BOLOGNA – Sette condanne, fino a sette anni e otto mesi per l'uomo ritenuto al vertice del gruppo. Ma pene più che dimezzate rispetto alle richieste dell'accusa e l'esclusione dell'aggravante dell'aver agito con finalità mafiosa. E' finito così in primo grado davanti al tribunale di Bologna, presieduto da Stefano Scati, il processo 'Zarina' a Michele Pugliese, alias 'La Papera', ritenuto dalla Dda uomo delle cosche di 'Ndrangheta Arena e Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto: era imputato insieme ad altri, tra cui suoi familiari, per reimpiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni. Oltre a Michele Pugliese, i giudici hanno condannato Giuseppe Ranieri a sei anni e dieci mesi, Mirco Pugliese a tre anni e due mesi, Doriana Pugliese a tre anni e quattro mesi, Caterina Tipaldi e tre anni e due mesi, Vittoria Pugliese a un anno e quattro mesi, Carmela Faustini a due anni. Assolta Mery Pugliese.
Il processo "Zarina" è nato dall’omonima operazione che, nell'aprile 2014, portò a 13 arresti per riciclaggio di beni delle cosche operanti affari in Emilia, soprattutto nel Reggiano e nel Mantovano, attraverso società intestate a prestanome attive nell’autotrasporto e nel movimento terra. La sentenza era attesa a settembre. Le cosche di Isola Capo Rizzuto sono state ritenute legate nel tempo, alternativamente, ai clan Grande Aracri e Dragone di Cutro. Erano stati giudicati con rito abbreviato nel marzo 2015 gli altri soggetti coinvolti nel processo. La condanna più rilevante fu per il 50enne Vito Muto (5 anni e 2 mesi di reclusione); alla moglie di Muto, Anna La Face, di 46 anni andò meglio con 2 anni di carcere ma con la sospensione condizionale della pena; il 38enne Federico Periti venne condannato a 4 anni di reclusione; 4 anni di carcere furono comminati anche per il 41enne Diego Tarantino; infine, 2 anni di cella vennero decretati per il 27enne Salvatore Mungo.