L'arte bianca
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CROTONE «Agenda urbana è un'altra, fondamentale misura ad ampio raggio, che l'amministrazione mette in campo nell'ambito della programmazione finalizzata alla crescita ed allo sviluppo della città». È quanto sottolinea in una nota stampa l'amministrazione Voce in replica alla «ferma e motivata contrarietà al progetto del Comune di Crotone per la realizzazione di 24 alloggi di edilizia popolare in via Israele» espressa pubblicamente dal Comitato di quartiere “Tufolo-Farina”.

L'Amministrazione nella sua nota precisa che si tratta di «una misura che nel suo complesso ha una dotazione finanziaria di circa 16 milioni di euro di cui il 50% è destinato alla riqualificazione urbana e alla realizzazione di alloggi sociali, il 30% destinato all'adeguamento sismico delle strutture scolastiche, il 16% destinato alle attrezzature sportive, il 4% destinato alla formazione e alle politiche sociali».

«Di fatto, rispetto al piano originario - spiega la nota -, l'amministrazione ha effettuato la rimodulazione di alcuni interventi di riqualificazione urbana e la realizzazione di alloggi sociali considerata, rispetto a quanto previsto l'indisponibilità dell'immobile confiscato di via Corea (in cui erano previsti 13 alloggi), l'inefficacia dell'azione prevista a Fondo Gesù, consistente nella demolizione e ricostruzione di immobili in una zona già congestionata dal punto di vista sia urbanistico che sociale».

«Pertanto la scelta dell'amministrazione - prosegue la nota - si è indirizzata verso: l'ampliamento territoriale dell'intervento, con il miglioramento della qualità degli spazi pubblici (arredo urbano, verde, pubblica illuminazione ecc.) e la riorganizzazione funzionale degli spazi urbani previsti originariamente solo per via Acquabona anche per l'area degradata di fondo Gesù, dove i due immobili oggetto dell'intervento verranno demoliti e conseguentemente anche l'area su cui attualmente insistono verrà riqualificata e la realizzazione dei previsti alloggi sociali dislocata in altra area e in immobili di nuova costruzione».

«Si è scelto pertanto - precisa la nota -, al posto di effettuare interventi diversificati (demolizione e ricostruzione, ristrutturazione) su una serie di immobili che, come previsto nel Piano originario, hanno caratteristiche fatiscenti e sono posti all'interno di zone congestionate ad alta densità abitativa e con condizioni sociali critiche, di realizzare alloggi sempre di edilizia sociale, da destinare alle famiglie svantaggiate, ma pensati per migliorare la qualità della vita dei residenti e favorirne la socializzazione».

La scelta dell'Amministrazione - entra quindi nel merito la nota - di utilizzare aree comunali già urbanizzate porterà sicuramente ad ampliare, in fase di progettazione, il numero di alloggi, così da conciliare la quantità (numero di residenze e spazi sociali) con la qualità dell'abitare e del vivere urbano

L'importo che il piano originario aveva previsto per il quartiere Acquabona era in totale poco più di 900.000 euro (di cui solo 700.000 euro destinati per i lavori e il resto Iva, spese tecniche, ecc.). Con queste poche risorse nel piano originario si intendeva avviare un processo di recupero dell'area degradata per il miglioramento della qualità dello spazio pubblico (arredo urbano, verde, pubblica illuminazione)».

«L'amministrazione, nel rimodulare il piano originario - informa la nota -, tenuto conto dell'esiguità di risorse che erano destinate alla riqualificazione di uno spazio urbano così esteso ha inteso perseguire la riqualificazione urbana degli spazi pubblici che comprende l'abbattimento dell'edificio scolastico (ex biblioteca) e la riorganizzazione funzionale degli spazi insistenti sull'asse di via Acquabona. Lo stesso dicasi per i due edifici di Fondo Gesù. Il piano originario ne prevedeva demolizione e ricostruzione con la creazione di 20 alloggi».

«La rivisitazione del piano, invece - rende noto il comunicato -, prevede la demolizione dei due fabbricati e la riqualificazione dell'area, attraverso la creazione di nuovi spazi pubblici in un'area altrettanto congestionata, ad alta densità abitativa e con condizioni sociali critiche. Infine l'amministrazione, al fine di rispondere ai bisogni abitativi e nel contempo mantenersi lontana da logiche ghettizzanti, nel piano rimodulato ha optato per la costruzione di un nuovo edificio (nei pressi del Palakrò, in un'area di proprietà comunale che gode dei titoli abilitativi necessari) che potrà ospitare al minimo 24 nuovi alloggi (ma è allo studio la possibilità che diventino 32)».

«Inoltre - precisa la nota -, questo intervento prevede anche la riqualificazione delle aree circostanti, con la creazione di nuovi spazi pubblici ed il miglioramento del contesto urbano in cui il fabbricato si inserisce. È del tutto privo di fondamento, dunque, quanto riportato da alcuni organi di stampa secondo i quali "l'amministrazione rinuncia a smantellare il ghetto"». 

il presidente del comitato Alfonso Gaetano e il sindaco Vincenzo Voce

Il secco “no” del Comitato di quartiere Tufolo-Farina al progetto

Il Comitato di quartiere Tufolo-Farina, lo scorso 16 maggio, aveva espresso la propria «ferma e motivata contrarietà al progetto del Comune di Crotone per la realizzazione di 24 alloggi di edilizia popolare in via Israele, nel cuore di un tessuto urbano già ampiamente consolidato».

«L’intervento, a nostro avviso - spiega il comitato -, appare in contrasto con le norme tecniche di attuazione del vigente Piano regolatore generale e in particolare con l’art. 50, comma 2, che non consente nuove edificazioni in aree classificate come “Tessuto Urbano Consolidato”. L’area individuata rientra chiaramente in questa categoria. Una deroga a tale previsione comprometterebbe l’equilibrio urbanistico del quartiere, accentuando criticità già esistenti».

«A rendere ancora più incomprensibile l’intervento - sottolinea il comitato - è la cifra prevista nel Dip (Documento di indirizzo alla progettazione) a firma del dirigente ingegner Stellato, oltre 5 milioni di euro per 24 alloggi popolari, pari a più di 213.000 euro per abitazione. Una spesa che appare sproporzionata soprattutto in assenza di un piano integrato di rigenerazione urbana o di investimenti su servizi, verde pubblico, mobilità e inclusione sociale».

«In un quartiere da anni trascurato - incalza il comitato -, e privo di interventi strutturali, questa scelta appare non solo miope ma irrispettosa delle reali priorità e bisogni dei cittadini. Ci chiediamo: sono stati valutati seriamente gli impatti sulla viabilità, già congestionata nei pressi della rotatoria del Palakrò? E si è tenuto conto della cronica carenza di servizi, parcheggi e spazi pubblici?», chiede il comitato.

«Se l’intenzione era quella di destinare l’area a un intervento pubblico - evidenzia la nota -, ci saremmo aspettati un’opera utile alla collettività: un parco, un’area giochi, spazi verdi attrezzati. Elementi che mancano completamente nella “zona bersaglio” e che sono fondamentali per il benessere, la socialità e il decoro urbano. Invece, ancora una volta, si impone un progetto che risponde solo a logiche emergenziali, ignorando la visione d’insieme».

«Il quartiere Tufolo-Farina, con i suoi 24.000 abitanti - sostiene il comitato -, non può più sostenere nuove edificazioni che aggravano problemi strutturali mai affrontati: assenza di servizi, spazi verdi insufficienti, traffico ingestibile. Proseguire su questa strada, senza un minimo processo partecipativo, è una scelta grave e profondamente sbagliata. Pur comprendendo la necessità di affrontare il disagio abitativo, riteniamo che questo non possa essere fatto marginalizzando ulteriormente un quartiere da troppo tempo dimenticato dalle politiche pubbliche».

«Serve rigenerazione urbana - auspica la nota -, non nuova cementificazione. Serve inclusione, non frammentazione sociale. Per questo chiediamo con forza: la sospensione immediata del progetto in via Israele incrocio con via Nazioni unite; l’apertura urgente di un tavolo di confronto tra amministrazione comunale e i residenti; una revisione delle politiche abitative nel rispetto delle norme attuative del Prg vigente, che risponda ai reali bisogni del territorio, senza nessun colpo di coda da parte del nuovo strumento urbanistico Psc, che se pur non in vigore viene richiamato nel Dip in previsione futura».

«Tufolo-Farina non può continuare a subire decisioni imposte dall’alto - conclude il comitato -, senza confronto né ascolto. Vogliamo dignità, partecipazione e sviluppo sostenibile, ma, soprattutto, una politica più attenta al quartiere».


 

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