L'arte bianca
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CROTONE «Nell'ultimo contratto è stata recepita la configurazione della Scuola, intesa come Comunità educante. Questo ha un grande valore da un punto di vista culturale, proprio perché arresta una deriva (sdoganAta dalla legge 107/15) che voleva la scuola–azienda con a capo una figura monocratica e non come l'aveva pensAta la nostra Costituzione. Questo concetto serve a rafforzare e valorizzare la specificità del lavoro scolastico e oggi». È quanto precisano in una lettera aperta al sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, *tredici rappresentati del personale Ata degli istituti scolastici di Crotone.

«Per la prima volta, il personale Ata – si legge nella lettera aperta – viene inserito organicamente nel contesto scolastico in funzione paritaria, dal punto di vista lavorativo. col personale docente ed educativo, pur nel rispetto dei ruoli e delle diverse competenze. Gli Ata parte integrante della Comunità educante vuole dire anche tutelare meglio l'infungibilità del loro lavoro legato alla didattica, contro tentativi di esternalizzazioni».

«Le scriviamo – scrivono gli Ata – questo in merito alle differenziazioni che lei, insieme al Comitato operativo locale sta facendo nel momento in cui c'è da decidere in merito alle avversità atmosferiche che periodicamente le impongono di prendere delle decisioni». 

Le vorremo far notare che il personale Ata, al pari dei docenti e degli alunni, è formato da persone in carne e ossa che, nel caso di eventi straordinari, corre gli stessi rischi e pertanto sono difficilmente comprensibili le sue scelte

«Ma andiamo con ordine – replicano gli Ata –, la normativa prevede la chiusura totale delle scuole e la sospensione delle sole attività didattiche e dal punto di vista giuridico nulla si può eccepire sulle sue scelte. Le vorremmo far notare, però, che se mentre “la chiusura della scuola” può essere disposta per gravi eventi (nevicate, alluvioni ecc...) che precludono al personale e agli allievi l'accesso ai locali; “la sospensione delle attività” è paragonabile alla sospensione di quelle che avviene nel periodo delle vacanze di Natale o Pasqua, per cui la scuola rimane aperta e vengono svolti tutti servizi tranne le lezioni».

«Di conseguenza possiamo dire che le scuole del Comune di Crotone – proseguono gli Ata – durante le giornate in cui c'è stata allerta meteo non sono state chiuse, con grave spreco di denaro pubblico in quanto gli impianti di riscaldamento sono centralizzati, ma semplicemente vi e stata una sospensione delle attività didattiche come se fosse il periodo di Natale o di Pasqua». 

Vorremmo aggiungere che il comune capoluogo è sede di molti Istituti scolastici e che vi lavorano tanti del personale Ata ma che sono residenti in altri comuni e che quando vi sono piogge intense si devono mettere in auto e percorrere diversi chilometri con tutti i rischi che ne conseguono

«Al che viene spontanea una domanda – interrogano gli Ata –: come mai la maggior pane dei comuni della provincia di Crotone e della Calabria chiudono le scuole e invece il comune di Crotone, dove i rischi per tutte le persone sono maggiori, sospende semplicemente le attività didattiche? Le vorremmo ancora dire, per sua opportuna conoscenza, che lo stipendio annuo di amministrativi, tecnici, ausiliari Ata è inferiore di circa 5mila euro a quelli degli altri lavoratori pubblici».

«Il Rendiconto Civ dell'Inps pubblicato lo scorso 30 ottobre – richiama il personale Ata – ha messo in evidenza un dato che, in realtà, non è nuovo. Era stato anticipato dal bollettino semestrale dell'Osservatorio Jobpricing (Jp salar outlook) sui Paesi Ocse. Cosa è emerso? Che il personale scolastico riceve gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego.. E che evidenziano anche il mancato riconoscimento economico del ruolo fondamentale che il personale Ata svolge all'interno del sistema scolastico».

«Secondo gli ultimi dati – conclude la nota – il personale Ata, in particolare i collaboratori scolastici, percepisce uno stipendio iniziale lordo di circa 1.400 curo al mese che si traduce in meno di 1.000 euro netti. In un contesto di inflazione galoppante che ha raggiunto il 18% nel triennio di riferimento (202I –2023), il potere d'acquisto di queste retribuzioni è drasticamente diminuito», conclude la nota Ata.
 

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