L’assessore all’Urbanistica del Comune di Crotone, Rori De Luca, è pronto a rassegnare le sue dimissioni dall’esecutivo a guida Pugliese. I bene informati dicono che ciò potrebbe avvenire già questa mattina, o in giornata al massimo. La decisione dell’amministratore cittadino sarebbe maturata ieri sera e, secondo indiscrezioni, una volta protocollate, le sue dimissioni sarebbero irrevocabili. A generare la presa di distanze di De Luca dalla maggioranza, e quindi dall’esecutivo, sarebbe stata una “sfuriata” del leader del movimento politico, Enzo Sculco, nel corso di una riunione politica svoltasi nella serata di ieri in via Firenze (quartier generale della Prossima Crotone). In particolare, Sculco avrebbe chiesto all’esecutivo un cambio di passo e una maggiore incisività sull’attività amministrativa per l’ennesima volta. Nella sua analisi, l’ex consigliere regionale, avrebbe puntato il dito sui ritardi nell’approvazione del Piano strutturale comunale, ma anche su alcuni dettagli mancanti nell’accordo con l’Eni. Punti, questi, al centro dell’azione portata avanti dall’assessore De Luca e che avrebbero quindi toccato la sua sensibilità politica e professionale tanto da indurlo a lasciare in malo modo la riunione politica e a maturare tale decisione a caldo. A niente pare sia servita, nel frangente, l'attività di mediazione svolta dal sindaco Ugo Pugliese che pare abbia cercato di far desistere De Luca dalla decisione ritenuta ormai improcrastinabile. La notte avrà portato consiglio e stemperato gli animi?
AGGIORNAMENTO: l'assessore De Luca ha formalizzato le dimissioni quest'oggi intorno alle 12.30: per spiagarne le motiviazioni terrà una conferenza stampa nel pomeriggio.
Il giallo delle dimissioni di Sergio Arena. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale crotonese alla stampa ha riferito di avere dato le dimissioni, ma sul piano formale di non avere ancora formalizzato l’atto. Le sue affermazioni, molto probabilmente, sono legate al fatto che ha concordato con il governatore della Calabria, Mario Oliverio, il percorso che avrebbe dovuto e quasi sicuramente si concluderà alla fine del prossimo mese di novembre. Arena ha considerato la consegna della lettera di dimissioni un atto non formale? Questo fa intendere, senza essere molto chiaro. Dice, infatti, di volersi dimettere e, invece, si è dimesso. Qualcuno bara.
A barare di più potrebbe anche essere il governatore Oliverio, che ha fatto in modo di rendere pubblica la lettera di dimissioni di Arena. Il direttore generale ha consegnato la lettera di dimissioni nelle mani di Oliverio e la copia della lettera è stata data alla stampa. Se non è stato personalmente Oliverio a farlo, lui l’autorizzazione deve averla data, altrimenti dovrà aprire un’indagine interna sui dirigenti e i funzionari della Regione che hanno avuto la possibilità di avere tra le mani il documento. Al momento non si hanno notizie in tal senso. Si deduce, quindi, che Oliverio ha voluto rendere note le dimissioni di Arena, che non hanno nulla a che vedere con quelle del direttore generale di Reggio Calabria. Oliverio ha voluto mandare un segnale a qualcuno? Il sospetto c’è. Il segnale potrebbe averlo mandato al “reuccio” di via Firenze, Enzo Sculco. Sono mesi che Sculco dice a destra e a manca che Arena sta per essere fenestrato e il suo posto dovrebbe essere preso da qualcuno vicino a lui. Quello che dice è falso? Potrebbe anche esserlo, ma gli avvenimenti per come si sono consumati gli danno ragione.
Sergio Arena mente sapendo di mentire. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone ha riferito di non avere formalizzato le dimissioni dall’incarico, invece la lettera ufficiale c’è ed è datata 17/10/2018. Evidentemente il manager dopo averla sottoscritta avrà dimenticato di averlo fatto. La memoria corta è, purtroppo, una costante tra gli uomini che fanno politica e Arena non sfugge a questa logica. Si è dimesso sicuramente perché comunque andassero le cose non poteva restare alla guida dell’Asp. Non aveva e non ha i requisiti per essere inserito nell’elenco redatto a livello nazionale per individuare i manager della sanità. Uscirà di scena tra qualche settimana. Almeno per quanto riguarda questa notizia dovrebbe avere detto la verità.
Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Sergio Arena, non si è ancora formalmente dimesso. Lo farò nei prossimo giorni e le dimissioni dovrebbero diventare operative intorno alla fine del prossimo mese di novembre. Non ci sono ragioni politiche o dissidi intorno a queste dimissioni annunciate. Arena parla di ragioni “strettamente personali”. L’idea di dimettersi non è dell’ultima ora il medico, infatti, la ha prospettata al presidente della giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, lo scorso mese di luglio. Oliverio gli avrebbe chiesto di aspettare ancora qualche mese prima di formalizzare l’atto. Arena non spiega le ragioni di questa decisione, ma nel suo entourage si dice che è stanco di fare l’amministratore e vuole tornare a fare il medico in ospedale. Vuole tornare ad indossare il camice nel reparto di cardiologia, dove prestava la sua professione prima della nomina a direttore generale dell’Asp crotonese. Che succederà all’Azienda dopo le sue dimissioni? In continuità con le attività svolte da Arena alla guida dell’Asp crotonese dovrebbe subentrare l’attuale direttore amministrativo dell’Azienda, Giuseppe Fico, che è l’unico della provincia pitagorica a comparire nell’elenco nazionale degli aventi diritto a ricoprire il ruolo di direttore generale.
Prima il bilancio 2018. Il consiglio provinciale non si dimetterà all’indomani delle elezioni del nuovo presidente della Provincia di Crotone fissate per il prossimo 18 aprile. Lo ha annunciato il presidente facente funzioni, Armando Foresta, questa mattina durante una conferenza stampa cui hanno preso parte esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Foresta ha tenuto a fare queste precisazioni in un'apposita conferenza stampa in ragione del fatto che, il consiglio, aveva annunciato di dimettersi subito l’approvazione del bilancio avvenuta nell'ultima seduta dell'8 febbraio scorso. Ma la continua interlocuzione con la Prefettura e la vacatio legis creata dal decreto Delrio sta obbligando i consiglieri a rimandare le dimissioni. «In questi giorni – ha spiegato Foresta – abbiamo avuto e continuiamo ad avere un contatto costante col prefetto Cosima Di Stani che, a sua volta, interloquisce col sottosegretario agli Affari regionali Bressa. Se noi ci dimettessimo – ha detto Foresta – non vi è alcuna informazione su un eventuale commissariamento dell’Ente perché la legge non lo prevede e non dà indicazioni: c’è un vuoto». «Noi restiamo fermi sulla nostra volontà – ha ribadito Foresta – di presentare le dimissioni, ma a oggi significherebbe abbandonare l’Ente a un destino assai incerto. Abbiamo a cuore le sorti dei dipendenti, delle scuole e della viabilità. Ecco perché – ha annunciato Foresta – abbiamo deciso, assieme ai dirigenti di settore, di intraprendere un percorso che, da qui a una data antecedente il 18 aprile, ci porti almeno alla normalità ad approvare almeno il bilancio di previsione 2018». Nel corso della conferenza stampa, è stato dichiarato, come il rinnovo del consiglio provinciale escluda dal voto i Comuni sciolti per condizionamenti ‘ndranghetistici. «Dopo le elezioni del 18 aprile – ha prospettato Foresta – il consiglio avrà modo di interloquire col nuovo presidente e quindi valutare con lui se proseguire o meno fino scadenza (gennaio 2019, ndr)». Mario Megna, consigliere d’opposizione, ha tenuto ad aggiungere che «oggi è più che giustificabile andare avanti anche il giorno dopo le elezioni del presidente perché sono stati chiarit degli aspetti di una normativa molto vaga e poco chiara in materia: ossia l’elezione del presidente e quelle del consiglio sono due momenti distinti che non andranno mai di pari passo. Ragion per cui – ha aggiunto Megna – nell’andare avanti solleviamo la Prefettura da oneri e incombenze ancora da definire».
Provincia nel limbo, appesa tra dimissioni dei consiglieri ed elezioni del nuovo presidente dell’Ente. Proprio questa mattina si è tenuta una riunione tra i consiglieri e il presidente facente funzioni Armando Foresta per fare il punto della situazione. Al momento, l’unica cosa più probabile è che il prossimo 19 di aprile vengano indette le elezioni per indicare il nuovo presidente a seguito della decadenza di Nicodemo Parrilla avvenuta lo scorso 19 gennaio in conseguenza dell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico nell’ambito dell’operazione “Stige”. Il sentimento comune emerso nella riunione odierna in via Mario Nicoletta è di tirare avanti la “carretta” fino all’elezione del nuovo presidente e quindi dimettersi tutti come annunciato all’indomani dell’inchiesta giudiziaria portata avanti dalla Dda di Catanzaro. Il fatto creerebbe un vuoto senza precedenti, in quanto, subito dopo sarebbe necessario convocare altre elezioni per il rinnovo del consiglio, ma alcuni comuni travolti dall’inchiesta sono sotto controllo della Cammissione d’accesso, altri ancora sciolti. D’altra parte, com’è noto, la riforma Delrio sulla revisione delle Province è rimasta “monca” e non consente il commissariamento degli Enti di secondo livello. Da qui, l’interlocuzione dell’Amministrazione provinciale con il prefetto Cosima Di Stani che, non trovando nessuna soluzione adottata nel merito in Italia al riguardo, ha deciso di interrogare il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. Il nocciolo risiede anche nel fatto che si vorrebbe indire un’unica elezione. Ma da Roma ancora non è arrivata risposta.