L'arte bianca
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CROTONE In un caso era stato il gestore di un lido concorrente a rivolgersi agli esponenti del sodalizio criminale chiedendo che ad un altro esercizio fosse impedito di svolgere feste e serate danzanti che avrebbero penalizzato la sua attività; ad un altro gestore era stata chiesta una tangente, sotto forma di “contributo” sugli incassi. Entrambi sono stati bersaglio di danneggiamenti alle strutture e colpi d'arma da fuoco. Entrambi, però, hanno raccontato minacce e vessazioni ai carabinieri.

Così come ha fatto il responsabile locale della ditta “Soigea”, con sede a Sarno, impegnata in lavori pubblici di edilizia stradale nella provincia crotonese. O ancora la società “V&M Immobiliare”, appaltatrice dei lavori di ricostruzione di un plesso scolastico a Cirò Marina, e la ditta “Tecnoedil&Sport” di Crotone, che si era aggiudicata i lavori per la rigenerazione di un impianto sportivo.

Il clan aveva bussato persino ad un'attività di pompe funebri offrendo la sua “protezione”: in cambio della tangente, la cosca avrebbe garantito un incremento dei servizi funebri. Ma i titolari hanno resistito. Non è andata meglio agli esponenti della cosca di Strongoli, collegata a quella cirotana, che avrebbero tentato di impossessarsi di un appezzamento di terreno intimando al proprietario di «raccogliere i suoi stracci» e andarsene, altrimenti avrebbe fatto una «brutta fine».

La vittima ha denunciato anche in questo caso. Una estorsione era stata tentata anche da due esponenti della cosca di Papanice, a loro volta arrestati questa mattina, nei confronti di un esercizio commerciale della Grande distribuzione organizzata degli apparecchi elettronici ubicato a Crotone al cui proprietario si erano presentati sostenendo di essere amici di Basilio Paletta. Ma è andata male anche a loro perché il titolare dell'esercizio li ha denunciati.

La cosca di Cirò era intenzionata a controllare ogni settore dell'economia locale, dagli esercizi commerciali alle società della grande distribuzione, dai lidi balneari ai lavori pubblici finanziati con i fondi del Pnrr. È vasto lo spettro delle estorsioni delineato negli atti dell'indagine della Dda di Catanzaro, coordinata dal sostituto Elio Romano, che questa mattina è sfociata nell'operazione Saulo con 21 misure cautelari (18 in carcere e 3 all'obbligo di dimora anche se gli indagati sono complesivamente 45), emesse dal gip Massimo Forciniti ed eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Crotone.

Estorsioni attuate con modalità dettate dai “veterani” della cosca - come li definisce il gip Forciniti - insieme alle nuove leve. A reggere il potente locale cirotano sarebbe stato Basilio Paletta che, sfruttando il temporaneo stato di libertà, era subentrato a Luigi Vasamì, arrestato il 16 febbraio 2023 nell'operazione Ultimo Atto. A mettere nero su bianco i nomi di vertici ed esattori del clan è stato il collaboratore di giustizia Gaetano Aloe, figlio del vecchio boss ucciso nel 1987, che ha contribuito a fare luce anche sull'omicidio dell'imprenditore edile Francesco Mingrone, commesso ventidue anni fa a Cirò Marina. Ma anche le numerose denunce degli imprenditori vessati dalla cosca, tanto che molte estorsioni sono state bloccate sul nascere, rimanendo allo stato del tentativo. Come quelle ai danni di alcuni lidi balneari sulla costa cittadina. (AGI)

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