L'arte bianca
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«Era completamente buio ed abbiamo visto subito un corpo senza vita e poi, continuando a camminare sulla spiaggia, ne abbiamo tirati fuori dall'acqua decine». È la drammatica testimonianza del vicebrigadiere dei Carabinieri Gianrocco Chievoli resa oggi all'udienza del processo che si sta celebrando davanti al Tribunale di Crotone contro i presunti scafisti del caicco naufragato il 26 febbraio dello scorso anno a poche decine di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

Il militare dell'Arma è stato il primo ad arrivare sulla spiaggia: «Dopo aver tirato fuori i cadaveri dell'acqua per evitare che venissero risucchiati in mare, abbiamo visto i resti della barca e c'erano oltre a tanti morti anche delle persone vive. Ci siamo tuffati col il collega ed abbiamo aiutati una ventina di persone a mettersi in salvo. Sinceramente non so quanti fossero».
Il racconto del vicebrigadiere in aula, anche attraverso le domande dell'avvocato di parte civile, Francesco Verri, è servito più che al processo contro gli scafisti, a mettere in evidenza i tempi dei soccorsi sui cui ritardi la Procura della Repubblica ha aperto una indagine parallela che dovrebbe concludersi a breve: «Eravamo impegnati a Rocca di Neto quando siamo stati avvisati dello sbarco. Erano le 4,15 e siamo arrivati alle 5. Non ci avevano preallertati che ci potesse essere uno sbarco. Da quando avevo preso servizio, da mezzanotte, nessuno ci aveva avvertito che stava per arrivare una barca di migranti. Appena arrivati sulla spiaggia ci siamo resi conto della gravità della situazione ed abbiamo chiesto rinforzi. La prima pattuglia di colleghi di Botricello l'ho vista circa 40 minuti dopo».
Sul banco dei testimoni è poi salito l'ammiraglio Salvatore Carannante che ha redatto la consulenza tecnica sul naufragio per conto della Procura della Repubblica di Crotone. Nessuna domanda dalle parti a Carannante che ha confermato il contenuto della sua perizia nella quale sostiene essenzialmente che i dati di Frontex su rotta e velocità del caicco erano «approssimativi se non fuorvianti» e che con quelle indicazioni la barca «con i possibili migranti sarebbe dovuta giungere nella zona della baia di Copanello, quindi ben più a sud-ovest di Steccato di Cutro».

Medico legale: «Gran parte morti fu per annegamento»

«La gran parte dei migranti morti nel naufragio di Cutro sono deceduti per asfissia da annegamento». Lo ha detto il medico legale Massimo Rizzo deponendo davanti al Tribunale di Crotone nel processo. Rizzo ha spiegato di aver svolto l'esame autoptico sui corpi delle vittime con tecniche che si utilizzano per i "mass disaster".
«I cadaveri di chi muore per annegamento - ha detto il medico legale - hanno tempi di decomposizione triplicati». Il medico legale ha anche risposto in modo affermativo alla domanda del legale di parte civile, Francesco Verri, se alcuni dei naufraghi possano essere morti per ipotermia. Un quesito che il legale ha voluto porre in relazione ai tempi con cui i soccorsi sono giunti sul luogo del naufragio. «L'ipotermia - ha risposto Massimo Rizzo - può avere provocato attacchi di panico che a loro volta possono aver determinato l'annegamento di alcuni migranti».

Avvocato vittime: «Autorità sapevano ma non ci fu allerta»

«Quella di oggi è stata un'udienza molto importante perché il carabiniere che è accorso sulla spiaggia di Cutro ha spiegato che il suo intervento non è stato preceduto da un'allerta, eppure le autorità sapevano che un'imbarcazione carica di migranti era diretta verso le nostre coste dalla sera prima. Fino alle 4.15 del 26 febbraio quel carabiniere non ne ha saputo nulla tanto che si stava occupando di un furto in un'altra città». Così a LaPresse l'avvocato Francesco Verri, legale che rappresenta alcuni dei parenti delle vittime del naufragio. Tra le testimonianze di oggi anche quella del medico legale che «ha spiegato che il freddo potrebbe aver provocato un attacco di panico tra i migranti che si trovavano nelle acque gelide di Steccato di Cutro. Questo - precisa Verri - potrebbe aver causato un annegamento in emersione, quindi i ritardi che noi riteniamo esserci stato nei soccorsi potrebbero aver determinato la morte di alcuni dei passeggeri dell'imbarcazione».