A Crotone si muore d'infarto più che altrove: niente di nuovo sotto il sole
È quanto cristallizzato nel Piano nazionale esiti presentato da Agenas: la probabilità di mortalità a 30 giorni dall’infarto miocardico acuto è la seconda in Italia
Gente in attesa per il triage al pronto soccorso dell'ospedale di Crotone
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CROTONE Nonostante i proclami, la sanità nella provincia di Crotone presenta deficit preoccupanti. Deficit che emergono anche nell’edizione del Piano nazionale esiti (Pne) presentato l’altro ieri da Agenas.
La prima questione che sottolinea l’Agenas, parlando del livello nazionale, è che “la qualità dell’assistenza migliora, ma il sistema rimane segnato da forti diseguaglianze territoriali e da un divario Nord-Sud (ad esempio, sui volumi per la chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull’appropriatezza clinica in area materno-infantile)”.
In questa edizione Pne 2025 sotto la lente di ingrandimento sono state complessivamente valutate 1.117 strutture di ricovero per acuti (pubbliche e private). Gran parte delle strutture che hanno superato la prova (il livello alto/molto alto) sono “residenti” al Nord e c’è poco da gioire per gli abitanti del sud Italia.
Le poche isole felici si trovano presso strutture ubicate a Napoli, il resto è macerie. D’altra parte se l’utenza del Sud emigra, qualche ragione ci vede essere. La gente non è pazza e non tutti quelli che decidono di fare i viaggi della speranza hanno una situazione economica fiorente.
C’è chi si fa anche debiti per curarsi e chi addirittura rinuncia alle cure. Nel Piano reso noto dall’Agenas si fa riferimento a Crotone per due questioni: c’è stato un miglioramento dei servizi sanitari nell’Azienda sanitaria provinciale e, ma sempre a Crotone la percentuale di mortalità a 30 giorni dall’infarto miocardico acuto è molto alta (quasi il 20%).
Per quanto riguarda la prima questione va rilevato che il dato positivo per il punteggio attribuito deriva dalle cure per le malattie osteo muscolari. Vuol dire che nell’Asp di Crotone per quantità e qualità di prestazioni per queste tipologie ci sarebbero le condizioni per essere curati perché rispondiamo ai criteri di buona sanità.
Nel Piano viene messo nero su bianco che, nella provincia di Crotone, ci sono 45 posti letto per problematiche reumatologiche. Sono cure che vengono garantite da strutture tutte private. In questo settore c’è da sottolineare che abbiano un ambulatorio ospedaliero (pubblico) non autorizzato, mentre sono operative due strutture ambulatorie reumatologiche private nel territorio. Tecnicamente queste offerte sanitarie (private) nella provincia di Crotone ci sono e mancano in altre aree, per cui, chi ha redatto il Piano ha dovuto tenerle in debita considerazione.
Ma quanti benefici portano all’utenza residente nella provincia di Crotone le strutture private che curano le malattie ostio muscolari? C’è bisogno di garantire anche altre specialistiche che mancano. La risposta a questa domanda, quindi, se la può dare direttamente chi legge l’articolo.
Tra le cose che mancano c’è sempre il servizio di Emodinamica promesso da tutti e mai andato in funzione. Con l’emodinamica operativa, molto probabilmente, il dato di morte per infarto (quasi il 20% e in aumento rispetto all’anno precedente) sarebbe stato più basso.
Emodinamica manca perché non ci sono gli emodinamisti (specialisti). Chi ha annunciato che aprirà presto non ha detto da dove arriveranno gli emodinamisti. Un’indiscrezione racconta che gli specialisti saranno presi in prestito da Catanzaro. In prestito significa che potrebbero essere impegnati all’ospedale di Crotone per due giorni la settimana. E se nei giorni di non copertura ci saranno casi che richiedono la coronografia
In questa circostanza i pazienti saranno trasferiti ad uno dei due centri operativi di Catanzaro, come succede oggi. Anche in caso di apertura del servizio di emodinamica la percentuale di mortalità per infarto a Crotone non è destinata a scendere e rientrare nel dato nazionale (7%).