Ecomafie, nelle relazione le bugie sull'assenza di discariche per i veleni
Secondo la Commissione di «ciò che emerge in maniera più evidente è la debolezza e l’incertezza dell’istruttoria svolta» da parte del Mase nell’emettere il Dm 27/2024
CROTONE Nella Relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti redatto in seguito all’indagine che ha riguardato i ritardi registrati nelle attività di bonifica dell’area industriale di Crotone, emergono dati già ampiamente conosciuti, ma vengono fatti rilievi che fanno riflettere. Emerge, tra l’altro, che sarebbero state raccontate tante frottole sulla inesistenza di discariche idonei ad ospitare i rifiuti di Crotone.
Sino ad oggi, Eni Rewind e non solo, hanno raccontato che l’unica discarica che può ospitare i veleni di Crotone è quella di Columbra. Leggendo la relazione, non risulta proprio così, soprattutto quando viene richiamato il ricorso presentato al Tar Calabria contro il Dm 27 emesso dal Mase (ministero Ambiente) il 1° agosto 2024.
La commissione parla di «lacune tecniche evidenziate dalla pronuncia del Tar Calabria» in seguito al ricorso. La sentenza del Tar Calabria è la numero 1396 del 13 agosto 2025 con la quale si «riconosce la fondatezza della tesi dedotta nella prima contestazione amministrativa avanzata dalla Regione Calabria al Mase». Il ministero dell’Ambiente (Mase) aveva emesso un «atto di revoca del vincolo regionale» introdotto con il Paur approvato dalla giunta regionale calabrese guidata da Mario Oliverio.
Questo strumento impone ad Eni Rewind, titolare delle attività di bonifica da realizzare nel Sin di Crotone, di individuare discariche fuori dal territorio calabrese per il conferimento dei veleni presenti a Crotone. Secondo la Commissione di «ciò che emerge in maniera più evidente è la debolezza e l’incertezza dell’istruttoria svolta» da parte del Mase nell’emettere il Dm numero 27.
Una scelta che ha punti deboli in quanto «il decreto si fonda, tra l’altro, sull’affermazione secondo cui le verifiche in ordine alle discariche, eseguite con il supporto di Ispra e del commissario straordinario, hanno consentito di accertare l’impossibilità tecnica di ottemperare alla prescrizione del Paur». La relazione dell’Ispra «contenuta nella nota prot. 2024/039 del 20 febbraio 2024 che, tuttavia – come osserva la Regione ricorrente – non contiene tale accertamento».
Nella Relazione la Commissione antimafia, evidenzia che «in quella relazione, infatti, l’Istituto, incaricato di verificare le risultanze dello scouting condotto da Eni Rewind, afferma che «non è possibile verificare l’affermazione di Eni Rewind secondo la quale Sovreco risulta essere l’unica discarica in Italia che può ricevere rifiuti pericolosi e con Tenorm» e che «non sono state fornite informazioni specifiche su un eventuale aggiornamento della caratterizzazione, codifica e classificazione definitiva dei rifiuti prodotti nell’ambito delle attività di Pob Fase 2 del Sin di Crotone e pertanto non appare chiaro come sia possibile individuare le discariche a cui destinare i diversi flussi di rifiuti prodotti: rifiuti contenenti radionuclidi naturali esenti e non esenti, rifiuti contenenti amianto e rifiuti contenenti amianto non esenti, rifiuti non pericolosi, rifiuti pericolosi».
Qualcuno mente sapendo di mentire. C’è, poi, una «successiva nota Ispra prot. 94 del 29 aprile 2024» che «risulta inconferente, in quanto limita il quesito ai gestori di discariche contenenti amianto, mentre il progetto stralcio riguarda rifiuti privi di Tenorm e amianto». Il racconto fatto sulla mancanza di discariche per accogliere la tipologia di rifiuti presenti a Crotone, non ha valenza e a dirlo è la Commissione parlamentare.
«La nota, quindi, è inconferente rispetto alla motivazione posta a base del provvedimento. conferma e sostegno della fondatezza di tali censure sollevate innanzi al Tar, la Regione richiama la comunicazione di Eni Rewind Spa del 29 novembre 2024 (Prot. Pm Sica/783/2024/P), nella quale la società informa il Mase che dal nuovo scouting, prescritto proprio dal decreto impugnato, sono emerse 29 società idonee al conferimento di rifiuti pericolosi, di cui 11 estere, che gestiscono direttamente discariche europee già utilizzate da Eni, e 18 italiane, con cui la stessa Eni ha contratti in essere per lo smaltimento di rifiuti pericolosi in discariche europee attraverso piattaforme, incluse imprese singole e mandatari di Raggruppamenti temporanei (Rti)».
Le discariche non sarebbero presenti solo all’estero, ma anche in Italia. Continuando, la commissione parlamentare scrive: «Ulteriore riscontro proviene dagli esiti, sopravvenuti nel corso del giudizio, delle attività di scouting che Eni Rewind ha effettuato all’estero in esecuzione del decreto: tali indagini hanno consentito di individuare una sede di smaltimento in Svezia per una parte, seppur non prevalente, dei rifiuti derivanti dalla bonifica del Sin; A dimostrazione di come lo stesso ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ritenesse non pienamente attendibili e definitive le verifiche svolte, si evidenzia la contraddizione per cui, da un lato, si impone alla Regione di riformare il Paur affermando di aver accertato l’assenza di altre discariche – in Italia e all’estero – idonee a ricevere i rifiuti, mentre, dall’altro, lo stesso decreto dispone che l’Arma dei Carabinieri effettui una nuova ricerca di discariche disponibili sul territorio nazionale e che Eni Rewind proceda a un ulteriore scouting internazionale».
Si prende tempo nella speranza di trovare la scappatoia che consente di lasciare a Crotone i veleni, magari risparmiando una montagna di soldi e poco importa se, nel frattempo, i cittadini crotonesi continuano ad essere esposti a materiali cancerogeni. I dati sulla malattia vanno ormai oltre l’allarme.
Ora l’ultima trovata per lasciare i veleni a Crotone è il principio di prossimità secondo il quale i rifiuti devono essere smaltiti nei luoghi dove vengono prodotti. Si invitano i dirigenti di Eni Rewind e tutti coloro che ipotizzano il rispetto di questo principio che, tra l’altro, prevede il blocco dei viaggi all’estero di rifiuti a partire dal prossimo mese di maggio, a leggersi con attenzione le carte sulla vicenda di Crotone e la situazione in cui sono costretti a vivere i cittadini. Leggendo con attenzione, siamo certi che comprenderanno come, questa norma, non sia applicabile sulla bonifica del Sin nostrano.

