«A volte il livore e la foga mediatica possono trarre in errore grossolano chi da poco si è affacciato al mondo della politica». Così l’ex presidente della Commissione Sanità, Salvatore Pacenza, in merito al dibattito creatosi all’interno di Forza Italia dopo l’indicazione di Mario Occhiuto per la corsa alla presidenza della Regione Calabria. «Preme fare una doverosa premessa agli amici del coordinamento di Crotone – commenta Pacenza – in merito al ruolo e all’impegno del sottoscritto proprio nella politica allo stato attuale: sono un militante, un appassionato e, in considerazione della mia carriera istituzionale, credo una voce affidabile del centrodestra crotonese. Nell’autunno del 2014 – puntualizza Pacenza – ho compiuto però una scelta fondamentale per la mia vita: quella di abbandonare la politica attiva per dedicarmi alla professione e alla mia famiglia. Vorrei tranquillizzare quindi tutti i competitor alle candidature: continuerò a fare il dirigente medico presso l’Asp di Crotone. L’ho chiamata ‘’scelta’’ perché in quell’autunno del 2014, la mia candidatura era tutt’altro che sgradita ai vertici regionali di Forza Italia e all’allora candidata alla presidenza, Wanda Ferro, che mi pregarono di desistere, fino a un minuto prima della presentazione delle candidature, dal mio intento di non ripresentarmi al cospetto degli elettori. Sono certo che, per onestà intellettuale e correttezza politica, coloro che ho chiamato in causa non avranno difficoltà a confermare quanto sto sostenendo. Lo so, sembra strano. Eppure vi assicuro che ho sempre considerato il mio impegno politico un servizio e mai un’occupazione professionale. Per questo, quando ho compiuto determinate valutazioni personali, non mi è costato allontanarmi dalle poltrone per continuare a dare il mio contributo al partito sotto altre forme di partecipazione. Quel ‘’deserto’’ creato in Forza Italia, che il coordinamento provinciale mi attribuisce su Crotone, è forse da accollare a certe dinamiche e a situazioni più complesse a livello politico non facilmente comprensibili e che, pur non sottraendomi alle responsabilità che investono in questi casi i dirigenti, non mi riguardano dopo la dismissione dal ruolo di consigliere regionale e da attore di primo piano in Forza Italia. Se non altro, fu proprio il sottoscritto a ritessere le fila di Forza Italia a Crotone dopo il fallimento del Pdl e a ospitare la sede provinciale del partito all’interno della propria segreteria istituzionale per dare immediato impulso alla sua rinascita. Ma un partito è fatto di donne e uomini, non può essere l’espressione di un singolo. Trovo, inoltre, indecente la dialettica sminuente e quindi denigrante rispetto all’attività istituzionale svolta anche in difesa del territorio. I miei detrattori avrebbero potuto facilmente consultare il sito istituzionale del Consiglio regionale della Calabria e valutate la qualità e la quantità del lavoro prodotto a livello legislativo (sono firmatario di ben 24 proposte di legge, cui si aggiungono svariate interrogazioni e presentazioni di ordini del giorno). Inoltre, sganciandomi dal provincialismo politico e dal campanilismo spicciolo, è stata pubblicamente elogiata la mia attività da presidente del Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi (abbiamo ridotto notevolmente il numero di leggi cassate dagli organi superiori dello Stato) e quella da presidente della Commissione Sanità, con non ultimo l’istituzione del Registro tumori a Crotone. Così come non va sminuito il lavoro importante e testardo per l’istituzione dell’Enoteca regionale di cui si è di recente tornato a parlare. E poi lasciatemelo dire: il lavoro giornaliero, e senza riserve, con la gente comune e le loro problematiche. Quanto all’ultima legge elettorale regionale, devo segnalare un’ulteriore interpretazione errata da parte del coordinamento provinciale di Forza Italia. Nessuno degli allora rappresentanti crotonesi,vibonesi, e lametini in seno al consiglio regionale, ebbe la possibilità di intervenire perché era improcrastinabile ridurre il numero dei consiglieri regionali da eleggere. Dovemmo agire in ossequio a una legge dello Stato del 2011 che imponeva la riduzione a 30 del numero dei consiglieri eleggibili per le Regioni al di sotto dei 2 milioni di abitanti. Tutte le valutazioni a livello tecnico, purtroppo, portarono all’inevitabile unificazione dei collegi di Crotone, Catanzaro e Vibo. È facile parlare quando non si ha contezza di leggi e di procedure da rispettare nell’assolvimento del ruolo istituzionale. Ora chiedo agli amici del coordinamento provinciale di Crotone: perché trascendere dal confronto politico e dal doveroso riconoscimento della militanza per abbandonarsi alla denigrazione e all’attacco personale? No, questo livello di discussione non mi appartiene… e di sicuro non fa bene alla vostra politica e ai nostri simpatizzanti. Come da sempre, porgo un affettuoso saluto agli amici del coordinamento di Crotone, e in particolar modo al coordinatore Torromino che in questi ultimi giorni si è trovato, suo malgrado, a fronteggiare gravi problemi inerenti la sua attività professionale, assicurando la mia esperienza politica e il mio contributo personale a disposizione della causa del partito e del centrodestra».