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Venerdì, 13 Settembre 2024

CRONACA NEWS

pino giglioBOLOGNA - La 'Ndrangheta tentò un patto con la politica a Reggio Emilia. L'ipotesi della Dda di Bologna che ha individuato nel consigliere comunale di Fi Giuseppe Pagliani, coinvolto nell'inchiesta 'Aemilia', un referente dei calabresi, trova riscontri nelle parole di Giuseppe Giglio (foto), imprenditore imputato e collaboratore di giustizia da poco più di un mese. Giglio, ritenuto uno degli organizzatori dell'associazione 'ndranghetistica emiliana, in uno dei primi colloqui da pentito racconta delle riunioni del 2012, di cui fu informato da Alfonso Diletto, per i Pm uno dei capi. Diletto gli disse: «Guarda - ricosruisce Giglio, in un verbale a disposizione delle parti che l'Ansa ha potuto visionare - non è solo per l'interdittiva che ci hanno dato, ma abbiamo la possibilità perché abbiamo fatto un patto con il politico Pagliani che ci darà del lavoro. In cambio noi gli dobbiamo trovare dei voti e finanziamenti. Questo - spiega Giglio - era tutto, l'accordo e il patto politico, diciamo, che c'è stato».

 

 

 

 

 

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pino giglioBOLOGNA - Stando a indiscrezioni i primi verbali depositati spaziano dalla politica all'imprenditoria: Giuseppe Giglio si e' pentito [LEGGI ARTICOLO]. Il 'ministro delle Infrastrutture' dei clan di Cutro tra la Calabria e l'Emilia Romagna ha iniziato a parlare con i magistrati, impegnandosi a dire tutto quanto è a sua conoscenza sul mondo criminale, relazionale e imprenditoriale del clan Grande Aracri. A processo nel procedimento Aemilia per oltre dieci capi di imputazione, Giglio per i magistrati ha gestito almeno una dozzina di societa' e imprese, conosce a menadito il mondo degli appalti pubblici e privati, sa come per anni siano state spartite commesse e forniture. E lo sta raccontando ai magistrati. Stando a indiscrezioni i primi verbali depositati spaziano dalla politica all'imprenditoria, dagli appalti agli affari. E adesso in tanti iniziano a tremare. Giglio, nel frattempo, sarebbe stato trasferito in un carcere sconosciuto (prima era rinchiuso al 41 bis) e intorno alla sua abitazione di Montecchio, negli ultimi giorni, pare si siano intensificate delle verifiche da prte dei carabinieri a tutela di suoi famigliari.

 

Lo chiamavano anche "il bancomat"...

Quale fosse il peso e il ruolo del "ministro delli Infrastrutture" lo si può ricostruire nell’ordinanza firmata dal gip. «La sua figura - è scritto - apre la galleria degli imprenditori la cui parabola personale e professionale segna il passaggio da una condizione originaria di assoggettamento ad una consapevole e volontaria coniteressenza ai fini di espansione economica dei clan di riferimento. L'impiego del plurale non è casuale, dal momento che la figura di Giglio, come si avrà puntualmente modo di notare, si caratterizza altresì per la particolare accortezza della sua azione, attenta a non compromettere il delicato equilibrio tra interesse personale (in ogni caso è anche un self made man) e quelli dei clan per i quali e con i quali opera stabilmente». Di Giuseppe Giglio avevano inoltre ampiamente parlato anche altri collaboratori di giustizia un tempo elementi di spicco della 'ndrangheta crotonese: da Luigi Bonaventura a Pino Vrenna, da Angelo Cortese a Vincenzo Marino. Proprio quest'ultimo ha riferito di come Giglio sarebbe stato abile nel tempo a reinvestire i soldi dei clan Grande Aracri di Cutro e Arena di Isola Capo Rizzuto, facendoli moltiplicare. «Era partito da Capocolonna con una Fiat Uno - avrebbe raccontato il pentito ai magistrati - e se n'è tornato da Reggio Emilia con una Ferrari». Stando alle dichiarazioni del pentito Giglio era considerato dalle cosche "il bancomat", proprio per la sua capacità di garantire liquidi agli esponenti delle varie famiglie. Lo scorso 15 gennario, in esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Bologna su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia avevano apposto i gilli all'omonimo agriturismo di Pino Giglio situato in località Capocolonna [LEGGI ARTICOLO].

 

 

 

 

 

un decreto di sequestro preventivo, emessi dal gip del tribunale di bologna su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia - See more at: http://www.laprovinciakr.it/cronaca/sigilli-all-agriturismo-giglio-e-ad-altre-societa-prosegue-l-attivita-investigativa-dell-indagine-aemilia#sthash.huQ8tRfP.dpuf

 

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BOLOGNA - Giuseppe 'Pino' Giglio, di 48 anni, uno dei principali imputati del processo di 'Ndrangheta 'Aemilia', ritenuto dalla Dda di Bologna un 'organizzatore' dell'attività di associazione, potrebbe decidere di mettersi a disposizione degli inquirenti per collaborare. Nei confronti dell'imprenditore, che risiede a Montecchio Emilia e che da oltre un anno è al 41 bis, è stato attivato un dispositivo di protezione di alto livello. A darne notizia sono le pagine bolognesi di Repubblica e la Gazzetta di Reggio. Nella requisitoria del processo in rito abbreviato in corso i Pm Beatrice Ronchi e Marco Mescolini hanno chiesto per Giglio 20 anni, contestandogli 30 capi di imputazione. Secondo quanto si apprende i suoi familiari non avrebbero intenzione di accettare il programma di protezione. "La Procura non ha niente da dire", ha risposto il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa, interpellato sulla notizia.

 

La difesa rinuncia.

I difensori di Giuseppe Giglio, l'imputato del processo Aemilia che avrebbe deciso di collaborare con gli inquirenti, hanno formalizzato la rinuncia al mandato. "Non ci sono più le condizioni perché io lo possa assistere", ha detto l'avvocato Fausto Bruzzese, che lo difendeva insieme al collega Filippo Giunchedi. "Ho anche altre posizioni in questo processo e si creerebbe una situazione di incompatibilità", ha spiegato il legale. La requisitoria della difesa era programmata nelle prossime udienze del rito abbreviato. Già domani Giglio dovrebbe essere rappresentato in aula da un avvocato di ufficio.

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BOLOGNA - «La Procura non conferma la pubblicazione incontrollata di notizie su questa vicenda». Il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, portavoce della Procura, risponde così ad una domanda su quanto scritto da alcuni quotidiani locali emiliani, che riferiscono di 8 indagati in un nuovo filone dell'inchiesta di 'Ndrangheta 'Aemilia'. Si tratta del filone che ha portato nei giorni scorsi all'audizione negli uffici della Dda, come persona informata sui fatti, del prefetto di Modena Michele di Bari. Al centro di quest'indagine ci sarebbe il meccanismo della white list: le certificazioni antimafia alle imprese ammesse per operare nella ricostruzione dopo il terremoto del 2012. Tra queste c'è anche la Bianchini Costruzioni, prima esclusa e poi reinserita nell'elenco della Prefettura. Secondo la stampa locale, tra i sospettati ci sarebbero imprenditori, ma anche funzionari della stessa Prefettura.

 

 

 

 

 

 

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BOLOGNA - Derubato del portafogli davanti a un locale del centro di Bologna, uno studente ventenne di Crotone ha inseguito e bloccato il ladro, un marocchino di 22 anni, che poco dopo è stato arrestato dalla polizia per rapina impropria. È successo verso le due della scorsa notte in via Marsala, nei pressi di una pizzeria da asporto dove la vittima era con alcuni amici. Uscito un momento dal locale, il ragazzo è stato avvicinato da due nordafricani che, al grido 'amico amico', lo hanno abbracciato e invitato a improvvisare una breve danza in mezzo alla strada. Il giovane è stato al gioco, per poi accorgersi di essere stato derubato del portafogli che conteneva circa 40 euro. Ha avvisato la polizia poi, insieme a un amico, si è messo a cercare i due ladri e li ha rintracciati poco lontano. Il 22enne marocchino, che avrebbe materialmente fatto il furto, è stato arrestato, il complice che era con lui, un connazionale di 21 anni, denunciato a piede libero. Denaro e portafogli sono stati recuperati.

 

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BOLOGNA - I Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, al termine della loro requisitoria, hanno ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati dell'udienza preliminare di 'Aemilia', che hanno scelto di farsi processare con il rito ordinario. Sono circa 160 sui 236 iniziali, ma il numero potrebbe diminuire perché anche in mattinata, nell'aula speciale della Fiera di Bologna dove si tiene il maxi-processo di 'Ndrangheta, si sono aggiunte richieste di abbreviato e patteggiamenti.

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