L'arte bianca
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CROTONE «Non avevamo dubbi che la vicenda della bonifica di Crotone si sarebbe ulteriormente arricchita con nuovi atti e colpi di scena degni di un abile regista di quelle serie che tanto spopolano nelle Tv. Proviamo però, soprattutto dopo l’audizione del presidente della Regione Calabria presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, di mettere dei punti fermi, incontestabili e non smentibili». Sono le dichiarazioni di Pino Greco, componente del comitato “Fuori i Veleni. Crotone vuole vivere” in merito ai contenuti dell'audizione del presidente Roberto Occhiuto in commissione Ecomafie

«Intanto – premette Greco – c’è un prima e un dopo ovvero prima del 2019 e dopo il 2020. Ormai è a conoscenza di tutti che la Conferenza dei servizi dell’ottobre 2019 stabiliva che i rifiuti delle operazioni di bonifica dovevano essere smaltite e conferite fuori dalla Calabria proprio come prevedeva il Provvedimento unico autorizzativo regionale (Paur) che diventa vincolante per avviare il Pob. A questa determinazione si arrivava dopo anni di scontri, confronti, interlocuzioni tra Eni da una parte e l’allora Giunta della Regione Calabria guidata dal presidente Oliverio che con il sostegno del territorio e il supporto del dipartimento Ambiente produceva dati certi, scientifici e inoppugnabili che, impedivano la creazione di nuove discariche e l’appesantimento di una situazione ambientale già fortemente provata del territorio crotonese». 

«Ed è già nel marzo 2017 – ricostruisce Greco – che è proprio l’Eni a presentare finalmente uno Studio di fattibilità sulle modalità di smaltimento e destini finali dei materiali scaturenti dalla bonifica. Già allora quel Piano prevedeva il conferimento dei rifiuti sia all’estero che in discariche in Italia fuori dalla Calabria. Per chi volesse tale Piano è facilmente consultabile in quanto parte integrante del Pob2. Purtroppo il dopo, dal 2020 in poi, si contraddistingue per silenzi, malafede e persino disinformazione ed inganni. Per uscire da queste sabbie mobili, è nato un Comitato che già nel suo nome lanciava un segnale forte contro tutte le ambiguità: “Fuori i veleni. Crotone vuole vivere”». 

«Un Comitato fatto di donne e uomini – sottolinea Greco – che, al di là delle provenienze e delle appartenenze politiche, mettevano a servizio del territorio le proprie competenze e si univano per combattere i silenzi, le complicità di chi, a partire da Eni voleva trasformare in carta straccia gli accordi stipulati a Roma. Per mesi ci è stata raccontata la favoletta che non esistevano discariche idonee ad accogliere i veleni di e che l’unica soluzione era quella del conferimento presso la discarica di Crotone. Si è cercato in questi anni e in questi mesi di ledere anche l’agibilità democratica con ordinanze commissariali o addirittura minacciando l’intervento dell’esercito». 

«Oggi finalmente – commenta Greco – si riprende un cammino già tracciato nel 2019, la stessa Eni è costretta ad annunciare che ci sono le discariche all’estero e anche in Italia. Ma questo è solo l’inizio di un percorso, è necessario che tutte le operazioni siano compiute con la massima sicurezza e controllo sia per i lavoratori che per l’intera cittadinanza. Occorre esercitare la massima vigilanza che non ci sia alcuna interruzione di un processo che si sta lentamente avviando. Non sono consentiti ulteriori ritardi o tolleranza delle condotte omissive che hanno caratterizzato la questione bonifica Crotone in tutti questi anni». 

«Abbiamo dimostrato – rivendica Greco – che grazie all’impegno e al lavoro certosino si è riusciti ad ottenere un primo risultato. Il Paur si è dimostrato un vincolo veramente invalicabile e determinante per la difesa del territorio. A questo punto, considerato che tutti sono stati ascoltati dalla Commissione parlamentare tranne colui che ha posto il vincolo del Paur sarebbe estremamente utile convocare l’allora presidente della Giunta Regionale della Calabria Mario Oliverio». 

«Infine dobbiamo ricordare che l’Eni – stigmatizza Greco – è stata già condannata per la condotta sul nostro territorio al risarcimento del danno subito e grazie a quella sentenza è stato nominato un commissario con il compito di “...accelerare, coordinare e promuovere gli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale…”. Purtroppo alla luce dei risultati di questi anni pensiamo che questo obiettivo non sia stato raggiunto». 

«Ai ritardi si è aggiunta confusione – evidenzia Greco –, ordinanze che poi sono state impugnate davanti al Tar e così via. La complessità e la delicatezza della vicenda bonifica necessita di un commissario con elevate capacità scientifiche e tecniche che riesca con la propria azione, ridare speranza a Crotone e alla Calabria che hanno bisogno di punti di riferimento che ispirino fiducia e affidabilità. Facciamo questo appello al Governo e al ministro dell’Ambiente pur con rispetto nei confronti dell’attuale commissario e senza nulla togliere ad un uomo che è sempre stato al servizio dello Stato», conclude Greco.


 


 


 


 


 

 


 


 

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