ROCCABERNARDA – Arrestato per porto abusivo di armi e detenzione abusiva di munizioni. Con queste contestazioni di reato i carabinieri dell’Aliquota Operativa di Petilia Policastro hanno arrestato M.A. 34enne del luogo. L’uomo è stato trovato in possesso di una pistola Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa ed un caricatore contenente sette cartucce dello stesso calibro. Armi e munizionamento sono stati posti sotto sequestro. L’arrestato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Crotone.
I carabinieri di Roccabernarda sono intervenuti nel Palazzo Comunale, dove ignoti, nel corso della notte scorsa, sono entrato dopo aver forzato una porta antipanico della sala consiliare, apparentemente senza asportare nulla. Sono in corso indagini dei militari, coadiuvati dalla squadra rilievi tecnici del nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri di Crotone.
Furto in una scuola per l'infanzia a Ciro' Marina, rubato televisore. Anche in questo caso, dopo aver forzato una porta di sicurezza, ignoti si sono introdotti all'interno del locale adibito alle attivita' ludiche della scuola dell'infanzia "Rajani", rubando un televisore. Sono in corso indagini da parte dei Carabinieri della locale stazione.
Da 'ndrina a 'locale' a colpi di omicidi, danneggiamenti, estorsioni, infiltrazioni nella pubblica amministrazione, e persino uccisioni di animali. E' questa l'evoluzione della cosca riconducibile alla famiglia Bagnato di Roccabernarda secondo le risultanze dell'operazione 'Trigarium' con la quale i carabinieri di Crotone e Petilia Policastro, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno sgominato un'organizzazione criminale attiva a Roccabernarda, comune del Marchesato crotonese. I dettagli del blitz, che ha portato all'esecuzione di 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sono stati illustrati dal procuratore Nicola Gratteri, dall'aggiunto Vincenzo Luberto e dai vertici dell'Arma di Crotone rappresentati dal comandante provinciale, Alessandro Colella, dal comandante del Reparto operativo, Danilo Cimicata, e dal comandante della Compagnia di Petilia Policastro, Marco D'Angelo. "Sotto il profilo numerico - spiega Gratteri - questa e' una piccola indagine. Ma per noi ha una grande importanza sul piano probatorio e anche conoscitivo e storico, perche' abbiamo scoperto l'esistenza di un 'locale' di ndrangheta, laddove fino ad adesso quello che sapevamo era che Roccabernarda era una 'ndrina distaccata del 'locale' di Petilia Policastro. E' un fatto importante perche' avere un 'locale' significa avere una rappresentanza nel Gotha della 'ndrangheta a differenza della 'ndrina, che non ha la nobilta' per discutere alla pari con altre cosche". L'inchiesta ha preso le mosse dall'omicidio di Rocco Castiglione e il tentato omicidio del fratello, Raffaele Castiglione, del maggio 2014, delitto che "ha segnato il passaggio del testimone del comando su Roccabernarda dagli stessi Castiglione ai Bagnato".
A PRENDERE LE REDINI DELL'ORGANIZZAZIONE, in particolare, sarebbe stato Antonio Bagnato, di 50 anni. L'agguato sarebbe stato commesso con "tecniche quasi paramilitari", specificano gli inquirenti, da tre persone a volto coperto, che hanno sparato all'indirizzo della jeep dei Castiglione nei pressi del loro allevamento di cavalli. Particolare, quest'ultimo, che ha ispirato il nome dell'inchiesta, 'Trigarium', che nell'antica Roma era il luogo di addestramento equestre. Le caratteristiche della cosca diventata in questo modo egemone nel centro crotonese, osserva Luberto, "sono quelle di una 'ndrangheta ancora rurale, che crea terrore e paura sui cittadini assoggettandoli alla sua forza e che lucra su quel poco di economia che c'e' sul territorio, arrivando per esempio a numerose e brutali uccisioni di maiali e di animali finalizzate a far capire chi comanda sul territorio e la carica di intimidazione di una cosca che ha un ambito territoriale limitato ma comunque inserita nelle logiche di 'ndrangheta nella provincia di Crotone". Sotto questo aspetto, sarebbero stati accertati i contatti con le consorterie piu' potenti di Cutro e di Ciro', che si sarebbero avvalsi del 'locale' di Roccabernarda perche' controlla un territorio ideale per il nascondiglio di armi e di latitanti. Le contestazioni a carico degli indagati comprendono tutti i reati di matrice 'ndranghetistica: associazione mafiosa, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, ricettazione. Ma ci sono anche quelle di falsita' ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d'ufficio. Ci sono stati infatti anche tentativi di infiltrazione della cosca nella pubblica amministrazione, dato che nell'inchiesta sono coinvolti anche un ex assessore e funzionari dell'Ufficio tecnico del Comune di Roccabernarda.
INDAGATO ANCHE EX ASSESSORE. Nell'inchiesta 'Trigarium' con cui i carabinieri, su disposizione della Dda di Catanzaro, hanno disarticolato la cosca di 'ndrangheta di Roccabernarda, sono indagati anche un ex assessore e funzionari dell'Ufficio tecnico del comune in provincia di Crotone. Lo hanno reso noto gli investigatori. Alcuni degli indagati si sarebbero attivati, anche in violazione delle normative vigenti, per agevolare la concessione di un permesso a costruire in favore del presunto capocosca, Antonio Bagnato, per sanare un immobile abusivo. In particolare, l'architetto, e assessore all'epoca dei fatti contestati, Luigi Piro "quale responsabile dell'Utc del Comune di Roccabernarda - si legge nella misura cautelare - rilasciava in appena 9 giorni, lasso temporale questo non conforme alla prassi dell'Ufficio che abbisognava di almeno 20/30 giorni, il permesso di costruire, in violazione della disciplina di settore prevista".
L'OMICIDIO DI ROCCO CASTIGLIONE, avvenuto a Roccabernarda il 31 maggio 2014 in un agguato nel quale rimase ferito anche il fratello Raffaele, e' stato "determinato dalla volonta' di Antonio Santo Bagnato di affermare ulteriormente la propria importanza sul territorio". E' quanto emerge dall'inchiesta 'Trigarium', con la quale i carabinieri, su disposizione della Dda di Catanzaro, hanno colpito una cosca attiva a Roccabernarda, nel Crotonese. In particolare, Bagnato "sarebbe rimasto offeso - spiega il comandante provinciale dell'Arma di Crotone, colonnello Alessandro Colella - dall'atteggiamento di Castiglione, che si sarebbe rivolto al sindaco per i rifacimento di una strada senza essere passato prima da Bagnato per il benestare. Un'offesa che puo' sembrare banale ma che di fatto ha portato poi all'uccisione dell'uomo. Bisogna considerare anche il fatto che tra le due famiglie c'erano degli attriti pregressi, perche' la famiglia Castiglione aveva la reggenza della criminalita' su Roccabernarda. Questo omicidio suggella una sorta di passaggio di consegne alla famiglia Bagnato".
È stata denominata “Trigarium” ed è l’ultima indagine della Dda catanzarese che ha portato quest’oggi all’esecuzione dal parte dei carabinieri di 11 ordinanza di custodia cautelare a carico di altrettante persone ritenute facenti parti di un sodalizio criminale nella zona di Roccabrenarda. L’inchiesa è stata avviata a seguito dell’omicidio in danno di Rocco Castiglione, e del tentato omicidio del fratello Raffaele, avvenuti durante un agguato nelle campagne di Roccabernarda il 31 maggio 2014. Le 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse in data 24 luglio 2018 dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Dda di Catanzaro, e contestano a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione, danneggiamenti, furti, uccisioni di animali, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio, tutti i reati sono aggravati dal metodo mafioso. Le investigazioni, condotte dal personale del Nucleo Operativo della Compagnia di Petilia Policastro, da maggio 2014 a maggio 2015, hanno consentito di accertare la presenza a Roccabernarda di una Locale di ‘ndrangheta dedita alla commissione di reati contro il patrimonio (in particolare furti e uccisioni di animali d’allevamento e da cortile, danneggiamenti aggravati alle colture, a veicoli, a sistemi irrigui, a mezzi meccanici, nonché estorsioni) nella maggior parte dei casi ai danni di persone intimidite, tanto da farle desistere anche solo dal presentare denuncia dei torti subìti. Tutto era finalizzato infatti a raggiungere uno stato di assoggettamento della popolazione attraverso un atteggiamento prevaricatore e di conseguenza un controllo e uno sfruttamento delle poche risorse economiche della zona. Da sottolineare come, in un piccolo territorio come quello di Roccabernarda, l’influenza di un’organizzazione di tipo ‘ndranghetistico viene esercitato, non attraverso reati di elevata portata, ma anche e soprattutto con condotte che sebbene appaiono apparentemente veniali (ad esempio furto di ortaggi e verdure) hanno però la capacità di mettere sotto pressione la comunità cittadina soggiogandola ai voleri della cosca. I carabinieri, sotto la guida della Procura della Repubblica Distrettuale, sono riusciti a: individuare i componenti del sodalizio criminale, composto da 15 indagati (11 raggiunti da provvedimenti cautelari) al cui vertice si è imposto Antonio Santo Bagnato, ideatore dell’atto omicidiario, determinato dalla sua volontà di affermarsi sul territorio quale vertice dell’organizzazione criminale a discapito della famiglia Castiglione; scoprire e ricostruire numerosi reati contro il patrimonio commessi dai sodali con il benestare o per volontà del Bagnato; accertare la commissione di alcuni reati commessi da funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune di Roccabernarda al fine di favorire l’organizzazione criminale nella realizzazione di opera edilizie abusive. Nel caso ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro, l’atteggiamento dell’ufficio tecnico comunale che ha rilasciato il permesso di costruire violando la legge, non si è limitato a favorire di fatto Bagnato, ma ha allo stesso tempo rafforzato il “prestigio” dell’organizzazione laddove si consideri che la condotta dei due pubblici ufficiali, nell’impedire che il capo locale venisse bloccato nella realizzazione di un manufatto in cemento armato in corso di realizzazione e di una stalla, prendendo immediatamente dei provvedimenti e consentendone il dissequestro, ha dato l’ennesima conferma all’esterno della soggezione della comunità tutta alla cosca.
ELENCO ARRESTATI
…destinatari della misura cautelare della custodia in carcere:
1 A. S., 35enne, di Roccabernarda;
2 B.A.S., 50enne di Roccabernarda;
3 A.G., 31enne di Roccabernarda;
4 B.M., 35enne di Roccabernarda;
5 C.A., 46enne di Roccabernarda;
6 I.D., 36enne di Roccabernarda;
7 L.G., 34enne di Roccabernarda;
8 M.A., 53enne di Roccabernarda;
9 M.M., 33enne di Roccabernarda;
10 R.M., 68enne di Roccabernarda;
11 V.C.E., 33enne di Roccabernarda.
ROCCABERNARDA - Dalle prime ore dell'alba, in provincia di Crotone, i carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro stanno dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 11 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa di tipo 'ndranghetistico, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, ricettazione, falsita' ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d'ufficio e vari danneggiamenti e uccisioni di animali. I dettagli dell'operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, terra' alle 11 presso la biblioteca dell'Ufficio giudiziario.
Con l'obiettivo di trasformare un bosco in un'area coltivabile, aveva estirpato tutta la macchia mediterranea presente. E' accaduto a Roccabernarda (Kr), in localita' Foresta. Il mutamento di destinazione e' stato scoperto dai militari della stazione carabinieri forestale di Santa Severina durante un servizio di controllo del territorio. Dagli accertamenti e' emerso che l'attivita' era stata autorizzata, ma la documentazione presentata non sarebbe stata regolare. La consistenza reale della vegetazione, costituita da specie arboree e arbustive della macchia mediterranea, infatti, non era stata qualificata correttamente. Le norme vigenti assimilano a bosco, a tutti gli effetti, la macchia mediterranea. Il proprietario dell'area, un imprenditore agricolo residente a Roccabernarda, e' stato denunciato per violazione della normativa ambientale-paesaggistica.