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LA LETTERA│Il centro cittadino puo' e deve rinascere attraverso il Psc

Posted On Lunedì, 24 Aprile 2023 19:37 Scritto da

Appena dopo il secondo conflitto mondiale la città di Crotone comincia ad assumere la struttura urbana che tutti quanti noi oggi conosciamo e viviamo quotidianamente, in quegli anni la città comincia ad espandersi fuori le mura e comincia a crescere il centro cittadino e con esso, a seguire, i quartieri periferici. Quartieri che hanno una caratteristica peculiare.

Quella di essere contigui e prossimi, un tutt’uno con il centro storico e con il centro cittadino. Cresce il centro cittadino e nascono e cominciano a crescere i quartieri di Via Libertà, del Carmine, della Marina, della Marinella, di Sant’Antonio, di Fondo Gesù, di San Francesco, di Vescovatello, di Lampanaro, dei Trecento Alloggi, di Villa Giose, di Gabelluccia, di Poggio Pudano, di Bucchi, di Cantorato, di Gabella, di Margherita. Crescono i quartieri di Papanice e Apriglianello e ancora più avanti nel tempo nascono e crescono, in questo caso, in maniera esponenziale, il quartiere Tufolo e, più recentemente, il quartiere Farina. E negli ultimi anni cresce in maniera vergognosa il quartiere degli invisibili e degli inavvertibili, quello per intenderci attaccato alla stazione ferroviaria. Assieme alla città nascono e si moltiplicano le attività commerciali e, grazie alla presenza delle grandi fabbriche, vengono alla luce centinaia di opifici che fecero di Crotone un’anomalia in Calabria e nel Mezzogiorno. Sul finire degli anni 90 seguì la dismissione industriale e l’istantaneo declino della città culminato negli ultimi anni con il crollo definitivo dell’economia cittadina che , oggi, hanno fatto di Crotone la città italiana con il più alto numero di beneficiari di reddito di cittadinanza. Un declino inesorabile, repentino e doloroso di cui bisognerebbe cominciare ad occuparsi sensatamente. Senza cadere e lasciarsi trascinare nelle trappole della nostalgia di un mondo che fu e che non ritornerà mai più o, peggio, di un mondo di cui abbiamo perso le tracce e la memoria. Un mondo, le cui tracce, del resto sono ormai irrecuperabili per colpa di un’antropizzazione selvaggia e barbara che ha distrutto tutto. Sinanco la memoria.
Tralasciando velocemente, e volutamente, questo ragionamento e questa riflessione che ci porterebbe lontano, su un sentiero pericoloso e pieno d’insidie, e pur sapendo che la storia non si ripete e non si può ripetere, noi restiamo convinti che Crotone ha, al suo interno, le forze e le intelligenze e le menti per ideare, pensare e progettare un nuovo inizio. Ripensare un nuovo inizio pur in presenza di un disastro che ormai ha assunto caratteri epocali, tragico e doloroso. Con una dismissione industriale che ha lasciato macerie e che ha sfasciato il già fragile e debole tessuto economico e sociale di una città operaia. E con una bonifica di una grande area industriale, individuata come area Sin, che stenta a decollare e che rimanda sempre più in avanti nel tempo la ripresa e il decollo di Crotone, bonifica che invece, se avviata, potrebbe rappresentare assieme al potenziamento del porto un’occasione imperdibile e irrinunciabile per riavviare e rilanciare la città. Una città che più passa il tempo e più perde forza e determinazione e sempre di più si rinchiude e si ripiega su stessa, triste e timorosa, quasi vergognosa delle condizioni in cui si trova e che, giorno dopo giorno, l’allontanano e la stanno allontanando sempre di più dal suo passato più recente. Quello che la rese una capitale del lavoro. E della dignità che il lavoro dona.
Siamo partiti da queste considerazioni iniziali che al primo impatto sembrerebbero non avere nessuna attinenza con le riflessioni che seguiranno e che riguardano le problematiche di un’area urbana ben definita, il centro cittadino. E l’abbiamo fatto per rimarcare le difficoltà in cui si trova la città che non può più accettare i pannicelli caldi proposti negli ultimi trent’anni e che invece ha bisogno di utilizzare l’innovazione trasformativa, l’unica che può produrre un cambiamento radicale per mutare l’apatico e indolente assetto attuale.
Com’è a tutti noto Via Veneto, il Corso principale della città, pensata come il prolungamento ideale di quella che era Via Vittoria, oggi Via Messinetti, non è mai diventata il salotto buono della città, limitandosi ad essere una delle tante arterie cittadine, anonima e priva di qualsiasi identità. Prima per la presenza delle ferrovie calabro lucane poi per la realizzazione di Corso Mazzini,. Questo il dato di fatto.
Senza cadere nella mera e sterile enunciazione di principi crediamo che l’allargamento del centro cittadino sia la soluzione ottimale, pensiamo la più credibile e ragionevole, per dare vitalità e vivacità ad un’area urbana che nel tempo ha dimostrato tutte le sue carenze e la sua inadeguatezza.
Per prima cosa va pensata e prevista la pedonalizzazione e la chiusura al traffico di Piazza Pitagora. Piazza dalla quale dovrebbero partire due direttrici. Via Poggioreale e Via Mario Nicoletta.
Questi i perimetri di un centro cittadino tutto da ideare, pensare, realizzare e ridisegnare. Via Mario Nicoletta, Via Carlo Crea, Corso Mazzini, Piazza Maestri del Lavoro, prolungamento finale di Via Roma, Viale Antonio Gramsci, Piazza Messina, Via General Tellini, Piazza Mercato, Via Poggioreale. Un centro cittadino pensato come un centro commerciale naturale all’aperto. Ecco l’idea innovativa e trasformativa. Un centro commerciale all’aperto attrattivo e attraente per i residenti e per gli eventuali visitatori. Un centro commerciale naturale all’aperto per rendere il centro cittadino più vivibile con la presenza di alcune piazze, e di alcuni spazi pubblici e luoghi d’incontro, che determinerebbero un effetto positivo non solo sul commercio e sulle attività commerciali ma sull’intera comunità, sulla stessa coesione sociale.
A questo riguardo per prima cosa andrebbero coinvolti gli esercenti e i residenti delle vie interessate. Avendo presente che, come ci hanno insegnato le ultime vicende del centro storico, con lo scontro frontale tra residenti e imprese e imprenditori del settore food, ognuno di questi attori rappresenta interessi, e interessi il più delle volte contrapposti e confliggenti, a cui vanno date risposte concertate e condivise. Per questo, quindi, andrebbero coinvolti immediatamente i cittadini e gli operatori commerciali e con loro discutere di quest’idea allo stato nascente. Idea da far confluire, ove fosse accolta e condivisa , in una progettazione e pianificazione complessiva.
Avendo, come amministrazione comunale, un obiettivo ben definito e specifico che deve diventare obiettivo di tutti. Migliorare e aumentare la qualità della vita della città. E del centro cittadino, che ormai non funziona e che risulta essere isolato e marginale. Naturalmente per essere efficace l’iniziativa amministrativa va fatta senza perdere tempo e con il massimo della condivisione. Un primo tentativo di concertazione urbana. Necessaria. E non più rinviabile. Alla quale va accompagnata l’immediata adozione del Piano Strutturale Comunale. Strumento senza il quale le parole restano parole e le chiacchiere diventano invenzioni e menzogne. Storie.

P.S. inizialmente si potrebbe pensare di riperimetrare e ridisegnare il centro cittadino lavorando su Via Veneto e tutte le vie collaterali , parallele e perpendicolari, Via Paternostro, Via Tedeschi, Via Venezia, Via Roma, Via Firenze, via Cutro, sino all'incrocio di Corso Mazzini, e Via Mario Nicoletta, sino all'incrocio di Via Pignataro, Via Messinetti, Via General Tellini , Via Reggio e Via Poggioreale.
Un progetto e una progettazione innovativa e trasformativa per riavviare il centro cittadino e, contemporaneamente, per rilanciare la città.
Giovanni Lentini