L'arte bianca
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ROMA Un'interrogazione a risposta orale, rivolta ai ministri delle Infrastrutture e dei trasporti e dell'Interno, è stata presentata da quattro parlamentari del Pd (Matteo Orfini, Gianni Cuperlo, Nico Stumpo e Giuseppe Provenzano), per avere spiegazioni in merito al documento di organizzazione della Guardia costiera per gli interventi in mare.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

«La trasmissione “Il Cavallo e la Torre” del 12 aprile 2024 - si legge nell'interrogazione - ha diffuso un rilevante documento sull'organizzazione per il soccorso in mare. Si tratta di una mail del 27 giugno 2022 originata dalla centrale operativa nazionale della Guardia costiera, titolare del coordinamento e dell'alta responsabilità del salvataggio in mare, e indirizzata alle sedi operative periferiche per impartire nuovi parametri di intervento della stessa Guardia costiera nei confronti di "eventi connessi al fenomeno migratorio"in sostanza delle pericolose imbarcazioni con le quali i migranti affrontano il canale di Sicilia per raggiungere il nostro Paese».
«I nuovi criteri - spiegano i parlamentari dem - derivano dalle "disposizioni tattiche" impartite dal "livello politico" e attengono ad una diversa attribuzione di ruoli alla Guardia di finanza, chiamata a svolgere il primo intervento come forza di polizia (law enforcement) nei confronti delle imbarcazioni cariche di migranti entro il limite dell'area di soccorso (Sar) italiana, sotto il coordinamento non più della centrale operativa della Guardia costiera, ma del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza. Tali disposizioni, per diretta ammissione del Capitano di vascello che le firma, modificano il "modus operandi" della Guardia costiera, di fatto escludendone competenze e attribuzioni nel caso di eventi migratori se non in caso di pericolo conclamato: ovvero in situazioni in cui esiste un pericolo potenziale, e per le quali si rendono perciò necessari la valutazione del rischio e la conseguente assunzione di operazioni dirette o il coinvolgimento di ogni unità navale disponibile e adeguata alla tipologia di intervento».
«Il messaggio in parola - ricordano i parlamentari dem - precede di pochi mesi il naufragio di Steccato di Cutro che costò la vita di 105 persone, ancora al centro di inchiesta giudiziaria. Quella notte, un caicco carico di 180 migranti venne avvistato da un velivolo Frontex a circa 35 miglia dalla costa, diretto verso l'Italia e in pericolo per lo stato in cui versava; considerato "evento migratorio" di esclusiva rilevanza di polizia di frontiera (e non di immediato intervento di assistenza e soccorso), quel caso coinvolse due motovedette della Guardia di finanza, rientrate in porto senza neppure raggiungere il caicco, a causa delle peggiorate condizioni del mare. La Guardia costiera non intervenne e l'imbarcazione affondò a pochi metri dalla costa; il comandante della capitaneria di Crotone dichiarò che quel mare forza quattro avrebbe potuto essere ben fronteggiato dalle motovedette della Guardia costiera, costruite per gli interventi in condizioni estreme. Aggiunse che il loro mancato coinvolgimento era da farsi risalire a imprecisate "regole che ci sono a livello interministeriale"».
Alla luce di tutto ciò, i parlamentari chiedono nell'interrogazione: «se i ministri interrogati non ritengano che il documento originato dalla centrale operativa della Guardia costiera non confligga con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali che affidano alla stessa Guardia costiera il coordinamento degli interventi per ogni situazione di pericolo in mare, non soltanto conclamata, ma anche potenziale, come nel caso delle imbarcazioni che solcano il canale di Sicilia cariche di migranti»; «se non considerino spettante alla Guardia costiera, in possesso di responsabilità istituzionali, competenze e strumenti adeguati, la diretta valutazione circa le situazioni di pericolo, eventualmente valutando se l'intervento di soccorso possa essere derubricato a mera assistenza e mantenendo comunque il coordinamento delle operazioni in mare»; «se non apprezzino la necessità di disporre il ritiro della direttiva in parola e di ogni altra stabilita in sede di citati e imprecisati "tavoli tecnici" che ne hanno ispirato il contenuto, onde evitare che possano verificarsi ulteriori tragedie come quella del naufragio di Steccato di Cutro»; «se non considerino necessario ripristinare la priorità della salvaguardia della vita umana in mare, e delle relative competenze istituzionali, rispetto ad ogni legittima misura di controllo delle frontiere nazionali».