L'arte bianca
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CROTONE «Padrone di 16.000 voti?». Ha inizio così la replica che il capogruppo di Stanchi dei soliti, Iginio Pingitore, ha affidato al social per contrastare quel “machismo elettorale” sfoggiato nella seduta del 20 gennaio scorso dal sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, tutto teso a difendere la propria onorabilità davanti a una presunta ritorsione ricevuta proprio dal consigliere (oggi di minoranza) in ambito lavorativo e che, per detta della stessa vittima, sarebbe stata innescata sui vertici di una banca proprio dal primo cittadino.

«Mai apparentamenti con i partiti - ricorda Pingitore a proposito dei proclami elettorali di Voce nel 2020 -, mai con gli “sculchiani”, mai con chi ha distrutto questa città: “i veleni fuori da Crotone”. Questi sono alcuni slogan che il sindaco della città pitagorica ha usato per vincere le elezioni comunali di quattro anni fa». «Insomma, una propaganda mirata solo a vincere – commenta Pingitore -, senza tenere fede veramente a ciò che ha sostenuto, tutto basato sull' irreale, poiché si è apparentato con tutti e continua a farlo pubblicamente, financo ieri nel Consiglio comunale!»

Lo fa con chi gli garantisce sostegno per accaparrarsi un'altra consiliatura, e sulla tematiche ambientali, di cui si è elevato a paladino, non aggiungo altro: è sotto gli occhi di tutti, meglio stendere un velo pietoso

«Io dico - domanda Pingitore -: i crotonesi se ne sono accorti? O ci girano attorno? Un personaggio così, che palesemente ha tradito le aspettative, è degno di essere votato? Non parlerò ancora del mio caso, che ieri ha fatto tremare l'aula per la tensione creatasi, ma spero di approfondirlo in seguito, eppure abbiamo visto un uomo che, a tutti i costi, voleva trovare una ragione. Non so se ci sia riuscito, ma ce l'ha messa tutta per continuare a denigrare».

Qualcuno ci casca sempre, ma chi non si è accorto che nel Consiglio comunale di ieri è emerso ancora una volta un personaggio tragico, che semina rancore, aggressivo, con toni sempre più minacciosi: “Ti denuncio, ti querelo”

«Per tutto il pomeriggio, fino a tarda serata - ricorda Pingitore -, come un disco rotto ha ripetuto fino allo sfinimento che le elezioni le ha vinte lui da solo. Lui pare che sia il titolare di oltre 16.000 voti; gli altri non contano nulla, sono degli elementi che con 80-90 voti si trovano in consiglio comunale solo per merito suo. Da brivido!».

«Nella storia d'Italia, i più beceri politici - scrive Pingitore - sono diventati padroni del voto altrui, padroni del consenso popolare. A Crotone ne abbiamo uno che si richiama a questo: è Vincenzo Voce. Sì, perché lui rimarca sempre che sulla scheda elettorale i cittadini hanno scritto “Voce”. Insomma, un nuovo padrone nello sfortunato feudo di Crotone. Gli “sciancati” che hanno portato 90-100 voti dovrebbero tutti prostrarsi, avendo ricevuto la grazia di essere stati eletti solo per merito suo. Sembra di essere tornati a “ere oscure”?».

«Crotone, una città che merita rispetto e dignità - incalza Pingitore -, si trova oggi a fare i conti con la delusione di chi ha creduto in promesse che, come foglie al vento, sono svanite nel nulla. "Mai apparentamenti con i partiti", "mai con gli sculchiani", "mai con chi ha distrutto questa città". Queste parole rimbombano ancora! Sono state un canto di sirene, una promessa di cambiamento che ha sedotto e illuso».

Ma ora, nell'ombra di quell'impegno, si cela una verità inquietante: un'alleanza con chiunque possa garantire un po' di potere, un tradimento delle aspettative di una comunità che ha sperato in un futuro migliore. Povera città! Come si può rinnovargli la fiducia?

«Ieri, in un Consiglio comunale che sembrava un teatro tragicomico - descrive Pingitore -, abbiamo assistito a un'esibizione di arroganza e rancore. Un uomo, ossessionato dall'idea di essere l'unico artefice della sua vittoria. Con oltre 16.000 voti, si erge a padrone del consenso popolare, ma chi ha davvero il potere? Chi ha lottato per quei miseri 70 o 80 voti? Sono esseri umani, non pedine da sacrificare sul grande scacchiere della politica. Eppure, in questo dramma, sembra che si stia ritornando in altre epoche».

«Crotone non merita - sostiene Pingitore - un nuovo feudo governato dalla paura. Merita onestà, trasparenza e rispetto. Merita una voce che non sia quella di un despota, ma di un leader che sappia ascoltare, che sappia costruire, che sappia mettere al centro la comunità».

«È tempo che i crotonesi si sveglino da questo incubo - conclude Pingitore - e rivendichino il loro diritto a una politica dignitosa e responsabile. È tempo di alzare la voce, di dire basta a chi ha tradito la fiducia, a chi ha scelto il potere personale sopra il bene comune. Crotone ha bisogno di un futuro, non di un padrone».


 

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