La sanità pubblica rincorre il privato e i sindaci stanno in silenzio: quale futuro?
La sanità non funziona e le fasce più povere della popolazione rinunciano a curarsi. Lo sappiamo che è un problema italiano che, però, ha nella provincia di Crotone la punta dell'iceberg.
Negli altri territori, anche in Calabria, almeno si discute di sanità e si avanzano proposte per migliorare la situazione. Nella nostra provincia, invece, sulle disfunzioni sanitarie è calato un silenzio tombale.
Di solito il silenzio cala quando la situazione è positiva. L'attuale silenzio, però, rappresenta un dramma che si aggiunge ad una situazione che non lascia presagire nulla di buono.
Anche i 27 sindaci (al momento ne abbiamo 26, perché è stato sciolto anticipatamente il Comune di Strongoli) che dovrebbero difendere il territorio non dicono una parola. Eppure hanno la consapevolezza che l'ospedale di Crotone è ormai diventato meno di un discreto pronto soccorso. Non per colpa dei sanitari che ci lavorano, ma di coloro che, negli anni, hanno amministrato l'Azienda sanitaria.
Abbiamo subito tagli "vandalici" alla sanità pubblica, quella che dovrebbe garantire il servizio migliore, per finanziare la sanità privata nata per fare business. All'utenza è stata raccontata la favola di un servizio sanitario gratuito che non c'è stato.
Quello che si è consumato ci dice che la sanità pubblica ha copiato addirittura il privato. Il business oggi lo fanno, infatti, i medici che lavorano nelle strutture pubblica utilizzando l'intramoenia.
Le visite a pagamento e le attività diagnostiche che si effettuano nella struttura ospedaliera, utilizzando le macchine pubbliche, hanno la precedenza rispetto a chi avanza una richiesta con ricetta medica.
Che differenza c'è allora tra la sanità pubblica e quella privata? Alla luce di quanto si sta consumando, nessuna. Il paziente che non ha soldi per pagare viene rimandato, per alcune specialistiche, anche di anni.
Abbiamo costruito un servizio sanitario a misura di ricchi: chi ha i soldi si cura e chi non li ha può pensare di vivere meglio all'altro mondo. Lo sanno tutti, ma nessuno parla e molti poveri hanno buttato la spugna e non si curano più.
Il problema è serio e andrebbe affrontato aprendo una discussione nel merito, soprattutto alle nostre latitudini dove la povertà è più presente.
Dovrebbero essere i sindaci ad avviare il dibattito partendo dai lavori del pronto soccorso che somigliano alla tela di Penelope. I lavori del nuovo pronto soccorso dovevano essere ultimati entro il 31 dicembre scorso e, per quello che è visibile nel cantiere, sono ancora in alto mare. Nessuno, però, ne parla.
Non una sola parola è stata detta dal nuovo commissario dell'Azienda provinciale di Crotone, Antonio Brambilla. Da quando è alla guida della nostra Azienda non ha mai comunicato in che cosa è impegnato.
Un silenzio tombale, mentre la sanità continua a regredire: è diventato complicato persino trovare un medico di famiglia per sceglierlo. Per non parlare delle guardie mediche che, ormai, latitano in molte postazioni.
Non avendo la guardia medica la gente ricorre al pronto soccorso e lì rischia di restare impantanato. Non va meglio a chi si rivolge al 118, perché nonostante siano state acquistate cinque ambulanze non ci sono medici.
L'intervento si fa e l'infermiere, il più delle volte, trasporta il paziente in ospedale al pronto soccorso. C'è anche la questione del trasporto agli ospedali hub presenti in regione (quelli più attrezzati).
Di solito vengono trasportati in ambulanza percorrendo la statale 106. I familiari pregano che arrivino a destinazione ancora vivi. C'è anche l'elisoccorso che, però, di notte non funziona. Un cane che si morde la coda.
Converrebbe proprio non ammalarsi, ma questo non dipende dalla nostra volontà. La sanità è un servizio indispensabile e andrebbe tutelato.
I primi a scendere in campo dovrebbero essere i sindaci che, però, sembrano più impegnati a rincorrere telecamere e giornalisti per avere qualche attimo di visibilità.
Questa non è una strategia vincente e alla lunga chi la persegue paga un prezzo salato. Purtroppo il prezzo, al momento, lo paga l'utenza della nostra sanità malata e scadente.