Non è solo un problema di pennacchio, come magari pensano alcuni. L’organizzazione che ci siamo dati in Italia prevede che le città principali, che fanno da traino per lo sviluppo e le attività commerciali, siano anche punto di riferimento sul piano della rappresentatività e dell’immagine.
Nelle città-guida vengono, infatti, concentrati gli uffici più importanti, le attività commerciali rilevanti e le scuole. Per restare in Calabria Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia sono sedi delle scuole più importanti.
Questa organizzazione è naturale e riguarda tutte le province italiane e mondiali.
Nello stilare il piano di dimensionamento scolastico, quindi, l’amministrazione provinciale avrebbe dovuto tenere in debito conto il funzionamento del sistema.
Conviene a tutti, perché quando la città di riferimento ha prestigio e la sua economia non subisce attacchi e ridimensionamenti anche il territorio di riferimento ne trae grandi benefici. Così è stato nel passato anche per Crotone.
Ricordo a tutti, anche me stesso, che sino a quando Crotone ha avuto un’economia trainante anche i comuni circostanti hanno vissuto una situazione benessere diffuso. La logica dice, quindi, che la città capoluogo deve essere difesa e la sua immagine salvaguardata, nell’interesse di tutti.
L’appuntamento con il dimensionamento scolastico ha sconvolto questa logica: la città di Crotone non è stata salvaguardata e la sua immagine ne esce deturpata e ridimensionata. Purtroppo è la prima volta che viene fatta una scelta così penalizzante.
Probabilmente nel passato c’era una classe politica più attenta alle dinamiche di rappresentanza e soprattutto teneva in debito conto la città capoluogo. Probabilmente perché la città esprimeva una classe politica adeguata.
L’attuale presidente della Provincia, Sergio Ferrari, è il primo amministratore che guida l’ente intermedio che non è nato o risiede a Crotone. Anche questo probabilmente ha pesato nel disegnare il progetto di dimensionamento.
Attenzione, però, agli effetti collaterali: quando crolla l’economia e viene ridimenzionata l’immagine della città di riferimento si assiste ad un tracollo dell’intero territorio. In verità il tracollo è iniziato da tempo e Ferrari e la sua amministrazione non hanno responsabilità soggettive sul passato.
Le responsabilità sono da attribuire principalmente al lento declino della classe politica che ha governato il Crotonese nell’arco degli anni. Un poco alla volta la classe politica ha perso sul piano della qualità. Oggi è stato toccato il fondo. Ferrari non è responsabile per il passato, però, deve stare attento a non dare il colpo di grazia.
Il problema da affrontare e risolvere, quindi, è quello della presenza della classe politica scadente, che non ha ben presente come funzionano le cose e ragiona con il sentimento del campanile. Guardando le proposte sul dimensionamento scolastico è evidente che la città capoluogo viene ridimensionata anche con il consenso dei consiglieri provinciali che sono espressione di Crotone. Il campanile ha funzionato solo a livello territoriale. Anche questo è un dato che è rappresentativo dei tempi che viviamo.
P.S. Afflitto se ci sei batti un colpo. Restando nel ragionamento della rappresentanza politica mi viene in mente il consigliere regionale Francesco Afflitto, eletto nelle liste del Movimento 5stelle.
Devo confessare che pur essendo un giornalista di antico pelo non conosco fisicamente il consigliere regionale Afflitto, unico eletto nella provincia di Crotone. E’ la prima volta che succede. Non c’è traccia della sua attività.
Non interviene nemmeno sui temi più cari al suo partito (ambiente). Di recente si è aperto il dibattito sul progetto di realizzare la discarica proposta da Guglielmo Maio a Giammiglione.
Su questa proposta ci sono state due interrogazioni: la prima presentata dal Partito democratico (Ernesto Alecci e Mimmo Bevacqua) e la seconda dal capogruppo del partito di Afflitto (Tavernise).
Afflitto dica di che cosa si occupa alla Regione e che cosa ha fatto in difesa del territorio che lo ha eletto.