L'arte bianca
L'arte bianca
L'arte bianca
L'arte bianca

Riceviamo e pubblichiamo una lettera indirizzata alla nostra redazione da parte dell'avvocato Dante Tricoli che, nel 2020, fu candidato al consiglio comunale nella lista “Crotone libera” a sostegno del sindaco Vincenzo Voce.

Dante Tricoli

Ha sbagliato il presidente del consiglio comunale ad ammettere un tale punto di “discussione”.
Ha sbagliato il segretario generale a far credere di ritenerlo legittimo.
Poiché ogni dibattito si conclude con una votazione, su cosa dovevano votare i consiglieri?

Nessun consigliere può impegnarsi per il futuro a sostenere o a opporsi a priori, ma deve votare in coscienza, volta per volta, le proposte che vengono man mano presentate in consiglio

La “maggioranza” in consiglio comunale varia continuamente a seconda di quanto viene sottoposto alla sua approvazione: alcune proposte passano a maggioranza piena, altre a maggioranza risicata, e altre ancora non vengono approvate affatto, pur se presentate dalla “maggioranza” di governo, che non per questo decade.
Non può pertanto esistere una generale “verifica della maggioranza”. Le verifiche sono, semmai, discussioni interne a una compagine politica, quella che sostiene il governo o quella che vi si oppone.
 

La sola procedura ammessa per una generale “verifica della maggioranza” nell’assise consiliare è la mozione di sfiducia verso il sindaco
 

È anche molto più semplice: non è necessaria una discussione, in quanto sono sufficienti le  dichiarazioni di voto, e ne risulta chiarissimo il responso.
Ma l’opposizione non ha il coraggio di proporre tale mozione (sa già che perderebbe) e quindi ricorre a queste assurdità, spacciando il proprio isterismo per democrazia.
 

Il consiglio comunale non dovrebbe perdere tempo a discutere i capricci di chi non ha spazi di consenso e non si fa una ragione che siano gli altri a governare
 

Per ammettere tale punto di “discussione”, il presidente del consiglio, supportato dal segretario generale, avrebbe dovuto esigere la riformulazione del punto stesso, nella forma propria della mozione di sfiducia verso il sindaco.
Era comunque chiaro a tutti, e gli stessi richiedenti non ne hanno fatto mistero, che il vero scopo della
“verifica” era quello di creare tensioni e “condannare” ufficialmente quanti, di fatto, votano a favore del sindaco e della sua compagine. E questo è inaccettabile.

La vergognosa bagarre nel consiglio comunale del 20 gennaio, con sindaco e presidente del consiglio che abbandonano i propri scranni per scendere nell’arena del confronto, spiega pure meglio, se ancora ve ne fosse bisogno, perché una “discussione” su una generale “verifica della maggioranza” non doveva essere consentita in consiglio comunale, perché era facile aspettarsi l’esasperazione del confronto e il suo deterioramento senza la previsione di alcun risultato giuridico o pratico. 

E dimostra le tragiche conseguenze dell’errore commesso dal presidente del consiglio e dal segretario generale nell’assecondare richieste senza senso, che poi si rivelano per quello che sono: occasioni per
esacerbare il clima conflittuale tra maggioranza e opposizione, al fine di trarne visibilità personale
 

Eccone una dimostrazione. Dopo la bagarre, il consigliere di minoranza Antonio Manica (FI) ha convintamente e testualmente affermato “...lei sindaco, i numeri per governare non ce li ha più”.
A buona ragione allora, per logica e semplice coerenza, andava richiesta la mozione di sfiducia, anziché realizzare un’ignara confusione dei ruoli e delle sedi: da una parte, la pagliacciata della “verifica” in consiglio comunale e, dall’altra, la “sfiducia” proclamata sulla stampa senza averne i numeri.

Non ci sono vincitori, ma solo vinti: sindaco, presidente del consiglio e “autorevoli” esponenti
dell’opposizione.
Tutti a sbraitare, senza rispetto dei ruoli e dell’aula consiliare trasformata in una bolgia dell’inferno
dantesco a dir bene, o meglio - più in concerto coi toni usati - in un’osteria malfamata.
Avv. Dante Tricoli