Dipendenti Abramo consegnano schede elettorali: «Non meritate il nostro voto»

CROTONE Hanno annullato le loro tessere elettorali (circa 200 quelle raccolte tra l'azienda e il gazebo allestito in piazza della Resistenza) e le hanno inviate in Prefettura così come annunciato nei giorni scorsi. Prosegue e si inasprisce la protesta dei dipendenti della Abramo customer care di Crotone. Assieme al plico con le schede elettorali, i dipendenti hanno inviato una lettera d'accompagnamento in cui esprimono tutta la loro insoddisfazione e l'incertezza sulla conduzione della vertenza.
«I lavoratori della Abramo customer care Spa - si legge nella lettera inviata al prefetto Franca Ferraro -, sostenuti da numerosi cittadini di Crotone, consegnano le loro schede elettorali in segno di protesta per il silenzio attorno alla loro situazione, che va avanti ormai da anni e si trova alle battute finali. Chi non ha a cuore il futuro di ogni cittadino italiano non merita il nostro voto!». «Questo gesto estremo - è scritto ancora nella missiva - vuole evidenziare la nostra profonda frustrazione e il senso di abbandono che proviamo di fronte all'inerzia delle istituzioni. La nostra azienda ha rappresentato per anni una fonte di sicurezza e dignità per centinaia di famiglie, e ora ci troviamo ad affrontare un futuro incerto e precario».
Sentimenti d'indignazione, questi, che i lavoratori della Abramo hanno espresso anche attraverso un comunicato diffuso dai Cobas, in cui sottolineano tutte le loro perplessità sull'annunciata cessione del ramo d'aziendacomunicata dai commissari straordinari.
«Con la relazione dei commissari - scrivono i Cobas - si è fatta chiarezza sulla proposta di acquisto della Steel Telecom che purtroppo non “salverà” tutta l’Abramo cc ma assorbirà solo un ramo (il front-end Business Tim). Nel comunicato si fa riferimento ad un perimetro di 229 lavoratori impattati dalla trattativa e nello specifico riguarderà i lavoratori e le lavoratrici delle sedi siciliane e una parte del sito di Crotone. Ancora non si conoscono quali saranno i criteri che verranno adottati per la selezione e anche questa incertezza pesa sui lavoratori».
«Pur non comparendo il committente nel comunicato dei commissari - prosegue la nota dei Cobas -, il tutto lascia pensare che alla base della cessione ci sia un accordo tra la Steel Telecom e Tim a garanzia di continuità dei contratti di appalto anche dopo l’acquisto. Il tavolo che si avrà con i commissari non sarà altro che un esame congiunto, un prendere atto della cessione del ramo d’azienda. Potranno essere avanzate considerazioni per limare eventuali dettagli. Qualora non si arrivasse ad un accordo con le parti sociali, la cessione andrà comunque in porto visto il parere positivo del Ministero e del Comitato di salvaguardia, in applicazione all'articolo citato nella relazione».
«Sin dall’inizio della nostra vertenza - sottolinea il comunicato - l’auspicio è stato che si arrivasse al trasferimento dell’intero perimetro occupazionale e non ad uno spacchettamento e perdite di diritti e salario. La cessione del ramo lascia ancora nel buio tutti noi lavoratori che non rientriamo nella trattativa e ancora una volta vediamo mettere in discussione le nostre vite e il nostro futuro. Di promesse ne abbiamo sentite tante, soprattutto dai nostri politici regionali, che però si sono palesate nella loro inconsistenza prospettando alternative che di fatto, per il momento, non hanno niente di concreto».
«E in questi giorni - stigmatizzano i Cobas - con disappunto constatiamo l’assoluto silenzio della nostra classe politica. Non vogliamo essere ripetitivi ma soprattutto non vogliamo arrenderci! Restano fuori dalla cessione più di 800 lavoratori e averne salvati alcuni non basta! Chiediamo con insistenza che non s’interrompa il lavoro dei commissari e che vengano valutate e cercate altre proposte di acquisto perché a questo punto la lottizzazione potrebbe favorire il farsi avanti di nuovi acquirenti».
«Pretendiamo che si pensi in ogni momento che ad “essere venduti” - sollecitano i Cobas - non saranno cose ma persone e di tutelarne diritti e dignità. Le riduzioni di orario e salario prospettate per i lavoratori "ceduti" non vanno in questa direzione. Chiediamo che si spendano tutti affinché Tim si sieda ad un tavolo e si assuma le sue responsabilità. Di tempo ormai ne resta poco ma sino all’ultimo, se c’è la volontà e la mobilitazione, questa partita si può ancora giocare».
«Al momento, per il prossimo futuro – chiariscono i Cobas -, abbiamo solo ipotesi: una proroga dell’amministrazione straordinaria che inevitabilmente e’ subordinata ad un accordo con Tim; potenziali nuovi acquirenti interessati a rami dell’azienda; in ultimo, se si arrivasse alla fase di liquidazione si potrebbe prospettare un periodo di Cig con la speranza che arrivi a compimento e venga finanziato il “progetto di digitalizzazione” promesso e promosso dalla politica calabrese di maggioranza e che ad oggi rimane una chimera».
«Diversamente - conclude la nota - ci ritroveremo con Naspi da gestire e la perdita di centinaia di posti di lavoro che la Calabria non può assolutamente permettersi».