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Venerdì, 13 Settembre 2024

CRONACA NEWS

sentenza aemiliaREGGIO EMILIA- E' di 125 condanne, 19 assoluzioni e quattro prescrizioni il verdetto pronunciato nel primo pomeriggio in Tribunale a Reggio Emilia dal collegio dei giudici presieduto da Francesco Maria Caruso (affiancato a latere da Cristina Beretti e Andrea Rat) che poco dopo le 14 finisce di leggere la sentenza di primo grado per "Aemilia", il maggiore processo contro la 'ndrangheta del nord Italia con 148 imputati alla sbarra. Al netto di alcune riduzioni di pena anche consistenti, (compensate pero' da condanne piu' pesanti rispetto a quanto chiesto dall'accusa per altre posizioni) e' quindi pienamente conclamata l'esistenza di una 'ndrina attiva da anni in Emilia e nel mantovano con epicentro a Reggio Emilia, diretta emanazione della cosca Grande Aracri di Cutro, ma autonoma e indipendente da essa.

 

OLTRE 1.200 ANNI DI CARCERE: li ha inflitti il collegio di Aemilia al termine del maxi-processo di 'Ndrangheta. A quanto risulta dal dispositivo letto in tribunale a Reggio Emilia: si tratta di 118 condanne in rito ordinario (la più alta a 21 anni e otto mesi) e di altre 24 in abbreviato per 325 anni, per reati commessi dal carcere durante il processo. Le sentenze hanno sostanzialmente ricalcato le richieste dei pm della Dda Beatrice Ronchi e Marco Mescolini. Nel rito ordinario sono state 24 le assoluzioni del collegio presieduto da Francesco Maria Caruso e composto dai giudici Cristina Beretti e Andrea Rat, per cinque imputati non si procederà perché i reati sono prescritti, mentre un imputato è deceduto prima della sentenza. La pena più alta è stata inflitta a Carmine Belfiore, 21 anni e otto mesi. Condannati, tra l'altro, Gaetano Blasco (21 anni), Michele Bolognino (20 anni e 7 mesi) e Giuseppe Iaquinta (19 anni), imprenditore e padre dell'ex bomber. Nell'abbreviato, con sconto di un terzo della pena, 16 anni e 4 mesi per Gianluigi Sarcone e a 16 anni per Palmo e Giuseppe Vertinelli. I pm nella loro requisitoria avevano ricostruito l'esistenza di una cellula radicata di 'Ndrangheta al nord e in particolare in Emilia, autonoma e organizzata.

 

 

 

 

 

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iaquinta giuseppe vincenzoREGGIO EMILIA - Vincenzo Iaquinta, tra gli imputati di Aemilia, il piu' grande processo mai celebrato nel Nord Italia contro la 'ndrangheta, e' stato condannato a due anni di reclusione. L'ex bomber della Nazionale e della Juventus, campione del mondo nel 2006, e' imputato per reati relativi alle armi. L'accusa aveva chiesto sei anni. Nella sentenza di primo grado e' caduta l'aggravante mafiosa. Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex calciatore, accusato di associazione mafiosa e' stato invece condannato a 19 anni di reclusione.

iaquinta giuseppe vincenzo grida fuori tribunale "Ridicoli, vergogna" hanno gridato padre e figlio uscendo poi dall'aula del Tribunale di Reggio Emilia. La sentenza per 148 imputati e' arrivata dopo due settimane di camera di consiglio 'blindata' da parte del collegio giudicante composto da Cristina Beretti, Francesco Maria Caruso e Andrea Rat.

 

 

 

 

 

 

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sequestro carabinieriBOLOGNA - I militari del comando provinciale carabinieri di Modena, in collaborazione con i carabinieri di Crotone, hanno eseguito un provvedimento di sequestro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della Dda di Bologna, nei confronti di Carmine Sarcone e dei suoi fratelli Nicolino, Gianluigi e Giuseppe Grande. Il 23 gennaio scorso Carmine Sarcone era stato arrestato a Cutro, essendo indagato per associazione di tipo mafioso in quanto ritenuto elemento di vertice dell'associazione 'ndranghetistica emiliana autonomamente attiva in Emilia collegata alla cosca Grande Aracri di Cutro ed attuale reggente del gruppo Sarcone. Le successive indagini, dirette dal procuratore distrettuale Giuseppe Amato e dai sostituti procuratori Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, hanno consentito di far emergere la capacita' del clan di realizzare una pervasiva infiltrazione nel tessuto economico nazionale ed estero attraverso la costituzione di societa' attive nei settori edile e immobiliare, alcune delle quali fittiziamente intestate a prestanome ma gestite dai Sarcone. Le societa' sono state sottoposte a sequestro insieme a conti correnti, un complesso immobiliare a Cutro e ad un'autovettura Audi A6. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 8 milioni di euro.

 

 

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aemilia aula processo panoramicaNon ci sono solo gli oltre 1.700 anni di carcere - di cui 324 comminati agli imputati del rito abbreviato - nelle richieste di pena espresse ieri dai pm della Dda di Bologna Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, a conclusione delle requisitorie contro i 149 imputati del maxi processo Aemilia contro la 'ndrangheta (ai 147 iniziali se ne sono aggiunti successivamente 2, ndr). In caso di condanna, infatti, gli esponenti del sodalizio criminale mafioso radicato in Emilia, emanazione della cosca Grande Aracri con base a Cutro, dovranno sborsare anche 745.000 euro di multe. La sanzione piu' pesante (29.000 euro) e' assegnata - emerge dagli atti dei pubblici ministeri - a Michele Bolognino, mentre altri imputati (tutti a giudizio con rito ordinario) se la sono "cavata" con sanzioni di 1.000 euro o poco piu'. Sulle richieste di condanna espresse, il segretario del Pd modenese Davide Fava commenta: "Cio' che i pm hanno messo nero su bianco e' che in questa regione, dove pure tanto si e' fatto per contrastare la presenza delle mafie, imprenditori, giornalisti, professionisti, notai, politici (pochi in verita') sono stati accusati di aver fatto affari con la cosca Grande Aracri di Cutro, non solo perche' costretti, ma soprattutto perche' convinti dalla loro forza economica, di cui avevano bisogno per fare impresa e garantirsi guadagni facili". Fava sottolinea inoltre che "se escludiamo il lavoro di Libera che ha portato in aula centinaia di ragazze e ragazzi delle scuole, diversi amministratori Pd che fino ai giorni scorsi hanno assistito ai dibattimenti, alcuni organi di informazione regionali e locali, e pochi altri volenterosi, uno dei piu' grandi processi italiani contro la mafia e in particolare contro la 'ndrangheta e' passato nei fatti sotto una grande coltre di indifferenza".

 

 

 

 

 

 

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vincenzo iaquintaRichieste di pena pesanti, quelle arrivate in serata a Reggio Emilia da parte dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, al termine della requisitoria del processo Aemilia, il piu' grande contro la 'ndrangheta mai celebrato al nord Italia. Tra i reati contestati, a vario titolo, associazione a delinquere di stampo mafioso, false fatturazioni, usura, estorsione e frode. Le richieste di pena piu' alte sono arrivate per Michele Bolognino (30 anni in ordinario e 18 in abbreviato), Gaetano Blasco (26 anni e 6 mesi in ordinario e 16 anni in abbreviato), Pasquale Brescia (14 in ordinario e 4 anni e 6 mesi in abbreviato). Una stangata, quella richiesta dai Pm, anche per Vincenzo e Giuseppe Iaquinta, padre e figlio, che avevano scelto di difendersi con il rito ordinario. Per l'ex bomber della Nazionale e della Juventus, campione del mondo nel 2006 (accusato di reati relativi alle armi, con l'aggravante mafiosa) sono stati chiesti 6 anni di reclusione; 19 per il padre Giuseppe, per affiliazione alla 'ndrangheta. Per alcuni dei 147 imputati sono state fatte, nel corso degli ultimi due anni, integrazioni d'accusa da parte della Procura, ritenendo che gli illeciti proseguissero anche dal carcere: in 24 hanno quindi chiesto di essere processati in rito abbreviato per quei capi di imputazione. I pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi non hanno avanzato richieste di assoluzione (a parte un capo di imputazione relativo al pentito Salvatore Muto e una prescrizione di reato). Condanne significative sono state chieste anche per gli imputati che nel corso dei mesi hanno scelto di collaborare: Antonio Valerio (10 anni in abbreviato e 15 anni e 10 mesi in ordinario) e Salvatore Muto (8 anni in abbreviato).

 

 

 

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paolo signifredi aemiliaBOLOGNA - Calci e pugni ad un collaboratore di giustizia mentre stava rientrando a casa, in una localita' protetta. Un agguato che ha portato al grave ferimento di Paolo Signifredi, 53 anni di Baganzola di Parma, commercialista ritenuto dagli investigatori vicino al boss di 'Ndrangheta Nicolino Grande Aracri. L'episodio, di cui danno notizia alcuni quotidiani e che viene confermato dal legale del pentito, Maria Teresa Pergolari, risale al 18 aprile, quando tre uomini lo hanno picchiato. Subito dopo sono scattate le minacce: "Quando ti riprendi rettifica tutte le dichiarazioni che hai fatto", avrebbero detto. Il pestaggio e' emerso ieri, durante l'udienza a Reggio Emilia del processo su una frode fiscale da 130 milioni di euro, che ha come imputato Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo. Il 53enne, in passato ex patron del Brescello calcio, testimone nel processo di 'Ndrangheta 'Aemilia' e gia' condannato nel procedimento gemello 'Pesci' a Brescia, comincio' a collaborare nell'agosto 2015. Proprio ieri il processo di Reggio Emilia sarebbe dovuto andare a sentenza, ma l'avvocato del pentito ha depositato un certificato medico che attesta le fratture di Signifredi, per le quali i medici hanno formulato una prognosi di 30 giorni. "Il mio assistito non ha riconosciuto i suoi aggressori - ha spiegato l'avvocato Pergolari, - ora ho chiesto che nella prossima udienza possa rendere dichiarazioni spontanee, questa volta in videoconferenza, per raccontare cio' che gli e' accaduto". Sull'identita' degli aggressori sono in corso accertamenti da parte della Procura della localita' protetta dove si trovava.

 

 

 

 

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