Ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato all'audizione di alcuni testimoni che potrebbero rivelarsi decisivi per la sua posizione l'ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco, finito in carcere nel maggio dello scorso anno nell'ambito dell'operazione Jonny della Dda di Catanzaro che ha rivelato l'infiltrazione delle cosche locali nella gestione del Centro per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, gestito, appunto, dalla Misericordia. La richiesta e' stata avanzata oggi al giudice distrettuale dell'udienza preliminare Carmela Tedesco che sta celebrando il processo nell'aula bunker di Catanzaro a carico di 124 imputati, tra i quali, oltre a Leonardo Sacco, figura anche l'ex parroco di Isola Capo Rizzuto Edoardo Scordio. La richiesta di rito abbreviato condizionato e' stata avanzata dai difensori dell'ex governatore, Giancarlo Pittelli e Francesco Verri per i quali e' necessario ascoltare le testimonianza di Franco Maiolo, gia' vicegovernatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, di Luigi Asteriti, socio storico della stessa associazione, di don Claudio Papa, padre dei Rosminiani italiani, ordine che ha ispirato e sostenuto la Misericordia e al quale appartiene don Scordio. Le loro testimonianze, nelle intenzioni dei difensori, servono a dimostrare che Sacco faceva parte dell'associazione fin da bambino e che ne e' divenuto il governatore come naturale evoluzione di quel rapporto e non perche' sia stato messo a capo della Misericordia e alla gestione del Cara dalle cosche di Isola, come sostiene il collaboratore di giustizia Giglio. Per i difensori, inoltre, e' necessaria l'audizione degli amministratori giudiziari della Misericordia nominati dalla Procura e dal Gip dalle cui relazioni si evince l'esistenza di importanti debiti della Misericordia nei confronti dei fornitori, circostanza che smentirebbe la tesi delle fatture che l'associazione avrebbe gonfiato in modo da creare una provvista di denaro da versare alla criminalita' organizzata. Per gli avvocati Pittelli e Verri, infatti, la sovrafatturazione ha senso solo se le fatture stesse sono state pagate giacche', diversamente, esse non hanno potuto concorrere a creare alcuna provvista. Sulla richiesta dei difensori di Sacco il giudice Tedesco decidera' all'udienza del prossimo 20 aprile.
Annullata l'ordinanza a carico di Leonardo Sacco in relazione alle accuse di malversazione scaturite nell’ambito dell’operazione “Jonny”. Non cade per il momento l'accusa di associazione mafiosa a carico dell'ex governatore della Misericordia che nel frattempo resta in carcere. Lo ha deciso la prima sezione della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Francesco Verri. Leonardo Sacco, adesso, dovrà comparire nuovamente davanti al Tribunale della libertà e ricevere giudizio per tutti i sette capi d'imputazione attraverso i quali si contesta a Sacco, in concorso con don Scordio e altri, di aver destinato le risorse pubbliche destinate ai migranti ad altri scopi in modo da creare fondi per la cosca. Si tratta di una decisione importante visto che il delitto di malversazione è aggravato dall'articolo 7 della legge del 1991 che prevede un aumento di pena per l'agevolazione mafiosa. Stessa sorte ha avuto il ricorso di Poerio presentato dagli avvocati Pittelli e Napoli. Le impugnazioni per il resto sono state respinte ma per Sacco gli avvocati Verri e Napoli avevano coltivato, oltre al tema delle sette malversazioni, solo l'omessa motivazione da parte del Tribunale del Riesame.
Sono in corso da questa mattina presso il Tribunale di Crotone gli interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari per 54 dei 68 fermati nell’ambito dell’operazione Jonny che ha evidenziato i rapporti tra la cosca Arena e la gestione da parte della Misericordia di Isola Capo Rizzuto del piu' grande centro per immigrati in Europa. Secondo la Dda di Catanzaro coordinata dal pg Nicola Gratteri il Cara era diventato il "bancomat" del clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Un fiume di soldi, pari a 103 milioni di euro, destinati all'assistenza dei migranti, ma che invece alimentava le entrate della cosca grazie alla regia di un parroco, don Edoardo Scordio, un tempo icona antimafia, e del governatore della locale Misericordia, Leonardo Sacco. E proprio gli ultimi sono stati sentiti per ultimi nel corso degli interrogatori questa mattina. Fuori dal tribunale, blindato per consentire il corretto svolgimento degli interrogatori, una folta schiera di parenti dei fermati. Secondo quanto riferito dalla Tgr calabrese, Leonardo Sacco avrebbe fornito la sua deposizione, mostrandosi provato dopo le due notti passate nel carcere di Vibo Valentia. «Abbiamo fatto tutto alla luce del sole – avrebbe detto l’ex governatore della Misericordia al giudice per le indagini preliminari – possiamo dimostrare che non c’è stata nessuna appropriazione di denaro».
«Leonardo Sacco ha deciso di sottoporsi ad interrogatorio e di rispondere alle domande del giudice benche' fosse molto provato. Ha fornito la sua versione dei fatti precisando di non essere riuscito a leggere tutto il provvedimento. Ha escluso qualunque ipotesi di appartenenza e complicita' con la criminalita' ed ha chiarito di aver intrattenuto rapporti leciti ed autorizzati con tutti i fornitori». E' quanto hanno dichiarato gli avvocati Giancarlo Pittelli e Francesco Verri, difensori dell'ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto. Secondo quanto riferito dai due difensori al termine dell'interrogatorio protrattosi per oltre un'ora, Sacco ha spiegato di aver fatto tutto. Questa mattina si sono svolti anche gli interrogatori di altri 45 indagati dell'operazione Johnny, gran parte dei quali si e' avvalsa della facolta' di non rispondere in quanto non aveva avuto il tempo di leggere gli atti dell'indagine composti da oltre duemila pagine.