Asp Crotone, no di Cgil alla privatizzazione dell'Adi: «Appare sospetta»
La sigla confederale, assieme a Fp e Spi, stigmatizza il via libera a 4,2 milioni in piena campagna elettorale: «Preoccupati per lo stato della sanità regionale»

CROTONE La Cgil, la Fp e lo Spi area vasta (Cz-Kr -Vv), attraverso le firme di Enzo Scalese, Francesco Grillo e Michele Iannello, esprimono la loro «ferma opposizione alla recente decisione del commissario straordinario dell’Asp di Crotone che, con la delibera numero 443 dell'11 settembre scorso, ha adottato un “Atto di programmazione dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi) per l'anno 2025”».
«Questa delibera - informa la Cgil - prevede la ripartizione di fondi per un importo totale di 4.207.231,81 euro, provenienti dal Pnrr nell’ambito della missione Salute (M6), componente C1/1.2.1 “Assistenza Domiciliare”, a favore di strutture private accreditate».

«In un periodo di campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria - stigmatizza la Cgil -, tale provvedimento appare sospetto, poiché si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione per lo stato della sanità regionale e la sua deriva verso la privatizzazione dei servizi».
«La trasformazione dell’Adi in favore di operatori privati - avvertono Scalese, Grillo e Iannello -, piuttosto che nel potenziamento del servizio pubblico, presenta un netto rischio di marginalizzare il ruolo dell’assistenza sanitaria pubblica, aggravando le disuguaglianze nell'accesso ai servizi per i cittadini».
«In Calabria - ricorda Cgil -, il numero delle strutture sanitarie private accreditate che erogano servizi per conto della sanità pubblica è cresciuto in modo esponenziale. Questa situazione si sviluppa mentre la riforma dell’Assistenza sanitaria territoriale, approvata con decreto ministeriale 77/2022, prevede nuove strutture sanitarie e le risorse necessarie per garantire un servizio pubblico efficiente e più vicino al domicilio dei cittadini, tra cui appunto l'Adi».

«Tuttavia, delle nuove strutture sanitarie che dovrebbero essere attive entro giugno 2026 - sottolineano Scalese, Grillo e Iannello -, poco si conosce riguardo allo stato di realizzazione e all'organizzazione prevista. È inquietante notare che le risorse erogate dal Pnrr per raggiungere l'obiettivo del 10% di anziani assistiti in Adi non siano state utilizzate per rafforzare il servizio pubblico, ma piuttosto per l’acquisto di prestazioni da operatori privati».
La Cgil, la Fp Cgil e lo Spi Cgil area vasta ritengono che sia «fondamentale opporsi a questo strisciante disegno di privatizzazione che mina il diritto fondamentale alla cura e alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Siamo convinti che la salute non possa essere subordinata a logiche di mercato e che debba rimanere un diritto garantito da un sistema sanitario pubblico e universale».
«Per questo - annuncia Cgil -, continueremo a vigilare e a mobilitarci contro ogni tentativo di privatizzazione dell’assistenza domiciliare integrata, richiedendo un attuazione seria e inclusiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Solo un sistema sanitario pubblico, forte e accessibile, può garantire il diritto alla salute di ogni cittadino», concludono Scalese, Grillo e Iannello.