Cari medici, attenzione a presentarsi col cappello in mano nella trattativa Eni...
Presentarsi con il cappello in mano al cospetto dell'Eni potrebbe produrre danni gravi alla città. La battaglia messa in campo per evitare che i veleni restino a Crotone e che la discarica di Columbra possa ottenere un aumento della capienza nella sezione rifiuti tossici e pericolosi non consente a nessuno di abbassare la guardia.
Non può farlo nemmeno il prestigioso Ordine dei medici della provincia di Crotone, che oggi ha chiesto all'Eni di riconoscere investimenti importanti nel campo delle strutture sanitarie in cambio magari del via libera al progetto di smaltire nel nostro territorio i veleni. Non devono far paura i ricorsi al Tar, perché non sempre si vincono e perché solo dell'Eni quelli pendenti sono diversi.
Gli accordi sottoscritti il 24 ottobre del 2019 dicono chiaramente che quei veleni devono essere smaltiti fuori dal territorio calabrese. Lo dice anche il Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) approvato dalla Regione Calabria nell'estate del 2019. Quest'ultimo documento ha raccolto le proposte avanzate dalla stessa Eni che, evidentemente, non vuole realizzare l'attività di bonifica a Crotone.
Questo lo dicono autorevoli dirigenti della Regione Calabria. La situazione è questa anche se qualcuno vorrebbe modificarla. L'idea di trasportare i veleni fuori dalla Calabria non è un capriccio. Questa idea è maturata nel corso di una trattativa avviata 25 anni fa, che ha voluto tenere conto della grave situazione ambientale in cui versa la città di Crotone. Ha voluto salvaguardare la salute dei cittadini.
Lasciare i rifiuti a Crotone significa mettersi le bistecche agli occhi e ignorare la situazione di pericolo a cui saranno sottoposte anche le future generazioni. La generazione attuale sta già pagando un prezzo salato e i medici lo sanno. Senza una soluzione adeguata, purtroppo saranno condannati a morire di cancro anche le future generazioni.
Il problema poi, i medici dovrebbero saperlo, non è solo quello di smaltire i veleni di Crotone. Se si va ad annullare il Paur si corre, infatti, il rischio di riaprire i nostri confini all'arrivo di nuovi e più pericolosi rifiuti provenienti da ogni angolo dell'Europa. Nessuno, al momento, è nelle condizioni di dire se Columbra ha spazi sufficienti per smaltire tutti i veleni presenti a Crotone. Se la capienza non dovesse esserci l'imprenditore legittimamente chiederà un aumento della capacità di smaltimento.
Dovrà spendere delle risorse per adeguare l'impianto di smaltimento ed è legittimo che l'imprenditore chieda di più per coprire le spese da affrontare e per garantirsi un guadagno. Se così dovesse essere, la città e la sua provincia correrebbero il rischio di essere “cornuti e mazziati”, come si dice da noi. Sarebbe costretta a tenersi i veleni che devono andare fuori e prendersi anche quelli degli altri.
Non si tratta di cioccolatini, ma di Tenorm con matrice d'amianto che, al momento, non possono essere smaltiti nemmeno nella discarica del gruppo Vrenna, perché non è autorizzata ad accogliere questo tipo di rifiuto. Andrebbe, quindi, modificato il codice Cer, un'operazione che può essere fatta anche per altri impianti di altri territori.
L'Eni non può dire che non esistono discariche in Italia per ospitare questa tipologia di rifiuto e pretendere di risolvere la questione sotterrando tutto a Crotone. Nemmeno la discarica attualmente presente a Crotone ha spazi destinati al tipo di rifiuto che è presente nell'area industriale. Perché allora non puntare a modificare il codice Cer in altre discariche?
In questo caso l'operazione potrebbe addirittura essere più semplice, perché magari l'impianto o gli impianti indicati potrebbero non essere ubicati in territori che presentano le criticità di Crotone. E comunque la battaglia messa in campo dai comitati nati in città non può essere inficiata con fughe in avanti e presentandosi con il cappello in mano.