Cirò Marina, tornano a casa 42 reperti archelogici risalenti agli Enotri
La consegna è avvenuta questa mattina presso il Museo civico archeologico della cittadina alla presenza del comandante del gruppo carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma

CIRÒ MARINA Reperti rubati da tombaroli e restituiti ai calabresi.

Il comandante del gruppo carabinieri Tutela patrimonio culturale (Tpc) di Roma, colonnello Diego Polio, alla presenza del comandante provinciale dell'Arma di Crotone, Raffaele Giovinazzo, e del prefetto Franca Ferraro, ha consegnato alla soprintendente per l'Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Crotone e Catanzaro, Stefania Argenti, 42 preziosi reperti archeologici e 5 fedeli riproduzioni moderne di reperti antichi, recuperati in collaborazione con la compagnia di Cirò Marina nell'ambito dell'indagine denominata Achei, coordinate dalla procura crotonese.

La consegna è avvenuta questa mattina presso il Museo civico archeologico di Cirò Marina. I reperti archeologici, di notevole valore storico-culturale ed economico, risalenti all'età degli Enotri, essenzialmente metalli e ceramiche.

Sono stati rintracciati nel contesto di una inchiesta dunque che ha documentato l'esistenza di un vasto traffico di antichità italiane su scala nazionale e internazionale. Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia i paesi coinvolti.

Nata a maggio 2017 e conclusa a luglio 2018, l'indagine ha consentito di accertare sistematici saccheggi di più squadre di tombaroli che, con una articolata suddivisione di competenze e ruoli, garantivano al mercato clandestino un flusso continuo di oggetti attraverso canali di ricettazione in Italia e all'estero.

L'operazione si è conclusa con l'emissione di un'ordinanza di applicazione di misure cautelari da parte del gip di Crotone nei confronti di 23 indagati, a vario titolo, per un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita.

Contestualmente si è proceduto all'esecuzione di 80 decreti di perquisizione nei confronti di indagati in stato di libertà.

L'odierna restituzione al patrimonio dello Stato dei beni culturali recuperati è frutto di azioni complesse, compiute in stretta sinergia con gli organi centrali e periferici del MiC, nonché dell'impegno e della professionalità di donne e uomini, militari e civili, altamente specializzati nello specifico settore, che hanno consentito di salvare importanti testimonianze dell'identità collettività.

Si tratta, come ha spiegato Alfredo Ruga, archeologo della Soprintendenza di Crotone e Catanzaro, in gran parte di oggetti di uso comune la cui fattura è principalmente del periodo degli enotri, ma ci sono anche oggetti di epoca protostorica (ceramiche, una punta di lancia e oggetti decoratici), età greca (anelli ed un attrezzo in bronzo) e medievale (anelli e fibule).

Una delle caratteristiche del 'lotto' di pezzi restituiti è anche quella di contemplare dei falsi d'epoca risalenti alla fine dell'800 ed all'inizio del 900 la cui valenza culturale è quella di testimoniare la realizzazione di copie per scambi tra musei o per collezioni private.

«Questa restituzione - ha detto il capitano Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Tpc di Cosenza - è importante perché abbiamo voluto dare valore al concetto di legalità in tema di illeciti che ruotano intorno all'archeologia. Abbiamo recuperato dei preziosi reperti che attraverso il loro studio permetteranno di ricostruire l'evoluzione, la storia le tradizioni dei popoli che hanno abitato questi territori».

Il tenente colonnello Diego Polio, comandante del gruppo Tpc di Roma che coordina le attività dei nuclei del centro-sud core, ha ribadito: «Il core business di questo reparto è proprio il recupero dei beni culturali per restituirli al territorio di appartenenza.

Sono pezzi di storia che erano scomparsi: restituirli ci dà una grande soddisfazione e soprattutto riceviamo un feedback particolarmente positivo e gratificante da parte delle comunità che ritornano in possesso di un patrimonio che rappresenta l'identità».

La consegna dei reperti è avvenuta in contemporanea con l'avvio delle attività di restauro della Soprintendenza durante le quali saranno anche realizzati laboratori per le scuole. Oltre ai reperti consegnati stamani, il restauro interesserà altri 200 pezzi recuperati dai carabinieri, provenienti dai territori di Cirò, Cirò Marina, Strongoli e Tiriolo.

«Abbiamo voluto proprio che ci fosse questa coincidenza - ha spiegato la Soprintendente Argenti - per dare un segno forte, quello della continuità dell'attività che non finisce con le indagini dei carabinieri. Oggi avviamo quella che è un'attività fondamentale e necessaria, che è quella di restauro e studio. Studio che condivideremo anche con la sovrintendenza di Cosenza, perché questo è un territorio unico che ha molte affinità e quindi per capire bene i contesti da cui sono stati sottratti illecitamente abbiamo bisogno di un confronto serrato».

Di giornata storica ha parlato il sindaco di Cirò Marina, Sergio Ferrari, mentre il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, ha invitato gli studenti presenti «a interessarvi del vostro territorio, ad essere curiosi».