L'arte bianca
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COSENZA Sono stati oltre cinquemila i manifestanti confluiti in piazza dei Bruzi, a Cosenza, che hanno aderito allo sciopero generale nazionale proclamato congiuntamente da Cgil e Uil contro la manovra finanziaria del governo. Circa 30 i pullman provenienti da tutta la regione che, dalla prima mattinata di oggi, hanno raggiunto la città di Cosenza. Alla manifestazione nel capoluogo bruzio, hanno partecipato associazioni, semplici cittadini e diverse fasce tricolore, tra cui il sindaco di Cosenza Franz Caruso e di Corigliano Rossano Flavio Stasi.

Natale al Centro Comune di Crotone
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Trotta (Cgil Calabria): «Da oggi al via la “rivoluzione sociale”»

«Ci aspettavamo questi numeri perché ci abbiamo lavorato - ha dichiarato il segretario generale Cgil Calabria, Gianfranco Trotta -, il riscontro che abbiamo avuto nelle assemblee è stato altissimo, la gente inizia a essere stanca di promesse, di tik tok e di risposte non date. È la gente della rivoluzione sociale, pacifica, per le strade della città. Non ci fermeremo oggi - ha assicurato Trotta -, per la Calabria è un segnale forte. Le rivendicazioni per la nostra regione rientrano nel “pacchetto nazionale”: chiediamo una migliore sanità, una rivalutazione delle pensioni, i fondi per il rinnovo dei contratti; per la Calabria, in particolare, chiediamo un Piano per il lavoro, la Calabria ha 'fame' di lavoro. Questa è la risposta che i calabresi, con oggi, iniziano a dare, per cui sono avvertiti tutti: la rivoluzione sociale, pacifica, è appena iniziata».

Senese (Uil Calabria): «La piazza di Cosenza è la nostra risposta a Salvini»

«Quella di oggi è una risposta forte per dire al governo che se i lavoratori hanno incrociato le braccia e rinunciato a una giornata di paga, lo hanno fatto per dei motivi importanti. Salvini ce l'ha messa tutta per metterci paura, per fare un'intimidazione “particolare”, evidentemente avrebbe voluto sindacati silenziosi, accondiscendenti. Dimostriamo che noi non siamo quel tipo di sindacato e penso che la partecipazione di oggi sia una risposta. Invitiamo il ministro a guardare bene questa piazza e ad avere rispetto per tutti i lavoratori e le lavoratrici e per i tanti pensionati che oggi sono in piazza». Così Maria Elena Senese, segretario generale Uil Calabria, durante la manifestazione, in piazza a Cosenza. 
Per quanto riguarda il Sud e la Calabria, quella del governo è, secondo Senese, «una manovra finanziaria che, ancora una volta, taglia risorse al Mezzogiorno». «Sappiamo bene i primati tristi che “vanta” l'area del Mezzogiorno e la Calabria in particolare. Era necessario intervenire con risorse maggiori legate alla sanità, quindi per valorizzare e tutelare tutto il personale sanitario. Ricordo che i nostri medici hanno salari più bassi rispetto agli altri medici che lavorano nell'Unione europea, però siamo un Paese strano, perché allo stesso tempo firmiamo contratti con l'India per portare gli infermieri da un'altra nazione». 
«Una risposta oggi anche da parte dei giovani, tutti quei giovani che, purtroppo vanno via dal Mezzogiorno, vanno via dalla Calabria, ci chiediamo di quale sviluppo economico possiamo parlare in questo territorio, se poi mandiamo via così tanti giovani. Ne abbiamo perso negli ultimi 10 anni 90mila, quindi ritengo che siano numeri fortemente drammatici», ha concluso.

Borghesi (Nidil Cgil): «Salvini pensi alle ragioni dei lavoratori, invece di precettarli»

«Lo sciopero è un diritto costituzionale. Il ministro delle Infrastrutture dovrebbe preoccuparsi del perché dello sciopero, più che precettare i lavoratori e impedirgli, di fatto, di esercitare un diritto. Questa piazza è il sintomo del disagio e della difficoltà che il Paese ha, della crescita delle diseguaglianze, della crescita del lavoro precario. La gente vuole lavoro stabile, non vuole tirocini o contratti a termine, invece questa è una realtà che è molto presente nel Paese ed è molto presente qui». Lo ha detto Andrea Borghesi, segretario nazionale Nidil Cgil, partecipando allo sciopero a Cosenza e che si è svolto in contemporanea anche in altre piazze d'Italia. «I 17 miliardi di decontribuzione fiscale che vengono attribuiti ai lavoratori sotto i 35mila euro - ha aggiunto Borghesi -, in realtà li hanno pagati i lavoratori e i pensionati con le loro tasse maggiorate in quest'anno, perché hanno avuto rinnovi e una piccola rivalutazione e hanno pagato le tasse, quindi c'è un cosiddetto “drenaggio fiscale”. Cercheremo di cambiare questo quadro e anche di modificare e fermare il percorso che è presente nel “collegato Lavoro”, in discussione oggi al Senato, che precarizzerà ulteriormente il lavoro per tutti».