Droga ed estorsioni da Rocca di Neto a New York: 14 condanne e 8 assoluzioni (NOMI)
Inflitti oltre 200 anni di carcere alla rete criminale che aveva esteso i suoi "tentacoli" fino al cuore di Manhattan. Nel mirino gli esponenti della cosca Corigliano-Comito

CROTONE Oltre 200 anni di carcere inflitti a 14 esponenti del clan Cogligliano Comito Rocca di Neto, alla sbarra dopo essere stati colpiti da provvedimenti cautelari il 20 dicembre 2022 a seguito di un inchiesta, partita già nel marzo 2020, che ha fatto luce su un traffico di cocaina ed estorsioni che il clan aveva “esportato” fino a New York, incuneandosi nel fitto reticolo urbano di Manhattan.
Tra anni dopo è dunque arrivata la mannaia della giustizia italiana a disarticolare l'organizzazione con la pronuncia della sezione penale del Tribunale di Crotone riunitosi questa mattina in composizione collegiale (Edoardo D'Ambrosio presidente, Vincenzo Corvino e Giulia Crisci a latere).

Otto le assoluzioni rispondenti agli imputati: Antonio Virgilio Bruno (14 anni), del cantante neomelodico Salvatore Benincasa (5 anni e 5 mesi richiesti), di Francesco Bevilacqua e Antonio Pieperato (richiesti rispettivamente 7 anni, il primo, e 6 anni e 8 mesi, il secondo) entrambi difesi dall'avvocato Giuseppe Nicotera del foro di Crotone, di Michele Bernardi (5 anni e 5 mesi), di Alessandro Curto (5 anni e 6 mesi), Raffaele Lagani (4 anni) e Daniele Tallarico (4 anni)
Assoluzioni, queste, che hanno fatto scalare di qualche decina gli anni inflitti dal collegio giudicante rispetto le pene richieste invece lo scorso 3 luglio dal pm Antimafia Pasquale Mandolfino.
L'impianto accusatorio regge e spiccano le condanne al presunto boss della cosca, Pietro Corigliano, condannato a 19 anni e 6 mesi di reclusione; a Pietro Marangolo, ritenuto suo braccio destro, 18 anni; a Umberto Comito, considerato il vicario della cosca, e Marino Pantaleone con 16 anni di reclusione; ma anche la pena a 14 anni e 6 mesi per Domenico Megna, storico boss di Papanice e alleato del clan di Rocca di Neto; e quella di Giuseppe Martino Zito a 14 anni.
Le 14 condanne e le richieste del pm:
- Domenico Barbaro, di 34 anni, di Rocca di Neto: 3 anni (a fronte della richiesta di 13 anni).
- Rosario Barberio (40), di Scandale: 4 anni (richiesta di 7 anni).
- Fortunato Barone (56), di Rocca di Neto: 8 anni (richiesta di 10 anni).
- Francesco Comito (34), di Rocca di Neto: 3 anni e 4 mesi (richiesta di 20 anni e 8 mesi).
- Umberto Comito (57), di Rocca di Neto: 16 anni (richiesta di 21 anni).
- Luigi Corigliano (30), di Rocca di Neto: 9 anni (richiesta di10 anni).
- Pietro Corigliano (57), di Rocca di Neto: 19 anni (richiesta di 29 anni e 6 mesi).
- Patrizia Cundari (60), di Rocca di Neto: 6 anni e 10 mesi (richiesta di 5 anni e 6 mesi).
- Pietro Marangolo (46), di Rocca di Neto: 18 anni (richiesta di 30 anni).
- Pantaleone Marino (64), di Rocca di Neto: 16 anni (richiesta di 19 anni).
- Giuseppe Martino Zito (53), di Rocca di Neto: 11 anni (richiesta di 14 anni).
- Mattia Lagani (22), di Rocca di Neto: 4 anni e 6 mesi (richiesta di 5 anni).
- Donatello Mancuso (34), di Strongoli: 7 anni (8 anni).
- Domenico Megna (75), di Crotone: 14 anni e 6 mesi (20 anni e 7 mesi).
L'operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro e scaturita da indagini avviate nel marzo del 2020, fu condotta dal Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato, dalle Squadre mobile di Catanzaro e Crotone e dai Reparti prevenzione crimine, con la collaborazione dell'Fbi porto all'esecuzione di 18 provvedimenti cautelari. I decreti di fermo furono emessi dal sostituto procuratore distrettuale Paolo Sirleo, che ha diretto l'inchiesta in stretto coordinamento con il Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri.
A capo della cosca sgominata con l'operazione figura il gruppo Corigliano-Comito, dotato di capacità di controllo territoriale e gerarchie interne e legato a doppio filo con il "locale" di Belvedere Spinello, compenetrato nella criminalità organizzata e con proiezioni negli Stati Uniti.
Le indagini avevano portato anche alla scoperta di un'estorsione ai danni dei titolari di una clinica privata di Rocca di Neto, che per "garantirsi la tranquillità" erano stati costretti a versare duemila euro al mese ai componenti dell'organizzazione. Ogni mese i dipendenti della clinica chiamavano Martino Corigliano, titolare di un bar a Rocca di Neto, chiedendo "la periodica fornitura di cornetti". Un linguaggio in codice che serviva per informare il gruppo criminale che il denaro delle estorsioni era pronto e poteva essere ritirato.