Naufragio Cutro, la difesa chiede l'assoluzione per i presunti scafisti
Gli avvocati Teresa Paladini e Salvatore Perri hanno evidenziato una serie di criticità emerse nel corso del processo
CROTONE È stato il giorno delle arringhe della difesa nel processo a carico dei presunti scafisti del caicco Summer Love naufragato il 26 febbraio a Steccato di Cutro causando la morte di 94 persone.
Gli avvocati Teresa Paladini e Salvatore Perri, difensori degli imputati - Sami Fuat di 51 anni, Khalid Arslan (26) e Hasab Hussain (23) accusati di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte come conseguenza di altro delitto nel processo - nel chiedere l'assoluzione dei loro assistiti hanno evidenziato una serie di criticità emerse nel corso del processo.
Entrambi i legali hanno chiesto l'inutilizzabilità delle testimonianze: ai testimoni, infatti, secondo quanto affermato dai due avvocati, non è mai stato detto dalla polizia giudiziaria, che potevano scegliere di non rispondere in quanto anche loro indagati di immigrazione clandestina. Contestazioni anche sulle traduzioni degli interrogatori - ritenute incomprensibili e sbagliate come riconosciuto da diversi testimoni successivamente - e sull'attendibilità delle stesse testimonianze raccolte nell'immediatezza della tragedia da persone in stato psicofisico difficile.
I legali hanno anche mosso critiche al sistema di identificazione degli scafisti attraverso un album fotografico nel quale erano inserite 15 foto tra le quali quelle degli imputati insieme ad immagini di persone anche estranee allo sbarco. «Inoltre - hanno detto - i verbali di identificazione sembrano essere stati stampati con il ciclostile».
Citata anche la dichiarazione di un superstite che davanti ai giudici ha dichiarato a maggio scorso: «Un poliziotto mi ha detto che quello nella foto era il capitano della barca e di firmare accanto alla foto ed io ho firmato» . «Una testimonianza che squarcia il compendio probatorio - ha detto l'avvocato Paladini - smentisce il riconoscimento dell'imputato e ci autorizza a dubitare seriamente del protocollo che governa l'acquisizione delle notizie in fase di sbarco per il riconoscimento dei membri dell'equipaggio. Noi rischiamo di condannare le persone a 20 anni di carcere sulla base di testimonianze prese con modalità approssimative e con traduzioni da due lire. Se dobbiamo dirci che dobbiamo avere dei condannati per accontentare qualcuno diciamocelo».
Perri ha contestato l'accusa di naufragio colposo e morte in conseguenza di altro delitto: «La ricostruzione del pm affibbia ai miei clienti questi reati perché non avrebbero fatto nulla per evitare il naufragio. Loro, però, non erano nelle condizioni di dire: scusi signor scafista, forse è meglio andare al porto invece che sulla spiaggia». «La decisione di condanna - ha concluso il legale - dovrà superare il grado di certezza assoluta della prova al di là di ogni ragionevole dubbio».
Il 10 dicembre, dopo le repliche del pm, sarà emessa la sentenza. (ANSA)