Bonifica, l'aut aut del commissario e i rischi di conferire i veleni a Columbra
«Mi auguro che non ci siano altri interessi, oltre a quelli di Eni». Sicuramente l'allarme-denuncia di Mario Oliverio, ex presidente della giunta regionale calabrese, non sarà sfuggito al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Giuseppe Capoccia, che da anni segue con grande attenzione la vicenda della bonifica di Crotone.
In questa settimana che si è chiusa il dibattito sulla “questione bonifica” si è intensificato. Oltre ad Oliverio, che è intervenuto sui social, ci sono stati le dichiarazioni del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, e del commissario per la bonifica, Emilio Errigo. Nel coro manca invece la voce importante degli attuali amministratori regionali che sembrano poco interessati alla vicenda della bonifica di Crotone.
Oliverio non si è limitato a lanciare l'allarme sugli appetiti illegittimi che potrebbero scatenarsi per le somme ingenti che saranno impegnate, se mai i lavori dovessero partire (è trascorso più di un quarto di secolo da quando è iniziata la discussione), ha anche chiesto il rispetto delle decisioni che sono state assunte con la sottoscrizione del verbale della Conferenza decisoria del 24 ottobre 2019 e cioè non un grammo dei veleni presenti a Crotone dovranno essere smaltiti sul suolo calabrese.
Su dove è possibile smaltire i veleni di Crotone, c'è stato la dichiarazione di Voce che non esclude la possibilità di conferire una parte dei rifiuti nella discarica di Columbra, di proprietà del gruppo imprenditoriale Vrenna. Voce, però, pone delle condizioni per dire sì a questa scelta e cioè chiede garanzie. Le garanzie dovrebbero essere rappresentate dal riconoscimento del fattore di pressione localizzativo.
Questo riconoscimento impedirebbe di smaltire nella discarica di Columbra altri rifiuti, in caso dovesse esaurirsi gli spazi disponibili. Impedirebbe anche di avviare la procedura per ottenere ampliamenti dell'impianto.
Il vulcanico generale Errigo, in questi ultimi giorni, ha portato a Crotone l'esercito assegnando ai militari il compito «di verificare quanto finora effettivamente svolto» nell'abito delle attività di bonifica e «capire se, quanto finora eseguito nelle aree Sito di interesse nazionale, sia stato fatto con superficialità». Come farà Errigo a stabilire se quello che è stato fatto sinora è corretto considerato che i militari sono arrivati a Crotone dopo anni di interventi parziali?
L'obiettivo che si pone il generale è quello di fare partire le attività ferme ad un palo «entro 5 mesi». «Iniziare in piena sicurezza per tutti la fase esecutiva - scrive Errigo in un comunicato -, partendo dal "milione di tonnellate" di rifiuti pericolosi e non, contaminati e posizionati pericolosamente nella fascia costiera litoranea marittima a pochi metri dal mare di Crotone».
Il commissario annuncia anche che se ci saranno ritardi «entro e non oltre cinque mesi» sarà emesso «un mirato “provvedimento amministrativo”, finalizzato a obbligare gli individuati soggetti legalmente responsabili della contaminazione e del danno ambientale, al fine della rimozione (senza alcun giustificato ritardo) dei rifiuti contaminati e il loro previsto trattamento depurante - stabilizzante, trasportando quanto previsto in impianti-discariche autorizzati a norma di legge, idonei e presenti sul territorio nazionale ed estero».
Il commissario, quindi, intende procedere immediatamente con lo smantellamento delle due discariche fronte mare e trasferire i rifiuti in impianti in Italia e all'estero. In questo è in linea con quanto sostiene Oliverio.
Il problema vero è rappresentato dal fatto che l'Eni che deve materialmente effettuare l'intervento sostiene che in Italia e all'estero non ci sono discariche che hanno una disponibilità di spazi per accogliere la quantità e la qualità dei rifiuti presenti a Crotone.
Oliverio, dal canto suo, dice che nella trattativa che ha preceduto la firma della Conferenza dei servizi decisoria erano stati individuati gli impianti definendo anche le percentuali da smaltire. Se le discariche non dovessero esserci, dove poterà i rifiuti Errigo? A Columbra?
Non lo ha escluso visto che ha fatto riferimento ad impianti esistenti in Italia e all'estero. Per fare questo bisogna modificare il Paur e forse cinque mesi non bastano. A questo punto, però, c'è il pericolo che lo spazio esistente a Columbra non sia sufficiente e, quindi, sarà chiesto un ampliamento se non ci saranno paletti legali ad impedirlo. Questo significa che a Crotone potrebbero arrivare altri milioni di rifiuti provenienti da ogni parte del mondo.
Prima di iniziare a discutere di Columbra occorrerebbe, quindi, verificare se lo spazio di 600.000 tonnellate è ancora disponibile e se gli imprenditori non abbiano già firmato accordi commerciali per l'uso di questo spazio.
La soluzione migliore per Crotone e i suoi cittadini resta quella di fare rispettare gli accordi della Conferenza dei servizi decisoria: i rifiuti devono essere smaltiti fuori dalla Calabria. La soluzione va trovata e i lavori devono partire tenendo presente che da noi si dice che la gatta che aveva fretta, ha partorito i gattini ciechi.