BOLOGNA La Direzione investigativa antimafia ha eseguito una confisca, disposta dalla Corte di appello su richiesta del procuratore generale reggente di Bologna, Lucia Musti, di beni per circa 8,5 milioni a un condannato nel processo 'Aemilia'.
CREMONA Beni immobili, mobili registrati e quote societarie per circa 4,5 milioni di euro sono stati confiscati dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Cremona, con il supporto delle fiamme gialle di Roma, Catanzaro e Crotone, in esecuzione di un provvedimento di confisca emesso dalla Corte d’Appello di Bologna e confermato dalla Corte di Cassazione, tra Verona, Reggio Emilia, Bologna, Parma, Catanzaro, Crotone e Roma, scaturito dalla vicenda giudiziaria denominata “Aemilia” che ha visto coinvolta la nota compagine ‘ndranghetista dei Grande Aracri.
La Dia ha sequestrato beni per un milione di euro a un imprenditore di Catanzaro, Luciano Babbino, ritenuto, riferiscono gli investigatori in una nota stampa, "il vertice di un'associazione di stampo mafioso di tipo 'ndranghetistico operante nei territori di Vallefiorita, Amaroni e Squillace, attiva sotto l'influenza delle cosche di Cutro e Isola Capo Rizzuto".
PERUGIA - La guardia di finanza del Comando provinciale di Perugia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha dato esecuzione a un provvedimento con il quale è stata disposta l'applicazione della misura di prevenzione della confisca di beni per 230mila euro, tra cui un immobile, un veicolo e diverse disponibilità bancarie, nei confronti di un 46enne calabrese (residente, in passato, a Perugia), attualmente detenuto a Benevento per il reato di associazione di stampo mafioso.
MODENA - Quaranta tra terreni e fabbricati e altri beni per un valore di 13 milioni di euro sono stati confiscati ai fratelli Nicolino, Gianluigi e Carmine Sarcone (residenti a Bibbiano nel Reggiano e attualmente detenuti) e Giuseppe Sarcone Grande (residente a Reggio Emilia), ritenuti esponenti di primo piano della 'Ndrangheta in Emilia-Romagna, emersi nell'operazione 'Aemilia' e originari di Crotone.
REGGIO EMILIA - Beni del valore di oltre 500 mila euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Bologna a Pasquale Brescia, 53 anni, imprenditore originario di Crotone che si e' trasferito nel 1989 a Reggio Emilia, dove risulta domiciliato, sebbene sia oggi detenuto nel carcere di Parma. Sotto sequestro sono finiti, in particolare, un appartamento a Milano, due terreni in Calabria e diversi conti correnti. Nel 2018 Brescia e' stato condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato nell'ambito del processo Aemilia (il piu' grande mai celebrato al nord contro la 'ndrangheta, partito nel 2015). Per i giudici di primo grado e' un "imprenditore intraneo" alla cosca di Cutro (provincia di Crotone) che fa capo a Nicolino Grande Aracri. A Reggio Emilia Brescia gestiva anche il ristorante "Antichi Sapori", punto di ritrovo abituale degli esponenti della consorteria mafiosa e dove nel 2012 fu organizzata la famosa cena -a cui prese parte anche il politico Giuseppe Pagliani del Pdl- per mettere a punto la strategia di discredito del prefetto di Reggio Antonella De Miro, che stava colpendo gli affari del clan con le interdittive antimafia. Sempre nel 2018, a questo proposito, Brescia e' stato condannato anche a sei anni e nove mesi per aver intestato fittiziamente alla moglie la societa' di riferimento del ristorante, per metterla al riparo da eventuali misure dell'autorita' giudiziaria.