L'arte bianca
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CROTONE Il consiglio comunale sulla verifica di maggioranza poteva essere convocato così come formulato nella richiesta da otto consiglieri di minoranza dell'assemblea civica di Crotone. Almeno così ritiene il segretario generale dell'Ente, Andrea La Rocca, che ha inviato “dovute” delucidazioni agli otto firmatari della richiesta di convocazione della seduta.

Il riscontro del segretario è datato 8 gennaio scorso ed è successivo al chiarimento formulato dal presidente del consiglio Mario Megna, diffuso attraverso un comunicato stampa diramato nel pomeriggio dello stesso giorno.
Com'è noto, e procedendo con estrema sintesi, il presidente ha chiesto ai colleghi dell'opposizione di rivedere l'oggetto della richiesta di convocazione della seduta in quanto, secondo regolamento, sarebbe «manifestamente estraneo alle competenze del Consiglio comunale» anche perché «la maggioranza in una assise cittadina, non è una squadra predefinita, ma si registra con la condivisione di un provvedimento amministrativo nel momento della sua votazione e non con una dichiarazione di intenti».
La prerogativa in merito alla convocazione del consesso civico è di esclusiva competenza del presidente del Consiglio comunale, ma al segretario generale la legge assegna pur sempre quel ruolo di garante che si sostanzia anche nell'esercitare le funzioni di assistenza giuridico-amministrativa messe a servizio dell'assemblea.

Il “no” di Megna è politico e non regolamentare?

Ebbene la premessa è doverosa per comprendere cosa puntualizza il segretario generale La Rocca quando entra nel merito del parere. «Per come formulato l’oggetto - sottolinea il segretario generale -, in maniera particolare nella locuzione “verifica della maggioranza”, lo stesso deve intendersi di tipo “strettamente politico” e come tale può essere discusso in seno al consiglio comunale previa intesa con il presidente del Consiglio, (...), con l’invito a voler concordare, con il medesimo presidente, modalità e contenuti dell’argomento nello spirito della più ampia collaborazione».
Nella stessa missiva, il segretario La Rocca però puntualizza inoltre che «il presupposto “quorum deliberativo” a cui si riferisce la richiesta non è, a parere dello scrivente (cioè del segretario, ndr), formalmente e all’attualità contestabile perché le deliberazioni del Consiglio comunale, ad oggi, sono state sempre approvate, ottenendo il quorum deliberativo e, quindi, il voto favorevole dei consiglieri comunali (voto favorevole della maggioranza dei votanti)» anche se, a volte, sottolinea ancora il segretario «il cosiddetto “quorum strutturale”, necessario ai fini della validità della seduta, sia stato ottenuto in prima convocazione ed altre volte in seconda».
Il segretario, in buona sostanza, non esclude la possibilità di convocare il consiglio per come formulato nella richiesta dagli otto consiglieri, ma invita anche le parti a concordarne modalità e contenuti. Sostanzialmente il problema è di natura politica e, secondariamente, di natura strutturale, ossia regolamentare.

Megna il “democristiano” e i suoi trabocchetti…

Dunque, tra le righe, il segretario generale lascia trasparire un certo ostruzionismo da appartenenza politica dell'organo super partes dell'assemblea?
Dalla sua, Mario Megna, nel corso dell'ultima seduta del consesso civico, ha ribadito la propria disponibilità (così come messo nero su bianco anche nel pomeriggio di ieri nel comunicato stampa) a convocare l'assemblea previa riformulazione dell'oggetto. Nel contempo, però, ha anche teso una mano a quella maggioranza che lo ha votato presidente, prendendo così tempo, ma anche gettando un certo discredito sulla qualità dell'azione politica della minoranza
È questo un vecchio “trucchetto” della Democrazia cristiana della Prima Repubblica che, il presidente Megna, ha evidentemente assimilato e che sta da tempo esercitando fino a portare il proprio avversario politico a cadere in un trabocchetto che si trasforma in una cosiddetta “tagliola” giuridico-amministrativa
È stato così per altri consigli ad hoc in passato, soprattutto su partecipate e bonifica, dove Megna, dopo aver a lungo allontanato la data di convocazione, ha poi impedito che l'assemblea convenisse a una determinazione. Non da ultima, quella che ha bocciato la proposta di legge del capogruppo di “Stanchi dei soliti”, Iginio Pingitore, in materia di rifiuti e che è costata la fuoriuscita del gruppo dalla maggioranza.
Non è la prima volta, inoltre, che il presidente del consiglio e il segretario generale si scontrino su pareri diametralmente opposti, così come non è la prima volta che i componenti della minoranza richiamino la presidenza a svolgere il suo ruolo super partes. 
Alla luce di tutto ciò, il nodo è diventato adesso “amletico” per la minoranza in consiglio: è meglio verificare o sfiduciare?

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