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Venerdì, 13 Settembre 2024

CRONACA NEWS

La Guardia di Finanza di Crotone ha dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Tribunale di Crotone su richiesta della Procura della Repubblica, sottoponendo agli arresti domiciliari un imprenditore di Petilia Policastro (KR), di 64 anni.

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Erano subentrati nella gestione di un casa di riposo sull'Appennino bolognese, Alto Reno Terme, svuotando della liquidità la vecchia società, in dissesto, portandola al fallimento e creando una nuova cooperativa, utilizzando per questo alcuni prestanome.

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Serie A nona giornata│Un gol subìto allo scadere del primo tempo condanna il Crotone alla settima sconfitta. Al 45', mischione nell'area del Crotone, Sansone di testa, miracolo di Cordaz e tap-in vincente di Soriano.

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Grazia Bergamini che vive a Bologna ha pubblicato, sulle pagine di Facebook, a caratteri enormi, il seguente post: “Io insulti da un terrone di merda ignorante non ne accetto. Siete la feccia e la merda dell’Italia. Senza di Voi il Nord sarebbe paragonabile alla Germania mentre abbiamo la zavorra alle spalle. Attenti perché stavolta per il Covid al Sud non avete gli ospedali. Spero in una strage”.

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La Dia di Bologna, con provvedimento emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale bolognese, ha sequestrato, su proposta del procuratore capo Giuseppe Amato e del pm della Dda, Beatrice Ronchi, beni mobili e immobili, per un valore di oltre 10 milioni di euro, al 55enne Francesco Falbo.

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dia bologna sequestroBOLOGNA - Una maxi truffa della 'Ndrangheta ai danni dello Stato è stata scoperta dalla Dia di Bologna nell'ambito di un'attività nata come sviluppo investigativo dell'indagine 'Aemilia'. Coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dal sostituto Beatrice Ronchi, la Dia ha eseguito perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 2 milioni e 300 mila euro in Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Campania e Calabria. I sequestri, in particolare, sono avvenuti nelle province di Reggio Emilia e Crotone.
L’affare truffaldino sarebbe stato ideato da un avvocato napoletano e poi messo in atto in concorso con esponenti della cosca «Grande Aracri» di Cutro (Kr) che avrebbe individuato un’impresa con caratteristiche idonee alla frode in ragione dell’ingente rimborso da ottenere. La truffa, denominata 'Affare Oppido', è stata orchestrata ai danni del ministero dell'Economia e finanze: con una sentenza falsificata che attestava un inesistente diritto risarcitorio, il dicastero è stato indotto ad accreditare a luglio 2010 una somma di oltre due milioni di euro a una società riconducibile a una famiglia di imprenditori edili calabresi da anni trapiantati nel Reggiano e considerati contigui al sodalizio 'ndranghetistico emiliano. Immobili e quote societarie sono stati occultati anche in Costa d'Avorio e Inghilterra.

 

 

 

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