«Dopo l'avvio della fase 1 della bonifica delle ex aree industriali relative alle discariche fronte mare, quella che viene ricordata come la "passeggiata degli innamorati", arriva da Roma, un'altra, fondamentale, decisiva notizia: l'approvazione del progetto operativo fase 2».
«Il nostro concittadino Michele Lorenzo Biafora è stato insignito oggi, nel corso di una cerimonia che si è tenuta presso la sala Promoteca del Campidoglio a Roma, del prestigioso "Premio culturale internazionale Cartagine 2.0"».
«Si è compiuto un altro passo importante per garantire il sacrosanto diritto alla mobilità a circa 300mila calabresi residenti nel territorio crotonese, catanzarese e cosentino». Saluta così la conclusione anticipata la Conferenza dei Servizi per l’aeroporto di Crotone il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.
«Ieri mattina – scrive il governatore – ho presieduto la seduta conclusiva della Conferenza dei servizi sugli oneri di servizio pubblico per i collegamenti aerei dell’aeroporto di Crotone che si è chiusa in venti giorni rispetto ai 45 previsti. La riunione – prosegue la nota – si è conclusa con la completa definizione del contenuto degli oneri ed ha registrato la convergenza all’unanimità e senza condizioni di Regione, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ente nazionale aviazione civile, Provincia di Crotone, Comune di Crotone e Sacal. I collegamenti prescelti sono stati Roma Fiumicino, Torino e Venezia. Il collegamento per Roma è coperto con frequenza giornaliera per un periodo di tre anni, prorogabili a 4. Il collegamento per Torino è coperto con frequenza trisettimanale e quello per Venezia con frequenza bisettimanale, entrambi per un periodo di due anni, anche questi prorogabili a 4. Ci sarà un regime tariffario differenziato con costi più contenuti per i residenti nella Regione Calabria. Adesso – conclude il presidente Oliverio – il percorso riprenderà presso il ministero per l’assunzione dell’atto formale di imposizione degli oneri, per le comunicazioni alla Commissione europea e per la selezione delle compagnie che effettueranno i servizi. Si è compiuto un altro importante passo nella direzione di garantire il sacrosanto diritto alla mobilità, a lungo violato, per circa 300.000 calabresi residenti nel territorio crotonese, catanzarese e Cosentino».
Il Partito democratico prende ufficialmente le distanze dal presidente della giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, e decide di provare a fare l’accordo con il Movimento 5 stelle. E’ questa in breve sintesi la conclusione a cui si è arrivati alla fine di una riunione tenutasi ieri a Roma nella sede nazionale del Pd. All’incontro del Nazareno convocato dal responsabile nazionale del partito, Nicola Oddati, e dal commissario regionale Stefano Graziano hanno partecipato i consiglieri regionali Carlo Guccione, Mimmo Bevacqua, Nicola Irto (presidente del Consiglio), Mimmo Battaglia (capogruppo), l’ex deputato Bruno Censore e il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci. Nei prossimi giorni, quindi, si tenterà di fare l’accordo civico con M5S anche in Calabria, con le stesse caratteristiche di quanto è stato deciso in Umbria. Ufficialmente, quindi, il Pd ha preso le distanze da Oliverio e da ogni ipotesi di primarie. E’ evidente che lo scontro con gli oliveriani è destinato ad acuirsi e coloro che decidono di seguire il presidente saranno fuori dal partito. In questa direzione non dovrebbero esserci deroghe e nei prossimi giorni si farà la conta anche nelle sedi periferiche di chi sta da una parte o dall’altra. Sotto controllo sono il segretario delle federazioni di Cosenza e Crotone, Luigi Guglielmelli e Gino Murgi. Ieri a Feroleto Antico (Lamezia Terme) si è riunito la rappresentanza del centrosinistra (partiti e movimenti) che sostengono Oliverio. Di Crotone era presente il “reuccio” Enzo Sculco, leader del movimento dei DemoKratici e della “Prossima Crotone”, la coalizione che governa la città pitagorica. La presenza del “reuccio” alla riunione ha un solo significato: i DemoKratici sosterranno Oliverio alle prossime elezioni. All’incontro di Feroleto Antico non c’erano il Pd e Leu, che stanno appunto lavorando per una candidatura civica con i pentastellati. Venerdì prossimo ci sarà per Oliverio la prova del nove, nella kermesse degli oliveriani che chiedono a gran voce la ricandidatura dell’attuale governatore.
«Se è vero che le grandi conquiste – si legge in una nota congiunta delle Camere di commercio di Crotone, Catanzaro e Vibo – sono fatte, a volte, di piccoli traguardi, quello raggiunto lunedì scorso al ministero dello Sviluppo economico dalle 18 Camere di commercio italiane dissenzienti rispetto alla riforma del sistema camerale così come attualmente strutturata, può considerarsi davvero significativo.
Hanno ottenuto, infatti, quello che, in questa fase, era un primo obiettivo: essere ascoltati ai più alti livelli istituzionali e l’apertura governativa a possibili soluzioni alternative che rispettassero, conciliandole, da un lato le finalità stesse della riforma, dall’altro il fondamentale ruolo a tutela delle imprese e delle specificità territoriali di ciascun ente camerale per il contesto provinciale di riferimento, per uno sviluppo sostenibile e competitivo.
Intorno a uno stesso tavolo, nell’Aula parlamentino del Mise, a discutere di questo, si sono ritrovati per il ministero, il viceministro Dario Galli, assistito dal capo della Segreteria tecnica del ministro Daniel De Vito; per Unioncamere il segretario generale Giuseppe Tripoli e, appunto, i presidenti degli Enti camerali di Massa Carrara, Pavia, Ferrara, Lucca, Pisa, Terni, Rieti, Frosinone, Teramo, Benevento, Oristano, Brindisi, Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro, Ravenna, Parma Verbania Cusio Ossola, accompagnati dai rispettivi segretari generali. Per le Camere di commercio di Vibo Valentia, di Catanzaro e di Crotone erano presenti i rispettivi presidenti Sebastiano Caffo, Daniele Rossi, Alfio Pugliese con il consigliere camerale Francesco Maria Lagani (delegato alla Riforma) e il segretario generale dell’Ente camerale vibonese Bruno Calvetta.
I primi segnali di ottimismo già ad apertura di seduta, quando il viceministro Galli, nell’introdurre i lavori, ha evidenziato come neanche la parte di Governo da lui rappresentata, in fondo, condividesse appieno la legge di riforma delle Camere di commercio, e come dunque, fosse disponibile a che, pur nella necessità di portare a compimento un percorso già avviato, potessero essere riconsiderati, da un lato, i criteri che portano alla drastica riduzione degli Enti da 105 a 60, e dall’altro, le disposizioni contenute nel testo di legge, con l’introduzione di correzioni e aggiunte per un più chiaro ed ampio riconoscimento del ruolo di ciascun Ente all’interno dei processi di accorpamento e di maggiori tutele delle identità territoriali, senza perdere di vista l’obiettivo primari, come poi precisato anche da De Vito, di consolidare la qualità e l’economicità dei servizi a favore delle imprese.
Dal canto loro i presidenti degli Enti camerali, coordinati dal presidente della Camera di commercio di Pavia Franco Bosi, hanno ribadito in modo chiaro i motivi della loro opposizione a questa riforma, convinti, fuori dal coro, che il processo di accorpamenti in atto nel sistema camerale non porterà ad alcun risultato positivo né in termini di risparmio di spese, né di migliore organizzazione del sistema camerale, né di migliori servizi offerti e né, ancora, di maggiore soddisfazione dell’utenza, anzi, come hanno avuto modo di evidenziare i presidenti Sebastiano Caffo, Daniele Rossi e Alfio Pugliese: “una riforma approssimativa che non tiene conto di tutto questo non può che nuocere anche all’intero sistema camerale che vede depauperata la rete vitale di riferimenti territoriali efficienti, credibili, autorevoli e compromesso un cambiamento che doveva e poteva veramente essere orientato all’interesse delle imprese, alla crescita socio-economica dei territori, allo sviluppo armonico dell’intero Paese”. Per quanto riguarda le tre camere calabresi interessate dall’accorpamento, sono svariate le motivazioni che spingono le stesse a chiedere a voce unanime una rivisitazione della riforma del sistema camerale. Caratteristica comune dei territori in questione è, infatti, l’assoluta carenza di infrastrutture di collegamento che rende estremamente difficile, se non impossibile, garantire una rete istituzionale efficiente per la nuova struttura camerale che si verrebbe a creare con l’accorpamento. Inoltre, le difficoltà economiche e sociali che attanagliano le province coinvolte andrebbero sicuramente ad accentuarsi a causa dell’assenza fisica dell’ente camerale sul territorio, con tutte le conseguenze dannose che si verrebbero a creare.
E sullo specifico accorpamento delle tre Camere calabresi il presidente Rossi ha precisato “la Giunta della Cciaa di Catanzaro ha apertamente dimostrato ostilità verso questo accorpamento e vicinanza a Vibo e Crotone che hanno pari dignità di esistere in autonomia”. Per il Presidente Pugliese, poi “Si deve arrivare ad un superamento del vecchio schema riformista privilegiando la prossimità alle imprese, le esigenze dei territori e non quelle di Unioncamere, anche perché gli enti camerali sono già responsabilmente orientati verso l’efficientamento e la riduzione dei costi, tanto che quelli di Vibo, Catanzaro e Crotone, in sintonia, stanno già pensando di avviare servizi in compartecipazione in regime di convenzione”. Ferma restando la buona volontà dei presidenti delle tre camere di commercio calabresi coinvolte dalla riforma di attuarla nell’ottica di un miglioramento dei servizi e di una riduzione dei costi, gli stessi intendono sollecitare la massima attenzione politica, sia locale che nazionale, nei confronti delle imprese, delle associazioni di categoria e di tutte le istituzioni legate al sistema camerale al fine di salvaguardare lo stesso sistema, attualmente un modello di efficienza della pubblica amministrazione.
La richiesta è, quindi, quella di un incontro con il presidente della Regione Calabria, i presidenti delle Province coinvolte e con i sindaci di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia per ottenere il loro sostegno a livello nazionale e rafforzare la voce delle Camere calabresi. Le motivazioni dei presidenti dissenzienti e dei segretari generali devono essere state sicuramente convincenti tanto che da indurre il viceministro Galli ad aprire una linea di credito alle istanze proposte e a favorire l’istituzione di un tavolo tecnico ad Unioncamere. E proprio ad Unioncamere, il giorno seguente all’incontro al Mise, nel corso dell’Assemblea generale dei presidenti, sono stati affrontati, come punti all’ordine del giorno, l’attuazione della riforma e le modifiche avanzate dai 18 presidenti dissenzienti, con la disponibilità espressa dal presidente Carlo Sangalli all’istituzione del tavolo tecnico per arrivare a proposte precise, articolate e applicabili, condivise da tutto il sistema camerale, da presentare, entro fine luglio al ministero. E’ questa una ulteriore e importante tappa di un percorso già da tempo avviato dagli Enti camerali, che con continuità d’azione, attenzione ed oculatezza, sono impegnate a superare le criticità di una riforma ritenuta sbagliata e che per questo motivo anche per il tavolo romano sono già di nuovo al lavoro e con le idee chiare, pronte e coese per difendere, nel rispetto delle finalità della legge di riforma, gli interessi delle imprese e delle comunità rappresentate».
ROMA - Dopo più di un anno e quattro riunioni già annullate, anche oggi è saltato il tavolo sui call center previsto al Mise. «Confidavamo di riuscire finalmente a parlare con il ministro Luigi Di Maio che aveva accolto l'ennesima nostra richiesta. Purtroppo oggi, arrivando al ministero abbiamo però appreso della sua assenza dai dirigenti ministeriali presenti al tavolo e a quel punto insieme agli altri segretari generali di categoria abbiamo deciso di lasciare il ministero». Così il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo, uscendo dal Mise e aggiungendo «Siamo arrabbiati. Alla fine, abbiamo scoperto che nello stesso momento in cui era previsto il nostro incontro, il ministro era impegnato con una diretta Facebook su temi politici che nulla hanno a che fare con il suo ruolo da ministro. Il mondo dei call center è in forte difficoltà - continua Ugliarolo – ricordando le diverse vertenze del settore e il ministro continua a sottovalutare». Di fatto, conclude, «ancora una volta ha preferito fare altro, dimenticandosi dei lavoratori dei call center e delle loro serie problematiche».
Una nota delle segretarie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom precisa che «nei giorni scorsi è stato convocato per la giornata odierna (18 lugglio, ndr) il Tavolo di settore delle Tlc, con le Organizzazioni sindacali confederali e Asstel, alla presenza del ministro Luigi Di Maio. Questa mattina il Tavolo, invece, è stato allargato ai sindacati autonomi, scarsissimamente presenti nel settore, e non c'era traccia del ministro Di Maio. Un appuntamento che, quindi, è la replica esatta di altri due incontri svolti sempre presso il ministero dello Sviluppo economico. Un appuntamento che, evidentemente, ha il solo obiettivo di prendere altro tempo e non di discutere dei problemi concreti del settore.
Le scriventi Organizzazioni sindacali, ribadendo la piena disponibilità ad attivare un confronto vero con il ministro per risolvere le troppe gravi crisi aperte, che rischiano di portare a migliaia di licenziamenti, hanno inoltre ribadito in ogni occasione quali sono i problemi da affrontare, anche presentando una Piattaforma scritta alle Istituzioni. Si tratta di risolvere i problemi legati alle delocalizzazioni delle attività, al costo del lavoro, al dumping contrattuale, alla mancanza di ammortizzatori sociali stabili e certi, alla corretta applicazione delle clausole sociali, a un progetto di formazione adeguata a traghettare il settore verso la necessaria digitalizzazione».