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Domenica, 13 Ottobre 2024

CRONACA NEWS

carabinieri sequestro bologna2REGGIO EMILIA - Nuova tranche dell'operazione 'Aemilia' [LEGGI ARTICOLO]. I carabinieri stanno eseguendo in Emilia-Romagna e Lombardia misure di custodia cautelare emesse su richiesta della Dda di Bologna nei confronti di nove persone, di cui tre esponenti della 'Ndrangheta emiliana attiva tra Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena e operante anche a Verona, Mantova e Cremona. E' in corso inoltre un sequestro di società, beni e attività commerciali nella disponibilità diretta della cosca, per oltre 330 milioni. Decine sono inoltre le perquisizioni in corso sul territorio nazionale, anche a carico di liberi professionisti. Tra gli arrestati, accusati di trasferimento fraudolento di valori e reimpiego in attività economiche di denaro, beni e altre utilità provento delle attività illecite della cosca, anche insospettabili prestanome. Al centro delle indagini, condotte dai carabinieri dei comandi provinciali di Modena e Parma, oltre che dal Ros di Roma, l'infiltrazione della 'Ndrangheta emiliana, articolazione della cosca 'Grande Aracri' di Cutro (Crotone), nel tessuto economico nazionale e locale, attraverso la costituzione di varie società di capitali.

 

Al centro della nuova indagine 9 società e vari prestanome.
La 'Ndrangheta emiliana, strutturalmente autonoma rispetto alla cosca cutrese di cui costituisce derivazione storica, aveva costituito società falsamente intestate a terzi, dove conferire ingenti somme di denaro e altre utilità derivanti dai reati fine del sodalizio, oltre a provviste illecite direttamente riconducibili al boss Nicolino Grande Aracri. E' questo lo sviluppo investigativo - in prosecuzione dell'inchiesta Aemilia che a gennaio aveva visto l'esecuzione di 117 arresti - che ha portato nella notte alla nuova operazione condotta in Emilia-Romagna, Lombardia, Calabria e Lazio da oltre 300 carabinieri dei comandi provinciali di Modena, Parma, Reggio Emilia e del Ros, supportati da elicotteri e unità cinofile. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bologna scaturisce dall'indagine coordinata dal procuratore capo Roberto Alfonso e dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi. La misura cautelare ha disposto anche il sequestro preventivo di nove società di capitali, alcune delle quali impegnate nella realizzazione di importanti contratti d'appalto all'estero, e di una discoteca. Gli investigatori ritengono che le condotte dei prestanome arrestati abbiano garantito alla cosca la continuità delle attività d'impresa anche dopo gli arresti eseguiti a gennaio.

 

Nuova misura cautelare anche per Nicolino Grande Aracri.
C'è anche Nicolino Grande Aracri, considerato il boss della 'ndrangheta attiva tra la Calabria e l'Emilia, tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Alberto Ziroldi nell'ambito della nuova tranche di Aemilia. Oltre che per Grande Aracri, già detenuto per altre vicende, il carcere è stato disposto anche per Alfonso Diletto e Michele Bolognino, accusati di essere tra i capi dell'organizzazione sgominata dall'ondata di arresti di gennaio, e per Giovanni Vecchi; i domiciliari per Domenico Bolognino, Jessica Diletto, Francesco Spagnolo, Patrizia Patricelli e Ibrahim Ahmed Abdelgawad. Sono indagati a vario titolo e in concorso tra loro di trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante di aver agito per agevolare l'attività dell'associazione mafiosa. Ad Alfonso Diletto, Vecchi e Patricelli è contestato pure l'impiego di denaro, beni o utilità di illecita provenienza, anche in questo caso aggravata.

 

 

 

 

 

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pagliani giuseppe internaNei confronti di Giuseppe Pagliani «non possono giudicarsi acquisiti gravi indizi di colpevolezza» in ordine al suo presunto concorso esterno in associazione mafiosa [LEGGI ARTICOLO]. Lo scrive il tribunale del Riesame di Bologna nell'ordinanza con cui motiva l'annullamento della custodia cautelare in carcere per il consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, arrestato il 28 gennaio nell'ambito dell'operazione "Aemilia" contro la 'ndrangheta [LEGGI ARTICOLO]. Pagliani, difeso dagli avvocati Alessandro Sivelli e Romano Corsi, è stato scarcerato il 19 febbraio. I giudici dicono che le sue condotte «non integrano né l'elemento oggettivo, né quello soggettivo della fattispecie delittuosa contestata» e, in un altro passaggio, che «non Integrano un contributo dotato di una effettiva rilevanza causale nella conservazione o nel rafforzamento delle capacità operative dell'associazione». Per l'accusa Pagliani, all'epoca capogruppo Pdl in consiglio provinciale, promise sostegno alle rivendicazioni di chi lamentava 'persecuzioni' ad opera del prefetto di Reggio Emilia. Ma, secondo il tribunale, nell'incontro del 2 marzo 2012 «molto probabilmente ha promesso il proprio intervento in qualità di esponente politico per risolvere la grave difficoltà causata da predetti provvedimenti e comunicatagli dagli altri partecipanti. Tuttavia, successivamente non ha adottato alcuna iniziativa concreta causalmente idonea a determinare un diverso divisamento da parte del Prefetto». Per i giudici «l'unica sicura e diretta estrinsecazione dell'incontro del 2 marzo è stata la cena del 21 marzo successivo», al ristorante Antichi sapori, ma anche questa non avrebbe avuto rilevanza causale «nella conservazione del sodalizio e nel momento di crisi determinato dalle interdittive antimafia». Il Riesame sottolinea poi come da maggio 2012 «non risultano esservi stati contatti diretti tra l'indagato e i membri del sodalizio e pertanto non vi è prova che il primo abbia improntato le sue reazioni agli interessi dei secondi e della consorteria». In merito agli attacchi che Pagliani portò poi all'ex presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini e alle 'cooperative rosse', il tribunale evidenzia come da sempre siano stati «uno dei dati caratterizzanti l'azione politica» e che pertanto gli interventi dell'autunno 2012 «ben potrebbero essere stati un'ulteriore estrinsecazione di tale linea politica e non aver avuto lo scopo di agevolare e di consolidare l'associazione». In una nota diffusa dalla difesa del politico si dice che «il Tribunale della Libertà non ha liberato l'avvocato Giuseppe Pagliani in ragione della sola inesistenza delle esigenze cautelari, ma si è spinto oltre ed ha, in modo pieno, integralmente demolito l'impianto accusatorio» nei suoi confronti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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giuseppe iaquinta internaIstanza di revoca della misure cautelare per Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore della Nazionale, arrestato nell'operazione contro la 'Ndrangheta della Dda di Bologna 'Aemilia'. «Un provvedimento assolutamente non motivato, contro cui presenterò ricorso già lunedì», spiega l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Iaquinta, dopo che è arrivata la motivazione della decisione del tribunale del Riesame di Bologna. L'indagato resta in cella per un'operazione di scambio di denaro: 1,4 milioni di euro per 800mila dollari che sarebbero stati messi a disposizione da Iaquinta. È la consulente finanziaria Roberta Tattini, intercettata in una conversazione con il marito, a tirare in ballo Giuseppe Iaquinta. «La Tattini, nell'interrogatorio, ha poi ritrattato la versione, escludendo il coinvolgimento di Iaquinta - continua il difensore -. Ma per il giudice la conversazione intercettata è più veritiera della dichiarazione resa ai magistrati». Poi Taormina aggiunge: «Il mio cliente sta subendo un'ingiusta detenzione». Per questo il legale ha presentato anche un'istanza di revoca della misure cautelare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Dda di Bologna è subentrata nel sequestro preventivo di beni (secondo la legge antimafia) eseguito nei confronti dell'imprenditore Palmo Vertinelli, 53 anni, originario di Cutro (Crotone) e residente nel Reggiano.

Era stato colpito dal provvedimento richiesto dalla procura di Reggio Emilia una settimana prima che scattassero i 117 arresti dell'operazione Aemilia, il 28 gennaio. Gli erano stati bloccati beni per 10 milioni di euro. Accusato di associazione mafiosa in quanto ritenuto la 'cassaforte' del clan Grande Aracri, è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere e si è costituito sabato scorso, dopo essere stato latitante. Al provvedimento di sequestro reggiano - giustificato dalla pericolosità sociale del soggetto - si è affiancato ora un analogo provvedimento della procura distrettuale per pericolosità, dovuta all'accusa di far parte dell'associazione mafiosa. I due provvedimenti saranno riuniti e portati avanti davanti al tribunale di Reggio Emilia dalla procura antimafia. Intanto ieri è stata depositata la decisione del tribunale del Riesame che ha confermato la custodia cautelare in carcere per Nicolino Grande Aracri, che nell'inchiesta Aemilia non risponde di associazione mafiosa. Per il presunto boss, che era stato raggiunto dall'ordinanza nel carcere di Opera dove si trovava per altre vicende, i giudici hanno escluso la gravità indiziaria di alcuni episodi, ma la custodia cautelare è stata confermata per altri. Grande Aracri è difeso dall'avvocato Alessandro Sivelli.

 

 

 

 

 

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«Il viaggio della legalità della Cgil - è scritto in una nota -, nei giorni scorsi, ha fatto tappa anche a Crotone . L'iniziativa - spiega Cgil - è in continuità con il nostro impegno quotidiano nell'affermare i temi della legalità , ma soprattutto nel sostenere che non ci potrà mai essere lavoro buono, se non debelliamo questo maledetto fenomeno della criminalità organizzata. Abbiamo voluto tenere nella mattinata del 21 gennaio scorso una riflessione con gli studenti di un liceo della nostra città, convinti che se non partiamo dai giovani è difficile raggiungere l'obiettivo di un reale cambio di mentalità. La Cgil di Crotone - prosegue il comunicato - con diverse iniziative in questi anni ha voluto portare al centro del dibattito politico i temi della legalità, insieme ad altre associazioni ad iniziare da Libera. Non ce dubbio, però, che le ultime vicende (operazione Aemilia) che hanno interessato la nostra provincia e diverse altri territori della ricca Emilia Romagna, impongono al sindacato, ma anche alle forze politiche e alle istituzioni una riflessione e una maggiore presa di coscienza, rispetto al fatto che molto probabilmente è necessario riprendere ad affrontare i temi della legalità e del contrasto alla ndrangheta con più determinazione. E' necessario - afferma Cgil - un cambio di passo da parte del governo, che deve con più incisività affrontare i nodi cruciali della lotta alla criminalità economica e investire in uomini e risorse nel settore della sicurezza e giustizia, in particolare nel meridione. La lotta alla corruzione - sottolinea il sindacato - è prioritaria per far ripartire l'economia di tutto il nostro Paese e ridare competitività alle nostre imprese, che spesso a causa della corruzione non fanno innovazione e non investono per accrescere il proprio know how. La Cgil pensa che i temi della legalità debbano diventare la nostra quotidianità, soprattutto da chi è stato legittimato a rappresentare le istituzioni democratiche del nostro territorio. Un'azione - conclude - di contrasto, quindi, e allo stesso tempo la difesa delle tante, la stragrande maggioranza delle persone per bene, oneste, lavoratori, che nel rispetto delle regole ogni giorno si battono per il riscatto morale e civile della nostra terra».

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Il primo cittadino ha inoltre stigmatizzato la richiesta di dimissioni formulate dal M5S a carico del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio.

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