L'arte bianca
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CROTONE Il pubblico nasce per fornire il servizio sanitario, il privato per fare business. È questa la differenza tra l’organizzazione che garantisce la sanità pubblica e quella privata: la prima è nata con l’unico obiettivo di fornire un efficiente servizio sanitario a tutta l’utenza, nel rispetto della Costituzione, la seconda per fare affari e fornire il servizio sanitario alternativo al pubblico.

Non ci sarebbe nulla di male se le due sanità unissero le forze per raggiungere l’obiettivo del servizio all’utenza. Il problema nasce quando la sanità privata viene impostata per fare concorrenza a quella pubblica per sostituirla. Di recente la Sezione di controllo per la Calabria è entrata nel merito dei bilanci presentati dall’Azienda sanitaria provinciale di Crotone rilevando criticità di una certa importanza per le annualità 2022 e 2023.

Criticità che, i giudici contabili, hanno individuato in uno squilibrio esistente tra i finanziamenti che vengono dirottati ai privati e al settore pubblico. Prima di tutto i giudici spiegano come vengono distribuite le somme del bilancio dell’Asp: 15% costi di produzione, 20% personale, 52% acquisto servizi, 5% personale tecnico e amministrativo

La spesa maggiore, quindi, non è quella del personale, ma dell’acquisto dei servizi. Nell’acquisto dei servizi vengono conteggiati le attività fornite dalle strutture sanitarie private. Tradotto in cifre il servizio sanitario privato incassa 82,6 milioni di euro, cioè il 47% dei costi sanitari che ammontano a 176,4 milioni di euro.

Significa che, nella provincia di Crotone, la metà dei servizi sanitari viene erogata dai privati. I giudici contabili scrivono che «tra i costi per servizi sanitari che, come detto, rappresentano il 91% dei costi per servizi, la voce più rappresentativa, pari al 34% di tutti i costi per servizi, è relativa alla voce acquisti di “servizi sanitari per assistenza ospedaliera” (pari ad € 60,3 mln) e, tra questi la componente privata, acquistata dalle case di cura, è pari al 60% (pari ad € 37,2 mln).

Altra voce molto consistente, pari al 9%, è quella relativa ai costi per l’acquisto di “prestazioni Socio-Sanitarie 4Fonte www.agenas.gov.it 28 a rilevanza sanitaria” (€ 16,3 mln) quasi tutte fornite da operatori privati, oltre quella relativa all’acquisto dei “servizi sanitari per assistenza specialistica ambulatoriale”, pari all’11% dei costi per servizi (€ 19,4 mln), anche questi forniti quasi tutti da operatori privati”.

Sempre i giudici sottolineano che «da tali dati emerge che la consistenza dei costi per servizi sanitari sono, per la maggior parte, relativi all’acquisto di servizi che potrebbero essere internalizzati, senza appoggiarsi all’esterno». Molti dei servizi, quindi, potrebbero essere forniti dal pubblico e così non è

Il problema è che di fronte a una spesa così elevata, la ricaduta in termini di servizi per l’utenza non è adeguata. Non è una semplice considerazione perché questa consapevolezza deriva dal fatto che l’utenza crotonese che emigra nella speranza di trovare una risposta adeguata aumenta ogni giorno. Non si emigra solo fuori dalla Calabria, ma anche all’interno del territorio regionale. Un triste dato di fatto.

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