L'arte bianca
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CROTONE Riceviamo e pubblichiamo la lettera integrale di precisazione in merito alla sentenza della Corte di Cassazione depositata nella mattinata odierna e relativa al procedimento “Ikaros”, scaturito dall'omonima operazione di polizia scattata il 17 febbraio 2021 su indagini della Squadra mobile di Crotone

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L'inchiesta, oltre a 4 legali del foro di Crotone, aveva coinvolto mediatori culturali, funzionari della Prefettura e cittadini stranieri, scavando in un sistema di falsificazione della documentazione per fare ottenere permessi di soggiorno. 

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La sentenza della Suprema corte ha sostanzialmente riformato il giudizio d'Appello, rigettando gran parte dei ricorsi e offrendo prospettive di pena meno severe per gli imputati. Ma su questo dovrà ora pronunciarsi un'altra sezione della Corte d'Appello di Catanzaro.

A intervenire sono Giuseppe Nicotera, Francesca Pesce e Giuseppe Bellomo, legali di Salvatore Andrea Falcone, ritenuto il fautore dell'associazione a delinquere cristallizzata nell'inchiesta. Di seguito le loro precisazioni.

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Processo Ikaros: La Cassazione mette la parola fine. Il diritto d'asilo non si processa.

Con la sentenza depositata in data odierna, la Suprema Corte di Cassazione ha scritto la parola definitiva su una vicenda giudiziaria che ha tentato di interpretare le disposizioni normative nell’ottica di ritenere legittima una prassi interna che nulla a che vedere con il quadro normativo di riferimento posto a tutela dei diritti fondamentali dei richiedenti protezione internazionale.

La Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore generale, rendendo così irrevocabile l’assoluzione dell’avvocato Salvatore Andrea Falcone, già pronunciata dalla Corte d'Appello di Catanzaro, per tutte le imputazioni relative alla materia del diritto d'asilo.

Questa decisione mette la parola fine alla strumentale interpretazione delle norme sul diritto d’asilo che la Procura di Crotone ha portato avanti per anni attraverso una teoria accusatoria che voleva le persone richiedenti asilo assistite dall’avvocato Falcone prive dei requisiti per accedere alla protezione internazionale o non realmente presenti sul territorio nazionale. Una teoria evidentemente sbagliata, intorno alla quale è stata costruita la delegittimazione dell’attività professionale del Collega Falcone. Oggi possiamo definitivamente rivendicare ciò che abbiamo sostenuto fin dal primo grado di questo procedimento: gli assistiti dell’avvocato Falcone erano tutti regolarmente permanenti nel territorio nazionale. Si chiude così un capitolo oscuro, nel quale si è tentato di far passare per reato ciò che è un dovere civico e professionale: opporsi alle prassi illegittime delle Questure e garantire che il diritto alla protezione internazionale, sancito dalla nostra Costituzione e dalle norme sovranazionali, non fosse svuotato da cavilli burocratici privi di ogni fondamento giuridico.

La Suprema Corte, nel respingere le tesi dell'accusa, ha riaffermato un principio cardine dello Stato di Diritto: il diritto d'asilo è un diritto fondamentale, incomprimibile e non può essere subordinato a prassi amministrative prive di fondamento normativo.

Al contempo, la Cassazione ha annullato la quasi totalità dei capi d’imputazione oggetto della sentenza di condanna per le restanti condotte contestate, rinviando il processo ad un'altra sezione della Corte d'Appello di Catanzaro per un nuovo giudizio. Questa decisione, che impone una diversa e nuova lettura del corredo processuale, restituisce speranza e prospettiva a un uomo, oltre che a un professionista, che ha avuto la responsabilità di aver semplicemente fatto il proprio dovere.

Ma soprattutto, ed è questo l'aspetto che trascende ogni vicenda personale, la sentenza di oggi restituisce, in un'ottica di interesse generale, quella dignità normativa a un diritto soggettivo perfetto, per troppo tempo abusato nella sua essenza e nella sua quotidiana applicazione da prassi amministrative che nulla hanno a che vedere con la legge.

La profonda convinzione di aver compiuto un dovere con professionalità ed abnegazione spinge oggi l’avvocato Falcone a dichiarare di voler ricorrere alla Corte di Strasburgo per ottenere giustizia anche in relazione ai capi di imputazione per i quali è stata confermata la sentenza di condanna.

La verità, anche quando il suo cammino è lungo e faticoso, alla fine trova sempre la strada.

Giuseppe Nicotera, Francesca Pesce e Giuseppe Bellomo - avvocati


 

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