Cinquant'anni fa alzava la serranda il "Casereccio Tonolli” di via Torino
Il racconto del titolare Giovanni Tonolli dai primi passi nel 1975 a oggi. Il segreto di una delle attività commerciali più longeve e di successo della città

CROTONE È un luogo che inebria la mente e il palato con odori autentici della nostra Calabria e che conforta i nostri desideri di gola nelle ore più vicine ai pasti. Cinquant'anni fa, proprio oggi, alzava la serranda uno dei negozi di generi alimentari più autentici e qualificati della città di Crotone: il “Casereccio Tonolli”.
Nel punto vendita della centralissima via Torino, insieme a una selezione di prodotti tipici Calabresi, realizzati con metodi tradizionali e stagionati alla perfezione, si trovano qualità di pane provenienti dal tutto il territorio crotonese e non solo, così come è possibile acquistare pasta e altri generi alimentari di ricercata reperibilità.
Quel 29 settembre del 1975, fu il capostipite Eugenio Tonolli ad alzare la serranda per quella che stava per diventare una delle più longeve attività commerciali della città. A gestirla, oggi, è invece il figlio Giovanni, ormai prossimo alla pensione anche lui, che racconta un po' la sua storia che s'intreccia, inevitabilmente, con quella del “Casereccio Tonolli”.
«Andavo a scuola e avevo l'età di 11 anni - ricorda Giovanni Tonolli –. Quando uscivo, c'erano già pronte e impacchettate un sacco di spese da consegnare a domicilio. Papà era da solo e voleva per questo al suo fianco, sia me, che il mio fratello gemello, Lorenzo, oggi spirato in cielo. E noi volentieri ci dedicavamo insieme a portare questi fagotti in giro qua e là per il vicinato».
Come Giovanni sia presto arrivato a gestire l'intera attività è presto detto. «Rispetto ad altri in famiglia - sottolinea il titolare dell'esercizio -, sono stato sempre legato di più al negozio perché, sin da piccolo, ho avuto questa passione. L'unica vera, mia piccola assenza dal negozio risale a quando partii per il militare. Volevo anche mettere la firma e restare nell'Esercito... ma alla fine, ho fatto due calcoli e mi sono detto: ritorno lì a Crotone e mi butto in bottega con papà».
La scelta di tornare e affiancare il padre, non deluse il giovane Giovanni Tonolli. «Così feci e papà - racconta soddisfatto -, man mano mi ricambiò la fiducia e, visto che ero anche capace dietro al bancone, mi mollò un po' più le redini del negozio. Abbiamo così cercato di inserire altre cose dalla vetrina del bancone, agli scaffali, ai frigoriferi e raggiungemmo un buon livello pure a livello qualitativo della merce. Papà, in questo frangente, non fu da meno, forte della sua professione di salumiere acquisita da Proto. Fu così che trasformammo l'attuale negozietto di via Torino lavorando insieme, fianco a fianco».
Cinquant'anni sono tanti e due generazioni di salumieri non sono da meno... Sopratutto se si considera che, in questi decenni, l'economia di vicinato ha subito enormi traumi a causa delle grande distribuzione e la nascita degli ipermercati che hanno inghiottito l'utenza. «Il nostro motto - racconta Tonolli - è stato sempre la qualità: ecco perché siamo riusciti ad andare avanti anche quando siamo stati “circondati” da supermercati e negozi di quartiere, sempre più a noi vicini. Ci siamo sempre difesi perché effettivamente abbiamo combattuto gli altri con la qualità. I nostri pilastri sono l'educazione e il rispetto verso gli altri. Tutto questo ci ha portato ad avere una buona clientela e, tuttora che sono passati 50 anni, non abbiamo perso questa nomea».
Insieme al commercio è cambiata tanto anche la città di Crotone che, nel frattempo, ha dovuto affrontare una crisi industriale ed economica come in Italia se ne sono viste poche. Ma prima, è stata l'età dell'oro. «È pure vero che il commercio non è più come quello che facevamo 30-40 anni fa - precisa dunque il titolare -, quando cioè ero insieme a papà ad aprire la serranda del negozio. Effettivamente c'è stato un tempo che si lavorava e si lavorava anche molto. E dire che Crotone era pure più piccola dell'attuale città, ma non c'erano tutti questi supermercati. La città arrivava fin qua, fino all'ospedale e quindi i negozi si potevano contare sulle dita della mano. Non dimentichiamoci poi che avevamo le fabbriche e quindi il soldo circolava molto a Crotone».
Ma a quella che fu la stagione del “miracolo italiano” e di Crotone piccola “Milano del Sud”, corrisponde una realtà del tutto opposta che vede l'intero territorio agli ultimi posti in Italia, e da più decenni, circa gli indicatori di crescita e sviluppo economico-sociali. «Oggi diciamo che si “tiracchia” avanti - ammette Tonolli -, non sono più i tempi di una volta anche. Quello che ci condanna adesso sono anche le grandi spese che il nostro Stato ci impone. Prima di ogni cosa, dobbiamo fare i conti prima con lo Stato. Non siamo più padroni, ma soggetti alle volontà dello Stato. Ciò significa che, quel poco che facciamo a livello economico, lo dobbiamo dividere con esso. Nonostante tutto e ringraziando il buon Dio, però, non ci possiamo però lamentare: l'importante è che esce la giornata. E poi c'è un altro aspetto con cui sto facendo i conti di recente: fra qualche mese raggiungerò l'età pensionabile e quindi andrò in quiescenza».
Se da una parte sono grandi la consolazione e l'entusiasmo in Giovanni Tonolli nell'aver raggiunto questo confortante traguardo, c'è una parte di lui che ne saluta l'arrivo con qualche leggero rammarico. «La mia tristezza - commenta Tonolli - è quella di lasciare davvero questo negozio che ci ha dato tanto. Eppure, quando c'erano i soldi, l'unica cosa che non ci siamo potuti comprare è stato proprio il negozio, le mura intendo, perché effettivamente la padrona non ha mai voluto venderle. Però siamo andati avanti lo stesso, pagando un affitto... ma con quello che abbiamo pagato me ne compravo 4 negozi! Fa lo stesso... siamo andati avanti perché si lavorava e quindi il fitto, a fine mese, usciva dal gruzzoletto tranquillamente. Al di là di queste considerazioni, me ne andrò a malincuore perché ho un solo figlio maschio che, però, non vuole seguire le mie orme: i giovani adesso non vogliono fare questi sacrifici. Del resto, è giusto anche ammettere che mi dedico molto al negozio».
La routine di Giovanni Tonolli inizia molto presto al mattino e finisce tardi alla sera. «La mattina apro la serranda alle 6.30 - riferisce - per sistemare il banco e mettere tutto in ordine. Invece di andarmene all'una e mezza, come fanno gli altri negozianti, a volte capita pure che me ne vado alle 14.10. Il pomeriggio riapro quindi alle 16.30 e, a volte, si chiude anche alle 21.10. Purrtroppo sono uno di quelli di stampo vecchio: se viene qualcuno non so dirgli “è chiuso”, oppure come fanno i miei colleghi, “ho lavato la macchina e non posso servirvi”, quello che posso dare glielo do. A volte scherzando con mia moglie mi dice che non mi sono sposato a lei ma con il negozio!».
Quindi Giovanni Tonolli ha anche qualche consiglio per chi si sta apprestando a questa professione. «Adesso c'è qualcuno che vuole fare questo lavoro – segnala -, però parecchie attività non durano tanto perché hanno altre idee... magari pensano che chissà, aprendo un negozio si fanno subito i quattrini. Invece no... la prima cosa nel commercio sono i sacrifici, perché uno deve farne molti, e poi ci sono delle regole che bisogna rispettare: il cliente ha sempre ragione e, a volte, anche quando noi abbiamo anche i cinque minuti, dobbiamo tenerci tutto dentro e dobbiamo stare sempre col sorriso».