Nuovo colpo alla 'ndrangheta in Emilia Romagna: la Polizia sta eseguendo una serie di misure cautelari nei confronti di presunti appartenenti alle cosche che da tempo operano nella regione e storicamente legate ai Grande Aracri di Cutro. Sono anche in corso un centinaio di perquisizione in tutta Italia nei confronti di soggetti che, pur non essendo destinatari della misura cautelare, sono comunque risultati collegati alla cosca. Le indagini nei confronti dei presunti appartenenti alle famiglie di 'ndrangheta sono state coordinate dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia e condotte dalla Squadra mobile di Bologna in collaborazione con quelle di Parma, Reggio Emilia e Piacenza. Gli arrestati sono accusati di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Per eseguire le misure cautelari sono impegnati oltre 300 agenti.
GLI ARRESTATI Sono 16 le persone finite in manette di cui 13 con provvedimento in carcere e 3 ai domiciliari. L'indagine della Dda risalirebbe già al 2015 e in essa sono diversi gli episodi menzionati, che ripercorrono la scalata delle ‘ndrine cutresi da Brescello con propaggini fino a Parma e Piacenza. E così finiscono tra i fermati Francesco Grande Aracri, fratello più anziano del boss cutrese Nicolino. Al momento in cui la Squadra mobile di Reggio Emilia ha eseguito l'arresto, Francesco Grande Aracri si trovava nella casa già confiscata nel quartiere ormai da tutti conosciuto con il nome di Cutrello, proprio per la concentrazione in esso di residenti originari del centro calabrese. Assieme a Francesco le manette sono scattate anche per i figli Salvatore e Paolo Grande Aracri, anche loro residenti in via Pirandello. Tra gli arrestati anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, funzionario dell'Agenza delle Dogane, accusato di aver favorito una truffa a beneficio dell’organizzazione criminale per ottenere fondi dall’Unione europea.
Nuovi collegamenti da e per gli aeroporti calabresi. E' quanto prevede un accordo tra la Sacal e la compagnia aerea low cost Ryanair finalizzato al potenziamento dell'impegno della compagnia nei tre scali di Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria. L'intesa e' stata presentata in una conferenza stampa dal presidente della Sacal, la societa' di gestione degli aeroporti calabresi, Arturo De Felice, e da David O'Brien, chief commercial officer di Ryanair. In particolare, l'accordo, che ha la durata di tre anni, presuppone la sostanziale conferma dell'attivita' di Ryanair sullo scalo di Lamezia Terme, la garanzia della continuita' di voli in quello di Crotone e l'arrivo della compagnia irlandese, per la prima volta, nello scalo di Reggio Calabria. Nel dettaglio, le novita' illustrate da De Felice e O'Brien, previste a partire dall'estate 2019, sono una rotta Lamezia Terme-Malta, che si aggiunge alle 10 gia' presenti nell'aeroporto lametino, due rotte a Crotone con destinazione Bologna e Norimberga, in aggiunta a quella attuale prevista per Bergamo, e una rotta nazionale e una internazionale da Reggio Calabria, che saranno definite una volta ultimati alcuni lavori tecnici allo scalo dello Stretto. Nel complesso, l'obiettivo indicato da Ryanair e' quello di raggiungere, nello scalo di Lamezia Terme, 1,2 milioni di clienti con un risparmio di 204 milioni di euro per i viaggiatori grazie alle tariffe basse praticate dalla compagnia, e 170mila clienti nell'aeroporto di Crotone. Prevista anche una ricaduta occupazionale di oltre mille posti di lavoro, 900 dei quali individuati per l'aeroporto lametino. In conferenza stampa, De Felice ha sottolineato "i grandi sforzi portati avanti da Sacal, che si e' trovata a gestire un situazione di emergenza a causa delle difficolta' ereditate dalle precedenti fallimentari gestioni di Crotone e Reggio Calabria: continueremo a lavorare per evitare i disastri e gli errori del passato, faremo le cose come sempre riservatamente e i risultati arriveranno come sono arrivati con l'aumento del traffico. Questo accordo con la piu' grande compagnia aerea europea - ha aggiunto il presidente della Sacal - e' un successo senza precedenti, una svolta epocale per il sistema aeroportuale regionale perche' Ryanair colleghera' tutti gli scali calabresi". O'Brien ha ringraziato il management della Sacal "per la fiducia accordataci in questa fase particolarmente difficile per l'aviazione europea, caratterizzata anche da fallimenti di storiche compagnie".
Quattro voli Alitalia dall'aeroporto di Reggio Calabria, tre dei quali per Roma e uno per Milano, e ulteriori investimenti per lo scalo di Crotone. Sono queste le novita' illustrate oggi dal presidente della Regione, Mario Oliverio, da Arturo De Felice, presidente della Sacal, la societa' di gestione degli aeroporti calabresi, e dai sindaci di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomata', e di Crotone, Ugo Pugliese. "Oggi - ha spiegato il governatore Mario Oliverio - mettiamo un altro tassello nel nostro progetto di rilancio degli aeroporti calabresi. Non abbiamo mai rinunciato a Reggio Calabria e a Crotone malgrado le rappresentazioni negative fatte i questi ultimi mesi, e adesso lo dimostriamo con una strategia puntuale e concreta". De Felice e' entrato nel dettaglio delle novita' in arrivo. "Per Crotone abbiamo studiato qualcosa di molto importante con i sindaci: l'aeroporto crotonese aveva come destino l'interruzione del traffico per sperare poi in una ripresa ad aprile 2018, ma, grazie a incontri incessanti, abbiamo mantenuto con Ryanair la continuita' del volo su Bergamo per 4 giorni a settimana e stiamo per definire altri due collegamenti per potenziare il periodo invernale, con Bologna e con una meta internazionale. Abbiamo comunque la certezza - ha sostenuto ancora De Felice - che dall'1 aprile Ryanair investira' nuovamente su Crotone. Reggio Calabria, che ha vissuto momenti drammatici, ha avuto - ha spiegato il presidente della Sacal - un riconoscimento senza precedenti perche', dopo un anno di incontri riservati con la compagnia di bandiera, vedra' ripristinati, tra l'altro, tre voli giornalieri per Roma e quindi la possibilita' di collegarsi con il mondo. Non vogliamo rinunciare ad altre compagnie e nei prossimi giorni concluderemo altri rapporti. Inoltre abbiamo chiesto e chiederemo ancora a Ryanair, che ha gia' espresso la sua disponibilita', di investire in tutta la Calabria, quindi anche sullo scalo di Reggio, in modo da recuperare anche i passeggeri messinesi". Il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, ha sottolineato: "Ci sono stati anche momenti di tensione sia con il presidente Oliverio sia con il presidente De Felice, ma ci ha sempre accomunato l'obiettivo di mantenere aperto l'aeroporto di Crotone, e si e' rivelata una buona scelta perche' adesso si vedono ricadute positive sull'intero territorio della provincia, grazie anche al contributo di tanti altri Comuni del Crotone. Ora siamo impegnati all'ulteriore implementazione di altre tratte oltre quelle di Ryanair". In conclusione, De Felice ha fatto anche il punto della situazione con riferimento alla gestione dei tre aeroporti calabresi, Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria: "La Sacal ha ereditato situazione molto pesante per quanto concerne la governance, considerando il fallimento delle pregresse societa' di Reggio e Crotone. Abbiamo lavorato con non poche difficolta' arrivando tuttavia a risultati concreti, e adesso - ha concluso il presidente della Sacal - puntiamo alla continuita' di gestione".
"Siamo partiti dalle macerie e stiamo costruendo un percorso importante" nella gestione degli aeroporti in Calabria. Lo ha affermato il presidente della Regione, Mario Oliverio, parlando con i giornalisti a margine di una conferenza stampa per presentare alcune novita' per gli scali di Reggio Calabria e di Crotone. "Abbiamo rilanciato gli aeroporti calabresi, non senza difficolta' e ostacoli e - ha aggiunto Oliverio - nonostante atteggiamenti di incredulita' di molti. Siamo riusciti a dare vita alla societa' unica di gestione, la Sacal, e stiamo ottenendo risultati importanti nel rafforzamento dei collegamenti con il resto d'Italia e del mondo, se si pensa che da un numero di collegamenti che nel 2014 si contavano sulle dita di una mano oggi siamo a oltre 30 collegamenti con scali nazionali e internazionali. E questo - ha rilevato il presidente della Regione - si sta riverberando anche in un aumento degli arrivi, aumento notevole e progressivo, e in un aumento delle presenze turistiche, anche internazionali. Questi sono dati, non considerazioni soggettive". Secondo Oliverio "oggi abbiamo una condizione di sistema, di sistema aeroportuale calabrese, ed e' un fatto importante perche' non dobbiamo dimenticare che due societa' di gestione, quella di Reggio e quella di Crotone, sono state dichiarate fallite dai tribunali. Ma, nonostante le difficolta', non abbiamo rinunciato a investire su questi due aeroporti e oggi abbiamo creato le condizioni per un loro rilancio. Domani - ha evidenziato il governatore - ci sara' un'altra novita' importante, l'approvazione da parte dell'assemblea dei soci del bilancio di Sacal: una novita' perche' sara' un bilancio in attivo e non e' cosa da poco. Siamo partiti dalle macerie e stiamo costruendo un percorso importante". Oliverio ha poi criticato "quanti remano contro, quanti alimentano localismi, quanti agitano i problemi senza impegnarsi a risolverli. C'e' un genio guastatori sempre all'opera". Il governatore ha infine affrontato il tema delle tariffe: "Il fatto che si allarghi a compagnie diverse e' il vero fattore di contenimento delle tariffe, invece quando c'e' il monopolio altrimenti registriamo tariffe inaccettabili, in particolare da parte di Alitalia, lo devo dire con chiarezza. Ma - ha concluso Oliverio - questo e', chiaramente, il gioco del mercato".
BOLOGNA - I militari del comando provinciale carabinieri di Modena, in collaborazione con i carabinieri di Crotone, hanno eseguito un provvedimento di sequestro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della Dda di Bologna, nei confronti di Carmine Sarcone e dei suoi fratelli Nicolino, Gianluigi e Giuseppe Grande. Il 23 gennaio scorso Carmine Sarcone era stato arrestato a Cutro, essendo indagato per associazione di tipo mafioso in quanto ritenuto elemento di vertice dell'associazione 'ndranghetistica emiliana autonomamente attiva in Emilia collegata alla cosca Grande Aracri di Cutro ed attuale reggente del gruppo Sarcone. Le successive indagini, dirette dal procuratore distrettuale Giuseppe Amato e dai sostituti procuratori Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, hanno consentito di far emergere la capacita' del clan di realizzare una pervasiva infiltrazione nel tessuto economico nazionale ed estero attraverso la costituzione di societa' attive nei settori edile e immobiliare, alcune delle quali fittiziamente intestate a prestanome ma gestite dai Sarcone. Le societa' sono state sottoposte a sequestro insieme a conti correnti, un complesso immobiliare a Cutro e ad un'autovettura Audi A6. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 8 milioni di euro.
BOLOGNA - Calci e pugni ad un collaboratore di giustizia mentre stava rientrando a casa, in una localita' protetta. Un agguato che ha portato al grave ferimento di Paolo Signifredi, 53 anni di Baganzola di Parma, commercialista ritenuto dagli investigatori vicino al boss di 'Ndrangheta Nicolino Grande Aracri. L'episodio, di cui danno notizia alcuni quotidiani e che viene confermato dal legale del pentito, Maria Teresa Pergolari, risale al 18 aprile, quando tre uomini lo hanno picchiato. Subito dopo sono scattate le minacce: "Quando ti riprendi rettifica tutte le dichiarazioni che hai fatto", avrebbero detto. Il pestaggio e' emerso ieri, durante l'udienza a Reggio Emilia del processo su una frode fiscale da 130 milioni di euro, che ha come imputato Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo. Il 53enne, in passato ex patron del Brescello calcio, testimone nel processo di 'Ndrangheta 'Aemilia' e gia' condannato nel procedimento gemello 'Pesci' a Brescia, comincio' a collaborare nell'agosto 2015. Proprio ieri il processo di Reggio Emilia sarebbe dovuto andare a sentenza, ma l'avvocato del pentito ha depositato un certificato medico che attesta le fratture di Signifredi, per le quali i medici hanno formulato una prognosi di 30 giorni. "Il mio assistito non ha riconosciuto i suoi aggressori - ha spiegato l'avvocato Pergolari, - ora ho chiesto che nella prossima udienza possa rendere dichiarazioni spontanee, questa volta in videoconferenza, per raccontare cio' che gli e' accaduto". Sull'identita' degli aggressori sono in corso accertamenti da parte della Procura della localita' protetta dove si trovava.
Una holding criminale, una multinazionale del delitto. Così i giudici della Corte di Appello di Bologna definiscono l'associazione 'ndranghetistica al centro del processo 'Aemilia' nelle 1.400 pagine della sentenza in abbreviato, che aveva confermato in gran parte la decisione di primo grado per 60 imputati, con condanne fino a 15 anni. "Il progressivo innalzamento di livello dell'associazione - si legge - si rendeva ancora piu' evidente con il sempre piu' ampio e professionale inserimento dei sodali nel mondo degli affari sino a condurre alla formazione di una vera e propria holding criminale di rilievo internazionale". In cui "lo spietato e brutale sistema di approccio degli anni '90" cede il posto ad uno "piu' sottile", con metodi 'mascherati' sotto l'apparenza di un'attivita' imprenditoriale attiva in vari settori e "a tutto campo" nel mondo dell'edilizia, dei trasporti, dei rifiuti e movimento terra, dei quali il sodalizio calabro-emiliano assumeva in breve tempo il sostanziale monopolio". Secondo la sentenza la 'Ndrangheta emiliana e' una criminalita' organizzata che, nel corso degli anni, "pur manifestando costantemente la propria presenza in Emilia con numerosissimi episodi intimidatori e fatti di sangue, mostrava la propria potenza organizzativa con una peculiare capacita' reattiva e sapeva al contempo operare sempre piu' a 360 gradi, con una sorprendente abilita' mimetica per meglio infiltrarsi nel tessuto economico imprenditoriale sano della regione". Il gruppo capeggiato da Nicolino Sarcone, condannato a 15 anni, pur mantenendo un legame con la 'casa madre' calabrese, e in particolare con il boss Nicolino Grande Aracri, aveva "piena autonomia decisionale sugli affari da concludere". Grande Aracri era infatti sempre informato degli affari trattati al nord o anche all'estero, oltre che uno dei principali se non l'unico finanziatore del business e a lui andava una percentuale dei profitti. Non era tuttavia da lui, osservano i giudici "che dipendeva l'ideazione o la decisione di quali imprese assoggettare in Emilia ne' di quali occasioni economiche sfruttare o creare".
L'ex consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia Giuseppe Pagliani, condannato a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa, "costituiva un tassello essenziale per l'esecuzione del programma criminale del sodalizio operante in Emilia cui forniva effettivamente e concretamente una cooperazione ben precisa, efficace e consapevole". Lo scrivono sempre i giudici della Corte di appello di Bologna, nella parte della sentenza in cui motivano la decisione di riformare l'assoluzione in primo grado del politico. Secondo i giudici, Pagliani "non solo conosceva parte significativa dei sodali, la caratura e caratteristica criminale dei medesimi e l'ideazione da parte degli stessi di un progetto di attacco politico-mediatico alle massime autorita' locali", ma "aveva dato il proprio assenso al programma" che prevedeva "di ribellarsi" contro le interdittive emanate nei loro confronti dal prefetto, "contribuendo efficacemente per la propria parte a sdoganare pubblicamente la tesi del gruppo". Nell'analizzare la posizione di Pagliani i giudici ricordano il contesto in cui si collocano gli incontri che nel 2012 il politico ebbe con esponenti della cosca emiliana. Dopo le interdittive del prefetto di Reggio Emilia che avevano colpito alcuni di loro, infatti, era in atto una sorta di 'controffensiva' da parte del gruppo, che dimostrava una sempre maggiore insofferenza. Una situazione che non poteva sfuggire, secondo la sentenza, "a un avvocato, per di piu' esperto di questioni civilistiche, di gestione della cosa pubblica e di gestione dell'emergenza mafiosa in Emilia quale era Pagliani, che di contro in piu' momenti e ambiti riproponeva la tesi (ideata dai vertici della cosca) di persecuzione ai danni della comunita' calabrese locale dolosamente ordita dalle massima Autorita' locali)". E se poteva anche trattarsi di una strategia politica, "e' parimenti vero che le modalita' e le tempistiche attraverso cui Pagliani decideva di esporsi pubblicamente sostenendo la falsa tesi" risultano "univocamente sintomatiche in senso accusatorio" Per la Corte, dunque, le condotte del politico furono "concretamente idonee e deliberatamente orientate a fornire supporto, visibilita' e cassa di risonanza al progetto di attacco alle istituzioni e agli organi di informazione ideato dal gruppo criminoso per insinuarsi con maggior potenza, visibilita' e parvenza di legittimazione anche politica all'interno del tessuto sociale della regione".