«Cambiare l'intitolazione a viale Città di Cutro»: è polemica a Reggio Emilia
La proposta lanciata dall'ex prefetta Antonella De Miro, secondo cui il nome «rievoca la 'Ndrangheta», è stata fatta propria dall'Amministrazione reggiana

REGGIO EMILIA «Cambiate nome a viale Città di Cutro, rievoca la 'Ndrangheta». È polemica a Reggio Emilia dopo la proposta lanciata dall'ex prefetta Antonella De Miro che, dal 2009 al 2014, nel suo insediamento nella città, firmò centinaia di interdittive antimafia ad imprese soggette ad infiltrazione che poi si ritrovarono ad affrontare il maxi processo Aemilia.

De Miro, ora in pensione, il primo luglio è tornata in Emilia per ricevere la cittadinanza onoraria dal Comune di Rubiera. E proprio in questa occasione ha detto dal palco: «Mi turba vedere questa strada intitolata a Cutro, vorrei che la prossima volta fossi accolta da “Via Reggio Emilia, città libera da tutte le mafie”». Da qui si è scatenato un vespaio di reazioni.
In primis dalla comunità cutrese («Quella strada è intitolata a cittadini onesti come la maggior parte, Cutro non significa mafia») che a Reggio Emilia conta 5.000 residenti, tra terze, seconde e prime generazioni di calabresi arrivate nel boom migratorio degli anni '60. E proprio in virtù di questo legame che viale Città di Cutro - strada che collega il centro città con la tangenziale Nord e il casello dell'autostrada nella zona dei ponti di Calatrava - venne inaugurato nel luglio 2018 dall'allora sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio (oggi senatore Pd) e dall'omologo Salvatore Migale, primo cittadino di Cutro.
E se l'odierna Amministrazione comunale reggiana apre la porta all'appello dell'ex prefetto De Miro («Abbiamo chiesto un parere della consulta per la legalità, valuteremo...»), lo scrittore antimafia nonchè ex parlamentare Enzo Ciconte, calabrese d'origine, risponde con una provocazione riportata da Qn-il Resto del Carlino che racconta la vicenda: «Allora dovremmo cambiare il nome alla città di Reggio Emilia visto che vi è nato e ha agito Paolo Bellini, assassino al soldo della 'Ndrangheta, condannato di recente all'ergastolo per l'orrenda strage di Bologna. Oppure della stessa Catania, paese di De Miro, di Palermo, Reggio Calabria o Napoli dove le guerre di mafia hanno mietuto migliaia di vittime. Ma non si possono addebitare le azioni criminali alle città e alle loro storie millenarie». (ANSA)