L'arte bianca
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CROTONE I Vigili del Fuoco del comando provinciale di Crotone hanno recuperato un cetaceo di grosse dimensioni sul litorale cittadino nei pressi del Lido degli Scogli. La presenza del cetatceo spiaggiato senza vita era stato segnalato nella giornata di ieri e sul posto erano già intervenuti i veterinari dell'Asp, gli uomini della Guardia costiera e della Polizia di Stato e i volontari del Circolo Ibis . 

Quest'oggi, poco dopo le 16.30, i Vigili del fuoco sono quindi intervenuti compiendo un intervento, particolarmente delicato che è stato effettuato con l’ausilio dell’autogrù del Corpo al fine di spostare l’esemplare in una zona sicura della spiaggia. 

Qui la carcassa è stata posizionata in attesa del recupero definitivo previsto per la giornata di domani. Tutte le operazioni si sono svolte alla presenza del veterinario, che ha effettuato le prime valutazioni sanitarie. Da quanto riferito, l’esemplare risulterebbe appartenere a una specie rara. Le operazioni si sono concluse poco dopo le 19. 

Sempre nel pomeriggio di oggi, il Circolo Ibis per l'ambiente Odv di Crotone aveva diffuso un comunicato stampa che descriveva scientificamente il ritrovamento eccezionale avvenuto sul litorale crotonese. Si tratta di un esemplare spiaggiato di Zifio (Ziphius cavirostris) di sesso femminile e incinta con feto prossimo al parto.

«Si tratta di un ritrovamento estremamente raro - riferisce la nota -, sia per la specie coinvolta sia per le condizioni del rinvenimento, che assumono un valore scientifico eccezionale nel contesto del Mar Mediterraneo, bacino in cui le popolazioni di Zifio sono considerate numericamente ridotte, frammentate e vulnerabili». 

Lo Zifio appartiene alla famiglia degli Ziphiidae, comunemente noti come “balene dal becco”, un gruppo di cetacei unanimemente riconosciuto dalla comunità scientifica come tra i meno conosciuti e studiati al mondo. 

Tale lacuna conoscitiva è dovuta principalmente allo stile di vita pelagico e profondamente batiale della specie: lo Zifio è in grado di compiere immersioni record, documentate oltre i 1.000–2.000 metri di profondità, con apnee che possono superare i 90–120 minuti, rendendolo uno dei mammiferi marini più estremi in termini fisiologici . 

Queste caratteristiche comportamentali rendono gli avvistamenti in natura sporadici e imprevedibili, motivo per cui gran parte delle informazioni disponibili sulla biologia della specie deriva da spiaggiamenti e analisi post mortem. In tale contesto, il rinvenimento di una femmina gravida con feto in fase avanzata di sviluppo rappresenta un evento di valore scientifico eccezionale, raramente documentato nella letteratura internazionale.

Dal punto di vista biologico, lo Zifio è un cetaceo di medie-grandi dimensioni, che può raggiungere i 6-7 metri di lunghezza e un peso superiore alle 2-3 tonnellate. Presenta un corpo robusto e idrodinamico, una testa arrotondata con rostro corto e poco pronunciato e una colorazione grigio-brunastra spesso caratterizzata da numerose cicatrici, attribuibili a interazioni intraspecifiche e a predatori come gli squali. 

Le femmine, come l’esemplare rinvenuto, sono prive dei due denti mandibolari tipici dei maschi adulti, utilizzati principalmente in contesti di competizione riproduttiva. La biologia riproduttiva dello Zifio rimane in larga parte sconosciuta. Le poche informazioni disponibili suggeriscono una gestazione di circa 15 mesi, con la nascita di un singolo piccolo e lunghi intervalli tra un evento riproduttivo e l’altro, caratteristiche che rendono la specie particolarmente vulnerabile a qualsiasi incremento della mortalità antropica .

Il presente rinvenimento potrà quindi fornire dati cruciali sull’età gestazionale del feto, sulla strategia riproduttiva e sullo stato di salute della popolazione mediterranea. Il Circolo Ibis ritiene inoltre necessario rettificare le informazioni inizialmente diffuse da alcuni organi di stampa locali, che hanno erroneamente identificato l’animale come un delfino. 

Tale definizione è scientificamente scorretta: i delfini appartengono alla famiglia dei Delphinidae, presentano dimensioni generalmente inferiori, un rostro evidente, comportamento fortemente sociale e un habitat prevalentemente costiero o neritico. Al contrario, lo Zifio è un cetaceo specializzato per la vita in mare aperto e profondo, con adattamenti morfologici, ecologici e comportamentali profondamente differenti. La corretta identificazione tassonomica è essenziale sia per una corretta informazione al pubblico sia per il corretto inquadramento scientifico e conservazionistico dell’evento. La carcassa, attualmente in buono stato di conservazione, verrà trasferita presso l’Istituto Zooprofilattico , dove sarà sottoposta a esami necroscopici e analisi multidisciplinari volte ad accertare le cause della morte, valutare eventuali patologie, contaminanti ambientali e traumi, nonché a determinare con precisione l’età gestazionale del feto.

I dati raccolti contribuiranno ad ampliare in modo significativo le conoscenze sulla biologia, ecologia e riproduzione dello Zifio nel Mediterraneo. È noto, inoltre, che lo Zifio è considerato una delle specie di cetacei più sensibili all’inquinamento acustico subacqueo, in particolare ai sonar militari a media frequenza, che sono stati correlati a numerosi eventi di spiaggiamento di massa . Anche il traffico navale intenso, l’inquinamento chimico e il cambiamento climatico rappresentano pressioni crescenti per questa specie criptica e vulnerabile.

Sull’eccezionalità dell’evento, il presidente del Circolo per l’ambiente Ibis , Girolamo Parretta, dichiara: «Il ritrovamento di una femmina di Zifio in avanzato stato di gravidanza lungo le nostre coste rappresenta un evento di straordinaria importanza scientifica, probabilmente uno dei più rilevanti mai documentati nel Mediterraneo negli ultimi anni. Parliamo di un cetaceo tra i più misteriosi e meno studiati al mondo: ogni singolo dato raccolto da questo esemplare potrà contribuire in modo determinante alla comprensione della specie. Questo evento rafforza l’urgenza di intensificare le attività di monitoraggio, ricerca e tutela dei cetacei profondi, in un mare sempre più esposto a pressioni antropiche come il traffico navale e l’inquinamento acustico, e conferma il ruolo fondamentale della ricerca scientifica e della corretta divulgazione nella protezione del nostro patrimonio marino».



 

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