L'arte bianca
L'arte bianca
L'arte bianca
L'arte bianca

CROTONE È dalla lettera di una mamma “Kroton Nuoto” che arriva la segnalazione circa l'inibizione dell'impianto comunale negato agli atleti della società sportiva. Atleti che, così, sono costretti a migrare a Catanzaro per allenarsi.

«Tornelli, guardie giurate, accessi limitati – spiega la mamma -: è una piscina comunale che dovrebbe essere di tutti, ma che oggi sembra a disposizione di pochi. A Crotone si consuma da settimane una situazione che ha dell’incredibile e che coinvolge giovanissimi atleti, vittime inconsapevoli di una contesa burocratica e sportiva che va avanti ormai da troppo tempo»

La vicenda parte ufficialmente il 4 giugno scorso. La piscina olimpionica comunale di Crotone è oggi gestita in condominio dalla società Rari Nantes, che detiene il 51% delle quote della società di gestione, e dalla Kroton nuoto che detiene il restante 49% è. E proprio quest’ultima è finita di fatto fuori dall’impianto, nonostante sia regolarmente affiliata alla Fin – la Federazione Italiana Nuoto – e i suoi atleti siano in piena preparazione agonistica.

«Non vogliamo puntare il dito contro nessuno – scrive una mamma, facendosi portavoce delle preoccupazioni della figlia atleta e degli altri ragazzi – ma chiediamo solo una cosa: che i nostri figli possano allenarsi con serenità, come hanno sempre fatto. Ora la Kroton Nuoto è ospitata alla Polisportiva di Giovino, a Catanzaro, e questo comporta due ore di viaggio ogni giorno. Non è sostenibile».

 E nel frattempo, la piscina comunale resta lì, a pochi passi, inaccessibile. «I ragazzi non possono allenarsi nemmeno in mare – racconta un altro genitore – perché ci sono le meduse. È una situazione assurda».

La solidarietà è arrivata da altre società sportive calabresi, che si sono messe a disposizione per accogliere questi giovani atleti. Ma il disagio resta enorme, soprattutto in vista delle finali regionali del 20 luglio, un appuntamento importante per la carriera agonistica di questi nuotatori, alcuni dei quali hanno appena 9 o 10 anni. Ragazzi che, nonostante tutto, escono da scuola, vanno in piscina, si allenano in palestra, sei giorni su sette, con sacrificio e determinazione.

«A Catanzaro ci vuole un’ora ad andare e un’ora a tornare. Non possiamo continuare così. A Crotone abbiamo una piscina, è comunale, dovrebbe essere di tutti». È il grido, civile ma accorato, di chi chiede solo normalità, sport, e una possibilità: quella di continuare a nuotare.

Sicurezza sulla bonifica, Voce attacca Barbuto e i "pseudoambientalisti"