CROTONE «Nella diretta di “Amare Crotone”, del 25 marzo scorso, Mario Oliverio - informa una nota dell'ex presidente della Regione Calabria -, in merito alla bonifica ed in particolare modo alla variazione del Pob fase 2 proposta da Eni e alle allusioni fatte dal sindaco Voce in sede di Consiglio comunale riguardo la mancata integrazione del "fattore di pressione localizzativo" al Piano regionale dei rifiuti», chiarisce che «il Paur è stato approvato nel 2019 quando Oliverio era presidente» e che «ciò è avvenuto dopo 3 anni di confronto serrato e aspro con Eni».

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

«Un confronto – sottolinea la nota - che, se non ci fosse stata una impostazione a difesa del territorio, si sarebbe potuto concludere in 5 minuti. Un confronto da cui è scaturito il Piano operativo di bonifica (Pob Fase 2) che ha posto a Eni il vincolo dello smaltimento dei rifiuti fuori da Crotone e dalla Calabria».
«Non so a chi si riferisce il sindaco Voce - prosegue Oliverio - quando parla di "finte bonifiche" perché le finte politiche sono quelle che lasciano le macerie, i veleni sul territorio. Sono quelle sulle quali si sta insistendo proprio in queste settimane e in queste ore e non a caso».
«Seconda questione - incalza Oliverio -, a proposito del "fattore di pressione localizzativo" io vorrei informare il sindaco Voce, e gliene manderò copia, che in data 25 luglio 2017, con Dgr numero 327 ho proposto al Consiglio regionale di assumere i criteri localizzativi (fattore di pressione) e questa integrazione è stata approvata dal Consiglio regionale della Calabria in data 30 ottobre 2017 con delibera numero 256, con la quale si stabilisce, in apposito allegato che "un ulteriore strumento valutativo finalizzato a contenere la realizzazione di nuovi impianti per discariche in aree in cui questi sono già presenti e che quindi determinano un impatto negativo nell'ambiente deve tenere conto del "fattore di pressione"».
«Noi, come Regione Calabria - avverte Oliverio - siamo riusciti ad approvarlo prima ancora di quello ministeriale e secondi solo alla Lombardia. A conferma dell’attenzione alla salute e all’ambiente il "fattore pressione" della Calabria risulta ancora più restrittivo di quello emanato a livello nazionale».
«Aggiungo che le proposte per la realizzare nuove discariche - esclude Oliverio - sono state bocciate della Regione guidata in quel momento dal sottoscritto e non a caso anche i ricorsi al Tar, da parte dei soggetti proponenti, avverso i quali la Regione si è costituita, sono stati respinti. Come ad esempio il progetto per una discarica a Giammiglione, che non a caso è stato bocciato. Ciò anche in conseguenza del "fattore di pressione localizzativo" assunto, oltre che per altre ragioni di carattere ambientale ed idrogeologico», sottolinea ancora Oliverio.
«Per quanto riguarda "le schifezze", come le chiama il sindaco - stigmatizza Oliverio -, che si starebbero portando nell'attuale discarica di Crotone (discarica di Columbra) io non so a cosa si riferisse il sindaco, ma, se è vero che ci sono schifezze che si portano lì, ovvero rifiuti non rispondenti a quelli che sono i codici autorizzati, allora sarebbe doveroso investire l'Autorità giudiziaria. In tal caso bisogna che si chieda il rispetto dei termini per i quali la discarica è autorizzata».
«È stata fatta un'indagine, nella quale anch'io sono stato coinvolto - ricorda Oliverio -, in qualità di presidente della Regione, per un'ordinanza relativa ai rifiuti solidi urbani per far fronte a una situazione di emergenza. Rifiuti che pur essendo comunque un problema per i territori, non presentano caratteri di pericolosità, di nocività e di grave nocumento per la salute. Credo che quello che sta succedendo, la discussione che si è aperta in questi giorni, espone ad una situazione molto ma molto grave e preoccupante, trattandosi di rifiuti speciali altamente pericolosi e persino di matrice di amianto».
«Sicuramente gli organi giudiziari, gli organi preposti - auspica Oliverio - avranno acceso le lampadine su quello che sta succedendo oggi a Crotone. È inammissibile ciò che si sta tentando di fare cercando maldestramente di spostare l’attenzione sempre su altro. Il principio deve essere uno e cioè: chi inquina paga! Eni non è lo Stato. Non può decidere sulla pelle dei cittadini e del territorio. Vi sono norme che devono essere rispettate».
«Vi è una condanna per danno ambientale - rammenta Oliverio - che impone una reale bonifica che è possibile solo portando i rifiuti speciali pericolosi fuori dalla Calabria. Le istituzioni devono chiedere solo il rispetto degli impegni per come stabilito nella Conferenza dei servizi decisoria di ottobre 2019 e non permettere si perda ulteriore tempo dopo i 5 anni passati nell'inerzia. Le istituzioni ed i rappresentanti ad ogni livello (locale, provinciale, regionale e nazionale) non possono rimanere indifferenti o peggio prestare il fianco ad operazioni che sarebbero un inganno per la città di Crotone ed i crotonesi».
«Eni, in questi anni - addita Oliverio -, ha provato più volte a modificare quanto stabilito nella Conferenza dei servizi per rimuovere il vincolo che gli impone di portare i veleni fuori dalla calabria. Il Ministero e persino il presidente della Repubblica hanno respinto questo tentativo ribadendo quanto stabilito dalla Conferenza dei servizi decisoria dell'ottobre 2019. L'ultimo tentativo risale a meno di un anno fa. Apprendiamo dagli organi di informazione che per il 4 maggio prossimo sarebbe stata convocata l'ennesima conferenza di servizio istruttoria su richiesta di Eni per la variazione piano di bonifica».
«Cos'è cambiato - chiede Oliverio - nel corso di questi ultimi mesi? Non ci risultano modifiche della legislazione in materia, né valutazioni da parte delle competenti istituzioni scientifiche preposte che a suo tempo avevano supportato la Conferenza dei servizi con valutazioni e pareri che sono stati determinanti anche al fine di addivenire alla prescrizione del vincolo che oggi Eni insiste a voler rimuovere».
«È evidente - deduce Oliverio - che si tratta di un tentativo dettato esclusivamente da mero calcolo economico. Si tenga conto che da parte di Ispra nel 2012 quantificò il danno ambientale in circa 1 miliardo e 800 milioni di euro, cifra che a distanza di oltre dieci anni andrebbe attualizzata. La salute dei cittadini non può essere svenduta. Chi ha inquinato deve pagare. Crotone ed i crotonesi devono essere risarciti quantomeno attraverso precise garanzie ed azioni per una reale bonifica», conclude Oliverio.