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Lunedì, 09 Settembre 2024

CRONACA NEWS

macchina guardia finanzaSulla base delle indagini patrimoniali - coordinate dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto presso la Dda, Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio - la Guardia di Finanza di Crotone ha sottoposto a confisca un patrimonio di circa 2,5 milioni di euro, nei confronti di vari esponenti cosca di 'ndrangheta della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, gia' oggetto di sequestro anticipato nel dicembre 2016. La misura di prevenzione sia personale che' patrimoniale e' stata emessa dal Tribunale di Crotone - Ufficio Misure di Prevenzione, ai sensi della normativa antimafia. L'esecuzione del provvedimento da parte delle Fiamme Gialle ha portato sia all'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nei confronti di sei aderenti della cosca Arena, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, sia alla confisca, quale epilogo dell'illecito arricchimento di numerosi beni immobili nelle provincie di Crotone e Pavia, diverse aziende nei settori della coltivazione di cereali ed ortaggi e del commercio all'ingrosso di prodotti alimentari e bevande, nonche' polizze assicurative. Destinatari dele misure sono Nicola, Massimo, Pasquale e Salvatore Arena, di 80, 52 , 50 e 26 anni; Francesco Ponissa, di 57 anni, e Luigi Tarasi di 54, condannati a vario titolo - ad esclusione di Pasquale Arena - per i reati di turbata liberta' degli incanti, estorsione, usura, caratterizzati dalla circostanza aggravante dell'utilizzo del metodo mafioso.

 

Bianchi, altro duro colpo a clan del Crotonese.

"La confisca di beni per 2,5 milioni al clan Arena e' l'ennesimo duro colpa inflitto dallo Stato a una cosca che rappresenta da sempre una spina nel fianco del Crotonese. Il territorio si riappropria di un patrimonio che potra' essere riutilizzato per il suo rilancio sul piano economico e turistico. Ringrazio, dunque, per l'ottimo lavoro svolto gli inquirenti, la Guardia di Finanza di Crotone e la Dda di Catanzaro". A dirlo e' Dorina Bianchi, sottosegretario al turismo e deputato di Alternativa popolare.

 

 

 

 

 

 

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vrenna gianni raffaeleLa Corte d'Appello di Catanzaro ha integralmente confermato il decreto del Tribunale di Crotone che, nel gennaio scorso, aveva a sua volta rigettato la richiesta avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di sottoporre a misura di prevenzione personale i fratelli Raffaele e Gianni Vrenna nonche' di confisca di tutte le loro aziende, compreso il Crotone Calcio. La richiesta si basava sul presupposto che il gruppo Vrenna fosse contiguo alle cosche mafiose del Crotonese sulla base dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia secondo i quali gli imprenditori avrebbero pagato la cosca mafiosa per "assicurarsi" da attentati e danneggiamenti. Con 45 pagine di motivazione la corte d'appello di Catanzaro conferma la motivazione del Tribunale di Crotone e accoglie senza riserve la tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Francesco Gambardella e Francesco Verri che non solo ha chiarito la completa estraneita' dei fratelli Vrenna e del loro gruppo rispetto a qualsiasi organizzazione criminale, ma ne ha persino tratteggiato il ruolo di vittime che si sono sempre rivolte allo Stato denunciando decine di reati ai loro danni. "Siamo soddisfatti - commentano gli avvocati Gambardella e Verri - perche' le cose sono andate come dovevano. Il massimo organo giurisdizionale del distretto di Catanzaro ha certificato l'innocenza piu' assoluta dei fratelli Vrenna la cvui vita, personale e imprenditoriale, e' stata passata ai raggi x senza che sia stata trovata alcuna traccia di relazioni pericolose con la 'ndrangheta, viceversa combattuta in ogni sua forma". (AGI)

 

 

 

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tonno confiscato capitaneriaTrecento chili di tonno della specie Alalunga (Thunnus Alalunga) sono stati confiscati dai militari della Capitaneria di porto di Crotone sulla statale 106. Il prodotto è stato trovato a bordo di un veicolo di proprietà di D.P. di Corigliano Calabro, ispezionato nei pressi della frazione Torretta del comune di Crucoli, durante un'attività di vigilanza condotta per la repressione della pesca illegale. L'attività, iniziata dalle prime ore del mattino nel bacino portuale di Cirò Marina, si è conclusa con il fermo del veicolo e la confisca del pescato risultato privo della documentazione di tracciabilità obbligatoria per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura. Al trasportatore è stata comminata una sanzione amministrativa di 1.500 euro oltre la confisca degli esemplari di Tonno Alalunga. Il tonno, ispezionato successivamente da personale del Servizio veterinario dell'Asp di Crotone, è stato ritenuto idoneo per il consumo umano e devoluto in beneficenza agli enti caritatevoli della città di Crotone.

 

 

 

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vrenna gianni raffaeleArriva la replica dei fratelli Raffaele e Gianni Vrenna verso alcuni articoli di stampa, comparsi di recente, dopo che la Procura ha deciso di impugnare il decreto del tribunale di Crotone che aveva rigettato la richiesta della Dda di Catanzaro di confiscare tutti i beni del gruppo imprenditoriale crotonese e della misura di prevenzione personale nei loro confronti. «Il presidente Raffaele Vrenna e l'amministratore delegato Giovanni Vrenna - è scritto in una loro nota - intendono precisare che con inaudita pervicacia è in atto un'aggressione mediatica che enfatizza, unilateralmente, un ricorso che la Procura ha interposto avverso un decreto del Tribunale di Crotone che si è occupato di una richiesta avanzata dalla Procura di Catanzaro, rigettandola. Ebbene - commentano i Vrenna - gli estensori di alcuni articoli di stampa, oltre a dare al patrimonio dei fratelli Vrenna fantasiose quantificazioni (addirittura 800 milioni) o ad affermare falsamente che il presidente del Crotone sarebbe stato arrestato (circostanze queste ultime che, poiché false, saranno oggetto di valutazione in sede giudiziaria, visto che verranno perseguiti in sede civile e penale gli astiosi sprovveduti che si sono lasciati trascinare dall'impeto colpevolista che li ha travolti), continuano ad enfatizzare il ricorso della Procura e nel contempo banalizzare il doppio controllo giurisdizionale (da parte del presidente del Tribunale -prima- e del Tribunale -dopo-) che, sulla richiesta della Procura, si è risolto in termini postivi, nel senso che è stato riconosciuto (si ribadisce) giurisdizionalmente che i fratelli Vrenna sono stati (e sono tutt'ora) vittime di angherie e vessazioni delinquenziali mafiose e non già conniventi. Parimenti - prosegue la missiva -, sempre in sede giudiziaria, è stata riconosciuta la legittimità del patrimonio (di gran lunga inferiore a quello surrettiziamente rappresentato). E allora ci si chiede perché un ricorso di parte (Procura della Repubblica) deve essere utilizzato per gettare deliberatamente discredito a livello nazionale su imprese sane, infangando anche la squadra di calcio che ha finora dimostrato di avere le carte in regola per uno storico approdo nella massima serie. Senza voler fare voli pindarici - commentano i Vrenna - e pensare a contorte e perverse macchinazioni, magari ipotizzando strumentali manipolazioni dettate da interessi specifici e mirati, non si può fare a meno di rimanere sbigottiti di fronte a prese di posizione giornalistiche che non appaiono propriamente libere e scevre da condizionamenti. Non deve sfuggire - sottolineano - che il diritto di cronaca soggiace al limite della contingenza che comporta moderazione, misura e proporzione nelle modalità espressive. Non bisogna, quindi, mai trascendere in attacchi personali diretti a colpire la dignità e professionalità altrui. All'uopo ha rilievo non solo il contenuto dell'articolo, ma l'intero contesto espressivo in cui lo stesso si è inserito, compresi titoli e sottotitoli. Questi sono tutti degli elementi che rendono esplicito il significato di un articolo che può esser idoneo a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi. Ecco perché la percezione visiva concorre quindi in maniera determinante ad attribuire un significato diffamatorio alla pubblicazione a mezzo stampa. E' bene evidente, quindi, che la veste grafica ed i titoli utilizzati negli articoli di cui si discute sono fuorvianti. Ma di ciò si occuperanno il giudice penale e quello civile già investiti dalle domande e denunce in tal senso avanzate dai fratelli Vrenna contro gli estensori, i direttori e gli editori delle testate giornalistiche interessati. Verrà nello stesso tempo avanzata una richiesta alla Procura della Repubblica, alla procura generale della Corte Di Appello, ed alla procura generale della Corte di Cassazione, al fine di verificare la legittimità di un utilizzo esterno di atti di parte che riguardano un procedimento in corso di trattazione».

 

 

 

 

 

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bonaventura operazioneLa Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha eseguito un decreto di confisca, emesso dalla Corte d'Appello di Catanzaro. 

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