«Per questo motivo – spiegano - abbiamo aspettato il tempo necessario per poter dire su quanto avvenuto in quella che è stata la giornata più calda, a nostra memoria, della nostra città. Momento difficile per la cittadinanza, che ha visto sviluppare, e propagare, incendi su tutto il territorio».
«Particolare preoccupazione e attenzione – riferiscono le associiazioni - hanno dato le fiamme che si sono sviluppate nel capannone dell'ex area Sasol e nell'area che vede presente una serie di rifugi, baracche di fortuna, usate dai molti migranti a cui viene impedito, dalle normative vigenti, l'accesso alle strutture di seconda accoglienza».
«Quella della "baraccopoli della stazione" – ricordano le associazioni - è una situazione che da oltre 20 anni non trova soluzione e di cui, come realtà associative che si occupano dell'accoglienza, dell'accompagnamento e, soprattutto, dei diritti umani e civili dei migranti, abbiamo sempre attenzionato».
«Oltre aver coinvolto più volte – sottolinean la nota -, fin da quando i migranti dormivano nei treni e nelle navi, la stampa nazionale che si è occupata del tema con reportage esclusivi, abbiamo più volte promosso azioni mirate a trovare una soluzione strutturale per superare questa situazione di disagio. Al contempo non abbiamo mai fatto mancare la nostra presenza alle persone costrette ad alloggiare in queste "abitazioni" che ci ricordano una vecchia zona della nostra città, Shanghai, appartenente ad un nostro, non tanto lontano, passato. Abbiamo affiancato i migranti presenti nel territorio tramite le azioni del Camper della Solidarietà, dei cooperatori della Coop. Agorà Kroton, Kroton Community, Baobab e i volontari della Protezione Civile di Isola Capo Rizzuto e dell'Arci Crotone. Abbiamo dato pasti, fornito accompagnamento legale, sociale, sanitario, azioni di housing sociale».
«Deve essere chiaro per tutti – avvertono le associazioni - che questa situazione, l'esistenza di una baraccopoli, è da imputarsi in origine al Regolamento Dublino e, successivamente ai vari decreti e deggi che hanno impedito, e impediscono, l'accesso alle strutture di seconda accoglienza e che quindi costringono, migliaia di persone, per diverse ragioni, alla ricerca del lavoro spesso in condizioni di sfruttamento e precariato tale da non fornire risorse necessarie per una collocazione stabile in una abitazione dignitosa».
«Questa situazione esiste, ci preme evidenziarlo – incalzano le associazioni -, a pochi chilometri di distanza di uno dei più grandi centri di prima accoglienza europei. Il Campo di Sant'Anna. Una situazione che manifesta una incapacità, o poco interesse, dello Stato e di tutta la sua filiera sulla ricerca di una situazione».
«Ma veniamo ai fatti di quella difficile giornata – entra nel merito la nota -. Il 25 luglio i nostri cooperatori e volontari ,da soli, si sono recati alla baraccopoli, appena l'incendio si era sviluppato trovando sul luogo quattro persone. Di queste una si è allontanata volontariamente, un'altra è stata accolta nel progetto Sai Comune di Crotone e due nel Progetto Prins sempre del Comune di Crotone e gestito dalla Croce rossa italiana. Questa la situazione trovata, altri si saranno allontanati appena visto il pericolo e, ad oggi, sappiamo che sono ritornati a dormire lì».
«Noi come realtà del Terzo settore – auspica la nota - speriamo che si possa riaprire la discussione, e si possa percepire l'impegno dello Stato nel dare una soluzione strutturale a questo problema. Nel frattempo noi ci siamo, e quello che facciamo, da sempre, è motivato da una idea e da una visione che abbiamo del mondo, attraverso azioni che volte a rivendicare, riconoscere e affermare i diritti, civili e sociali, delle persone che lo abitano, mosse da un unico valore universale, la centralità e la dignità della persona», conclude la nota.
*Il camper della Speranza, "on the Road"
Coop. Sociale Agorà Kroton,
Coop. sociale Kroton Community
Coop Sociale, Baobab
Protezione Civile di Isola Capo Rizzuto
Arci Crotone
Access Point
Ass. A.Maslow