 dall'archeologo Paolo Orsi che portò alla luce il basamento del tempio dedicato al dio a Cirò Marina sul promontorio di Punta Alice. Durante gli scavi, furono ritrovati molti altri oggetti greci, tra cui antefisse in terracotta e monete d'argento, e sopratutto parti della statua. L'opera scultorea è stato ritrovata sotto il pavimento della cella del tempio ed è uno dei pochissimi esemplari in Magna Grecia della tecnica acrolitica.
La tecnica acrolitica.
Con questa tecnica, (akrolithos vuol dire: dalle estremità in pietra), solo le parti scoperte del corpo, come la testa, le mani, i piedi e le braccia, venivano prodotte in marmo o pietra, mentre le altre parti, spesso realizzate con una struttura in legno, fungevano da semplici congiunture, e venivano poi ricoperte con preziosi abiti di stoffa o lamine metalliche. Lo stile risente della cultura artistica sviluppatasi ad Atene attorno al grande scultore Fidia e giunta anche in Occidente, e permette una collocazione cronologica nel decennio 440-430 ac.
La descrizione.
L'Apollo Aleo, (dal greco "alaios": protettore del mare e della navigazione) in origine era collocato al centro dell' adyton - il vano retrostante la cella- che rappresentava il più luogo riposto ed inviolabile del tempio. Sul capo, come confermano i fori presenti sulla calotta, doveva indossare una parrucca, forse in stucco dorato oppure in lamine auree flessibili. La testa è priva degli occhi che dovevano essere apposti nelle cavità orbitali, in genere iridi colorate in pasta vitrea o pietre preziose e ciglia in lamina bronzea. I piedi sono carnosi e larghi, tagliati sopra la caviglia, ed erano innestati al corpo mediante grossi perni rettangolari, mentre piccoli fori servivano a sostenere i sandali.
Krimisa.
È il nome di una piccola città antica della Magna Grecia risalente probabilmente al VII secolo a.c. la cui fondazione viene attribuita all'eroe omerico Filottete reduce dalla guerra di Troia. Che edificò anche un tempio dedicato ad Apollo Aleo, al quale avrebbe consacrato il proprio arco e le frecce ricevute in dono da Eracle. La zona di Krimisa viene indicata dagli archeologi nell'odierno centro di Cirò, da altri invece nella zona di Punta Alice; il tempio di Apollo Aleo viene identificato in quello scavato da Paolo Orsi nel 1924 che si trova sul promontorio di Punta Alice.
Al termine del vertice in Prefettura la soprintendente Simonetta Bonomi ha ribadito che per i tecnici è questa la soluzione più sicura da adottare. Ha anche annunciato che a breve lascerà il suo incarico in Calabria.