È spirato nella giornata di ieri all'età di 72 anni Domenico Forciniti, stimato primario in quiescenza ed amministratore cittadino. Era nato a Paludi nel Cosentino il 7 luglio del 1950, ma aveva poi trascorso gran parte della sua vita a Crotone, trascorrendo l'ultima parentesi anche a Perugia in Umbria.
È morto Diego Armando Maradona (il Pibe de Oro) all’età di 60anni. Con Edson Arantes do Nascimento (Pelè) si contendeva la corona del giocatore più grande di tutti i tempi. Pelè alla notizia della sua morte ha dichiarato “un giorno giocheremo insieme in cielo”.
SAN MAURO MARCHESATO - Un operaio, Mario Angiono, di 48 anni, di Crotone, è morto stamani a San Mauro Marchesato, nel crotonese, in un incidente sul lavoro. L'uomo è precipitato da un'impalcatura in un cantiere. L'operaio, dipendente di un'azienda edile, stava lavorando alla ristrutturazione di un edificio privato che si affaccia su una delle principali strade del piccolo centro. Per cause da accertare, Angiono è caduto da un'altezza di circa 15 metri. L'operaio è stato soccorso dai sanitari del Suem 118, che hanno chiesto l'intervento dell'elisoccorso giunto nel campo sportivo di San Mauro Marchesato, ma per lui non c'è stato nulla da fare. Sul posto, per le indagini, sono intervenuti i carabinieri di Santa Severina e gli ispettori dell'Azienda sanitaria provinciale.
«Ancora una tragedia sul lavoro in questa martoriata terra. A perdere la vita è il quarantottenne crotonese Mario Angiono, deceduto dopo essere caduto da un ponteggio alto circa 15 metri, mentre stava lavorando in un cantiere a San Mauro Marchesato, località della provincia crotonese». È il comunicato di cordoglio per il tragico accaduto a firma della Cgil area vasta (Catanzaro, Crotone e Vibo), Fillea Calabria e Fillea area vasta (Catanzaro, Crotone e Vibo). «Come Organizzazione sindacale – è scritto nel comunicato – oltre ad esprimere alla famiglia ed ai colleghi di lavoro la nostra più sentita vicinanza esterniamo forte preoccupazione sulla incidenza di infortuni mortali della provincia di Crotone, che detiene il triste primato di maglia nera. Esiste una vera e propria emergenza e per tale ragione sollecitiamo ancora una volta tutti gli attori responsabili ad attivare quanto di propria rispettiva competenza per fronteggiare e fermare, adeguatamente attraverso la cultura della prevenzione nonché dei necessari controlli, questo stillicidio di vite umane. Occorre individuare risorse e strumenti adeguati per migliorare e intensificare, attraverso l’assunzione di personale dedicato, l’azione ispettiva degli organi di controllo. In tale direzione terremo già a partire dai prossimi giorni assemblee nei luoghi di lavoro per richiamare alla responsabilità anche le imprese che spesso considerano la sicurezza un costo e non un investimento. Tale attività proseguirà con una forte iniziativa pubblica presso le sedi istituzionali deputate, sollecitando a tal fine la Regione Calabria a convocare il Comitato regionale di coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza e l’Osservatorio costituito presso la Prefettura di Crotone».
Fidel Castro è passato a miglior vita, la notizia rimbalza su tutti i media del mondo, si è spento ieri alle 10:29, il padre della rivoluzione cubana è senza dubbio una figura di tutto rispetto, anche per chi non deriva da quel mondo ideologico del comunismo che lo ha eretto a simbolo. Voglio con questo articolo omaggiare la sua figura, ripercorrendo in maniera eterodossa la storia politica della sua Cuba, da un focus ideologico di “signo contrario”, dai giorni dei fascismi storici, fino al castrismo di ultima maniera e le sfumature poco sovietiche che delle vicende di questo incredibile uomo d'altri tempi. Partiamo da lontano, dalla Falange Cubana, fu una organizzazione fascista, fondata da Antonio Avendaño e Alfonso Serrano Vilariño nel giugno del 1936 e che nel '38 contava già oltre cinquemila iscritti, s'ispirava al modello della Falange Spagnola, ebbe vita fino al 1940, quando venne sciolta dal regime militarista e filo-americano di Fulgencio Batista, che rifiutava sdegnatamente l'ideologia fascista, considerata “rivoluzionaria” e “peones”. L'attività della Falange Cubana e la ricerca di una terza via nazionale, favorita dall'aiuto della Spagna, aveva probabilmente impaurito Batista, portandolo a promulgare la legge che vietava i movimenti politici che facevano specifico riferimento a gruppi stranieri, seppur la Falange Cubana era esplicitamente nazionalista e patriottica. Nel 1941 Batista dichiarò formalmente guerra ad Italia, Germania e Giappone, ruppe i rapporti diplomatici col Governo di Vichy e concesse ulteriori basi alla Marina degli Stati Uniti sull'isola, ufficialmente in funzione di monitoraggio antisommergibili italo-tedeschi. Non contento Batista farneticava di una eventuale invasione della Spagna franchista da parte delle “forze latino-americane”, stava inconsapevolmente preparando la strada ad un'altra rivoluzione. Arrivarono gli anni '50 e gli ex aderenti alla Falange Cubana, secondo alcuni, diedero esito ad un'infiltrazione nel M 26-7 (Movimento del 26 Luglio), il movimento popolare che iniziò la “rivoluzione cubana” con l'assalto alla Caserma Moncada, avvenuto appunto il 26 luglio del 1953, inizio dell'ascesa di Fidel Castro. Di certo il Movimento del 26 Luglio ed il suo fondatore, lo stesso Fidel Castro, all'inizio non erano marxisti, si ispiravano al pensiero libertario ed antimperialista dell'eroe nazionale e poeta José Martí e nonché al socialismo rivoluzionario, oserei dire nazional-rivoluzionario, al M 26-7 aderirono molti militanti del Movimiento Nacionalista Revolucionario e tanti giovani di diverse idee. Solo successivamente venne improntata la Rivoluzione cubana su dinamiche marxiste o più correttamente su slanci filo-sovietici. Non è del tutto sbagliato pensare che fu una svolta voluta dallo stratega Castro, per le opportunità politiche che rappresentava l'Unione Sovietica nel periodo dell'embargo americano. Il tutto giustificherebbero le teorie, tutte da verificare, dell'aiuto di Ernesto Che Guevara e di Fidel Castro nel fare espatriare i falangisti cubani, senza ritorsioni. Meno note alcune sfumature poco comuniste del castrismo , basta ripercorrere le vicende politiche dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, la conversione cristiana da parte del lider maximo, il forte nazionalismo cubano ed il marxismo economico non troppo ortodosso, mischiato a doppio binario ad una sorta di “capitalismo” nazionale a forte controllo statale, che lo rende (lasciatemelo dire) un comunismo atipico, una sorta di “fascismo economico” pur senza il caratteristico corporativismo di quest'ultimo. Curiose anche le convergenze ideologiche tra castrismo e le appendici rivoluzionarie del peronismo, Peron stesso ebbe a dire: «La Revolucion cubana tiene nuestro mismo signo», una specie di mutuo-soccorso latinoamericano, curiosamente fascio-comunista ed in funzione antimperialista, lo stesso che Castro più recentemente sembra non aver sdegnato, che si rintraccia chiaramente nei rapporti sia personali personali che geopolitici con Hugo Chávez, di cui sembra aver tollerato se non addirittura simpatizzato gli slanci peronisti, come quando accostò positivamente Lenin a Mussolini o quando s'è dichiarato peronista pubblicamente al cospetto della ex presidentessa argentina, la peronista Cristina F. Kirchner, esordendo: «Yo soy peronista de verdad», in quel periodo Chávez e Castro erano fortemente legati da una amicizia e sintonia politica profonda. Qualcuno, più distratto, obbietterà che comunque è difficile trovare una qualsiasi matrice o continuità ideologica falangista nel castrismo, per via delle posizioni meramente militariste e cattolico-clericali che ebbe il franchismo (In realtà più simile al “caudillismo” alla Batista, senza però l'imbarazzante asservimento alla CIA del dittatore cubano), per comprendere meglio bisogna scindere il franchismo dal falangismo originario di José Antonio Primo de Rivera e della sua fusione con le Giunte di Offensiva Nazional-Sindacalista di Ramiro Ledesma Ramos, a cui si ispirava la Falange Cubana, il castrismo era molto distante solo dal quella parte di franchismo reazionario quindi, la rivoluzione cubana è per certi versi accostabile in alcune sfumature anche al fascismo italiano delle origini rivoluzionarie o della RSI, di Nicola Bombacci e del sindacalismo rivoluzionario. Sicuramente emblematico è l'accettazione da parte di Castro del concetto di Cristianesimo nell'eccezione socialista e popolare già patrimonio culturale del socialismo nazionale americano-latino, che ha allontanato Cuba dall'ateismo marxista. Chàvez stesso in vita riferì in una dichiarazione video 28 giugno 2007 (dove chiariva che il suo socialismo era nazionale, cristiano e non marxista), riferisce di una confidenza fattagli dall'attuale presidente del Nicaragua Daniel Ortega a cui Castro stesso gli ha consigliato durante la prima ricorrenza della Rivoluzione del Giugno del 1980, di ricostruire una cattedrale distrutta, consiglio non accolto da Ortega allora ateo, oggi anche lui convertito al cristianesimo. Non a caso oggi il Nicaragua del sandinista Ortega, ha applicato delle leggi di divieto totale di aborto, tra le più dure al mondo, da far invidia ai programmi della destra radicale europea. Forti sono i rapporti del castrismo anche con la Boliva di Evo Morales, pochi sono a conoscenza che il movimento “socialista” di Evo Morales è di matrice unzaguistes, fondato da una sezione del fascismo di sinistra boliviano, seguaci di Oscar Unzaga de la Vega, fondatore nel 1937 della Falange Socialista Boliviana, che come quella cubana si ispirava alla Falange Española de las JONS di José Antonio Primo de Rivera, Morales non può essere ovviamente un fascista per via del suo percorso politico personale e del suo sindacalismo molto discutibile, ma il contesto ideologico del suo movimento ha dettato molto delle sue politiche da presidente, come Chàvez ha avviato nazionalizzazioni e politiche di socialismo nazionale, rapporti tra il Venezuela chavista e la Bolivia fortificati dal bolivarismo comune sono stati cementati dal consenso di Castro in persona. Quello che è certo che in America Latina (come nel mondo arabo) è difficile etichettare per schemi preconcetti, come succede in Europa, i confini sono sfumati e danno vita a fenomeni particolari, affascinanti ed irripetibili, come Fidel Castro stesso, il mondo perde un pezzo di storia importante di quel secolo romantico che è stato il Novecento, ma perde anche il pezzo più nobile della sinistra del primo ventennio quasi concluso del 2000, quella sinistra rivoluzionaria, nazionalista, non marxista, che ha fatto sognare non solo i giovani comunisti. Ciao Lider Maximo Fidel, grazie per la tua rivoluzione che si è trasformata in qualcosa di inatteso.
Davide Pirillo
E’ morto Fofò Oliverio, l’ultimo comunista del secondo Dopoguerra. Stamattina è venuto a mancare, all’età di 93 anni, un galantuomo che a partire della seconda metà degli anni 40, si è battuto, unitamente ad altri uomini, che lo hanno preceduto nel regno delle ombre, per fare alzare la schiena a contadini e operai della provincia di Crotone. Ha iniziato la sua attività politica a Casabona, dove tra l’altro ha ricoperto la carica di sindaco. E’ diventato, poi, dirigente provinciale e Mario Alicata, intellettuale napoletano mandato in Calabria alla fine degli anni 40 a dirigere il Partito comunista italiano, lo ha voluto al suo fianco nominandolo segretario particolare. Nel 1949 ha partecipato con Alicata alle decisioni che hanno portato Il Pci calabrese a guidare i movimenti per l’occupazione delle terre. Grazie anche a Fofò Oliverio, Alicata decise che l’occupazione delle terre dovesse partire da Crotone dove, non solo era presente il latifondismo, ma c’era la classe operaia delle fabbriche. Il Pci allora riuscì a mettere insieme le due forze popolari più rappresentative: contadini ed operai.
Fu anche consigliere provinciale, quando ancora Crotone faceva parte della provincia di Catanzaro. Non ebbe, però, mai poltrone remunerative. La sua partecipazione alla politica, come tanti altri dirigenti del Pci, era dovuta a motivazioni ideali e alla voglia di garantire il riscatto del popolo crotonese e calabrese soggiogato da forze padronali, che lo sfruttava e lo teneva sotto scacco. Solo negli ultimi anni della sua vita non ha preso parte alle attività della federazione crotonese del suo partito e a quelle della Cgil, l’altra sua grande passione. Rispetto ad altri uomini del suo tempo ha avuto più lucidità politica e maggiore capacità di leggere il futuro. E’ stato, infatti, uno dei più convinti sostenitori del processo di rinnovamento del suo partito: ha votato sì al referendum per passare dal Pci al Pds e successivamente si è espresso favorevolmente alla nascita dei Ds e del Pd. Stamattina è deceduto in ospedale, dove era ricoverato da qualche giorno, e in eredità ai figli non lascia palazzi e beni materiali ma l’orgoglio di averlo avuto genitore. I funerali si celebreranno alle 10 di domani nella chiesa di S. Antonio a Crotone.
La nota in ricordo di Fofò Oliverio da parte di Giovanni Puccio (PD Calabria).
E’ venuto a mancare stamane all’affetto dei suoi cari e dei tanti compagni che lo hanno conosciuto, Fofò Oliverio. Noi lo vogliamo ricordare col sentimento di stima e di gratitudine che si deve a chi ha speso generosamente per dare anima e corpo sociale a quel grande movimento di popolo che ha dato vita nell’immediato dopoguerra alla ricostruzione democratica dell’ Italia e del Mezzogiorno. Crotone e il crotonese furono protagonisti e fu per merito di dirigenti prestigiosi come Oliverio, Poerio, Caruso e tanti altri ,che venne costruito i l tessuto democratico sul quale si sono realizzate le grandi riforme sociali che hanno liberato il mezzogiorno dagli antichi retaggi feudali. Oliverio ha proseguito il suo impegno per unire le grandi idealità che hanno segnato la storia della nostra terra e lo ritroviamo fino agli ultimi appuntamenti impegnato a costruire il futuro delle giovani generazioni. Oggi le nostre bandiere sono abbrunate, ma al lutto si accompagna il ricordo di una esperienza di vita che continua ad illuminare il cammino di tanti democratici. Ed è con l’esempio di vita di dirigenti come Fofò che si tempra la fiducia nel futuro. Al lutto del cuore di tanti che l’hanno conosciuto e stimato si accompagna il ristoro di un ricordo che rimane vivo per l’oggi e per il domani.
Il giovane di 32 anni aveva l’arteria femorale lesionata ed è deceduto nel nosocomio di Catanzaro dopo 28 giorni di agonia. Il 30 marzo, dopo un incidente a bordo di un quad, aveva atteso 9 ore per un esame nell'ospedale di Crotone.