La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Salvatore Gerace, di 60 anni, per l'omicidio del 18enne Giuseppe Parretta avvenuto il 13 gennaio 2018 a Crotone.
«Urlo di dolore in Cassazione per chiedere giustizia per Giuseppe e per altre quattro vite spezzate».
La Corte d’assise di Catanzaro ha inflitto la pena dell’ergastolo ai danni di Salvatore Gerace, il 58enne pluripregiudicato accusato di aver sparato e ucciso il 18enne Giuseppe Parretta nel gennaio 2018.
«Giovedì 29 novembre prossimo – informa una nota –, Caterina Villirillo, madre di Giuseppe Parretta, giovane studente barbaramente ucciso il 13 gennaio scorso e presidente dell'associazione “Libere Donne” Crotone, si recherà presso la Corte d’Assise di Catanzaro, per testimoniare al processo e ripercorre così le tragiche sequenze di quella sera. Affinché non si spengano i riflettori sul processo e su questa tragica vicenda in cui una giovane ed innocente vita è stata spezzata da un atto così violento».
«Non ho voluto fare nessuna dichiarazione fino a oggi perché, da quel maledetto gennaio, conservo il rispetto per il dolore di una madre e per il ricordo di Giuseppe Parretta». È quanto scrive il sindaco Ugo Pugliese in merito alle polemiche sollevate da Catia Villirillo. «E se una madre – prosegue Pugliese – ritiene di sfogare il proprio dolore contro una persona, sono il sindaco, raccolgo tutto quello che viene dalla mia gente, raccolgo anche questo suo sfogo. Potrei dire che siamo stati vicini a Caterina, sostenendo tutte le iniziative che ha voluto mettere in campo per ricordare il suo ragazzo, che ci siamo costituiti parte civile al processo contro il suo assassino mettendo a disposizione gratuitamente un legale e chiedendo un eventuale risarcimento di dieci milioni di euro che saranno devolute per iniziative sociali comprese quelle meritorie che mette in campo per la sua associazione Caterina, che abbiamo messo a disposizione un loculo presso il cimitero cittadino dove può portare un fiore al suo Giuseppe, che le abbiamo messo a disposizione una abitazione dove vivere, un bene sequestrato alla criminalità organizzata, che la sede dove è ubicata la sua associazione le è concessa dall'amministrazione Provinciale di cui sono presidente, che l'abbiamo iscritta al Rei nonostante non ne abbia fatto domanda precedentemente in modo tale da assicurare un contributo mensile ed un progetto sociale a sostegno della famiglia. Potrei dire che queste attività in termini pratici hanno dei costi anche importanti, ma preferisco dire che, anche se non lo percepisce per il dolore che l'accompagna, non e' stata lasciata sola. Potrei dire che anche se in tanti abbiano dato la loro disponibilità gratuita a svolgere i funerali è stato solo il Comune a farsi carico, nei limiti che la legge impone, a parte delle spese. Non e' questo l'argomento. Non conta e non mi importa se anche vengono scagliate contro il sottoscritto accuse ingiuste. Queste vengono da una madre che soffre ed e' comprensibile che sia cosi'. Che stia vivendo un dolore immenso lo vedo ogni giorno anche dalla sua pagina social, dalle interviste che rilascia a televisioni, giornali e media locali e nazionali sin dal momento che Giuseppe e' stato colpito a morte. Se questo e' il modo di sfogare il suo immenso dolore, per ricordare il suo Giuseppe, lo comprendo. Voglio soltanto dirle, che come ho sostenuto dal primo momento che non si deve sentire sola. Così come detto più volte alla mamma di Giuseppe siamo disponibili ad intervenire anche personalmente per cercare di fare di più, ma sempre nel rispetto della legge e delle regole. La morte di Giuseppe, una morte tragica e violenta, ha avuto e continua ad avere ripercussioni sull'intero tessuto sociale, per questo noi avvertiamo la responsabilità di gestire l'intera vicenda senza prestare il fianco a polemiche. La nostra attenzione e il nostro impegno sono rivolti alla comunità, alla famiglia di Giuseppe ed è per questo che intendiamo mettere in campo azioni che dovranno essere in grado di dare le giuste risposte in termini di sostegno sociale, dignità e sicurezza».
"Mi aspetto giustizia e non vendetta". Lo ha detto Katia Villirillo, la madre di Giuseppe Parretta, il 18enne ucciso lo scorso 13 gennaio a Crotone in una lite per motivi di vicinato, parlando con i giornalisti davanti la Corte d'assise di Catanzaro, dove oggi e' prevista l'apertura del processo sulla morte del giovane. Il processo vede come imputato il 56enne Salvatore Gerace, ex sorvegliato speciale, che avrebbe ucciso a colpi di pistola Parretta nella sede dell'associazione "Libere Donne" di Crotone mentre il 18enne si trovava in compagnia della madre e della fidanzata.
"Mi aspetto - ha detto Katia Villirillo - giustizia e non vendetta, mi aspetto regole di vita che valgano non solo per Gerace ma per tutti gli altri, mi aspetto umanita' e una giustizia che si metta a fianco delle famiglie che subiscono un dolore cosi' grande. Dico questo - ha aggiunto la madre di Parretta - non perche' si tratta di Giuseppe, ma perche' si e' tratta di un omicidio gratuito, inflitto senza alcun motivo alla famiglia, alla fidanzata, agli amici, a tante persone che piangono e soffrono. Come Giuseppe non ha avuto sconti, non debba averne nemmeno chi l'ha ucciso, e che a mio avviso deve scontare la sua pena com'e' giusto che sia. A essere sincera - ha concluso Katia Villirillo - mi aspetto una condanna importante al carcere perche' solo cosi' si puo' parlare di rieducazione: e lo Stato deve dare un segnale di sicurezza ai suoi cittadini". Ad accompagnare Katia Villirillo alla Corte d'assise di Catanzaro ci sono anche una ventina di familiari e amici di Giuseppe Parretta provenienti da Crotone.