Bonifica, si scava senza rispettare il Paur: dov'è la tensostruttura?
Il provvedimento emanato dalla Regione Calabria il 2 agosto del 2019 prevedeva tale adempimento proprio per evitare che col vento si disperdessero microparticelle dai veleni

CROTONE La denuncia pubblica di Mario Oliverio, ex presidente della giunta regionale calabrese, non lascia dubbi interpretativi su come Eni Rewind stia realizzando l’intervento di bonifica, rimuovendo i veleni presenti nella discarica a mare.
I rischi che corrono i cittadini sono enormi perché si scava senza il rispetto delle procedure previste dal Paur, un provvedimento emanato dalla Regione Calabria il 2 agosto del 2019.
Il Paur prevedeva il trasporto fuori dalla Calabria di tutti i veleni, ma anche la realizzazione di una tensostruttura coperta adeguatamente per impedire al vento di trasportare nelle case dei cittadini di tutta la provincia di Crotone veleni indicati come agenti cancerogeni di altissimo livello. Gli escavatori utilizzati per rimuovere il terreno non impediscono al vento di trasportare le microparticelle e depositarle nelle case dei cittadini.

Oggi anche il Sole24 ore ha dedicato un servizio alle attività di bonifica di Crotone. Tra i temi trattati c’è stato quello del vento, che a Crotone è quasi sempre presente. Il quotidiano di Confindustria ha evidenziato che «se c’è il vento il cantiere si ferma». Non un vento forte perché «oltre i 30 km/h (forse anche meno), le raffiche rappresentano un problema». La procedura utilizzata per impedire alle polveri di sollevarsi e seguire la direzione del vento è quella di tenere umido il terreno.
La domanda che viene spontanea è: «Tutto qui e la tecnologia che fine ha fatto?». Il dubbio che si fa tutto tenendo presente la spesa è enorme. C’è il dubbio, insomma, che Eni Rewind pensa di risparmiare ogni centesimo ignorando che così si mette a rischio la salute e la vita di tanti bambini, mamme, papà e nonni. A questa latitudine la gente si tiene impegnata organizzando concerti e partite di calcio.
Gli spettacoli tengono impegnate le menti e poco importa se tra la popolazione il cancro è sempre più presente. Tra l’altro non c’è nemmeno una adeguata disponibilità del servizio sanitario convenzionato. L’unico ospedale presente può essere paragonato a un morto vivente, mentre l’offerta sanitaria privata è cresciuta in maniera esponenziale. Purtroppo questa crescita non risolve i bisogni e i pazienti del territorio sono sempre più costretti a rivolgersi altrove.
Negli ultimi anni anche per interventi di routine l’utenza crotonese deve recarsi a Catanzaro o Cosenza, quando va bene. La sanità non c’è e l’inquinamento presente nel Sito di interesse nazionale falcidia vite e compie il suo compito di killer silente con estrema precisione.
Come scrive il Sole24 ore «dopo 25 anni almeno di controversie e rimandi - progetti sospesi, decreti ministeriali, diffide e ricorsi al Tar - Eni Rewind, proprietaria dell’area, sta eseguendo la bonifica integrale di uno dei siti industriali più inquinati d’Europa, quello della discarica dell’impianto della francese Société Minière et Métallurgique de Penna Roya, che agli inizi del ‘900 produceva, appunto, zinco elettrolitico, e quello della Montecatini, che prima di diventare Enichem, nella città di Pitagora, produceva concimi e fertilizzanti per l’agricoltura, con la Società Meridionale Ammonia».
Le attività sono partite ma «il problema è che se la ventosità sale oltre la soglia, e capita spesso in quella zona, si ferma il cantiere. Il rischio - certo - è di sollevare particelle tossiche nell’aria. Si lavora a cielo aperto e invece servirebbero delle paratie, anzi, a dire il vero, una tensostruttura, così come prevede il Paur, provvedimento autorizzatorio unico regionale, che blinda tutte le fasi della discarica, stabilendo, inoltre, che sia l’Agenzia regionale per l’ambiente a monitorare e controllare le operazioni. Ma nonostante una convenzione stipulata e l’invio di 5 nuove unità (erano 17 durante la prima fase del progetto operativo iniziato nel 2019), nessuno ispeziona». Questa è la triste e drammatica storia di una terra che non ha «santi» tutelari ed è ferma agli dei greci che, ormai, sono stati accantonati e dimenticati.