CROTONE Alta l'adesione dei lavoratori dell'Abramo customer care al sit-in di protesta organizzato questa mattina dalle sigle di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Telecomunicazioni e che si è tenuto nel piazzale davanti la sede della Prefettura di Crotone.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

I sindacati hanno presidiato Prefetture, Regioni, Province, e tutti i Comuni interessati per coinvolgerli in una vertenza che interessa 5mila lavoratrici e lavoratori anche nelle città di Livorno, Pomezia, Roma, Matera, Cosenza, Catanzaro, Palermo, Cagliari, Olbia, alle dipendenze di aziende quali Abramo cc, Ennova, Gruppo Distribuzione, Konecta, da anni impegnate nella gestione della clientela di Tim, fisso e mobile, residenziale e business.
Aziende che, dal mese scorso, affrontano il drastico calo dei volumi di attività, affrontato, in un primo momento, con lo "smaltimento" di ferie e permessi, ma che ora, col protrarsi della contrazione della domanda, vogliono accedere alle misure di sostegno al reddito e stanno avviando le procedure di accesso agli ammortizzatori sociali.
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato un tavolo con Tim e i call center in outsourcing per martedì 26 marzo alle ore 16.30 a Palazzo Piacentini.
Intanto questa mattina i rappresentanti delle sigle di categoria, le Rsu, e una delegazione di lavoratori è stata ricevuta in Prefettura dal vicario, Francesco Paolo D’Alessio, che ha invitato al tavolo anche il sindaco della città, Vincenzo Voce, il presidente della Provincia, Sergio Ferrari, e i rappresentanti delle Forze dell'ordine.
Al termine dell'incontro, le sigle regionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Telecomunicazioni hanno diramato un documento in cui definiscono una vera e propria
«falcidiazione» quella in atto sugli appalti di customer care da parte di Tim con «impatti sulle aziende con sedi in Calabria», con focus «specifico sulla vertenza Abramo customer care».

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«Fin dal 2018, col famoso piano Sibony - si legge nella nota dei sindacati -, sostenuto dall’allora ad, Amos Genish, Tim ha cominciato ad abbandonare il solco di azienda attenta alle ricadute sociali ed occupazionali nei confronti dei lavoratori degli appalti che provenissero dalle manovre azzardate dei propri manager. Allora ci fu un taglio lineare postumo alla fatturazione del 20% che provocò la cessazione di un migliaio di lavoratori a tempo determinato nonché l’apertura per altri 5.000 di una serie di procedure di ammortizzatori sociali».
«Sono stati anni burrascosi per le aziende che hanno gestito le commesse del customer care di Tim - ricordano i sindacati -, un’azienda che da ex-monopolista di stato è stata negli anni abbandonata al mercato senza alcun criterio né tutela e che ha quindi trasformato radicalmente la mission. Anni in cui questi fornitori di servizi in outsourcing si sono dovuti barcamenare tra prezzi ribassati e volumi altalenanti che in un settore human intensive come il customer care si tramutano spesso in crisi strutturali che culminano in grandi fallimenti».
«A subire le ricadute più pesanti della politica di riduzione dei costi di Tim verso i propri outsorcer - sottolineano i sindacati -, è stata proprio la Abramo cc, all’epoca (2018) suo primo partner commerciale, che ha visto erodere il suo fatturato da circa 80 milioni nel 2017 a soli 18 milioni del 2023. Nel protrarsi di questo scenario, Tim ha comunicato i primi di dicembre alla Abramo customer care in amministrazione straordinaria che non gli avrebbe rinnovato il contratto di fornitura dei servizi consumer sui quali erano impiegati poco meno di 500 persone (493 per la precisione)».
«Appresa questa notizia, le Organizzazioni sindacali - ricostruisce la nota -, coadiuvate dalle segreterie nazionali e con il supporto delle istituzioni regionali, hanno attivato tutte le interlocuzioni possibili affinché si potesse addivenire ad una proroga delle attività per avere maggiore tempo per ricercare una soluzione, considerato che il venir meno delle attività per 500 persone avrebbe messo in serio pericolo la stabilità economica e lavorativa anche delle altre 500 impiegate nelle attività business, causando pertanto la repentina perdita del lavoro e del reddito per circa 1.000 persone. Proroga ottenuta prima per 3 mesi (fino al 31 marzo 2024) e successivamente fino al 30 giugno 2024. Il tutto non senza numerosi sacrifici, infatti, i lavoratori della Abramo cc in amministrazione straordinaria che sono da circa un anno in cigs, hanno visto quadruplicare la percentuale di ammortizzatore applicato sul loro monte ore (si è passati da un 15% medio a punte del 60%), infatti spesso si è accusato il committente Tim di una proroga delle attività solo di facciata ma non sostanziale».
«A peggiorare ulteriormente la condizione dei lavoratori degli appalti di customer care - spiegano i sindacati -, è intervenuto un nuovo taglio dei volumi di lavorazione da parte del committente Tim che, stavolta, non ha impattato solo sulla Abramo cc in amministrazione straordinaria, ma ha investito in modo lineare tutti i fornitori di servizi creando un’emergenza reddituale immediata e non poca preoccupazione ed incertezza sul futuro lavorativo di circa 2.000 lavoratori calabresi. Tutti questi motivi, ma soprattutto l’intransigenza e la sordità del committente Tim ha portato dapprima le Organizzazioni sindacali calabresi e successivamente le segreterie nazionali a proclamare lo stato di agitazione e di conseguenza lo sciopero su tutto il perimetro degli appalti di customer care in outsourcing di Tim».
«Conosciamo approfonditamente - sostengono le sigle di categoria - gli impatti che la digitalizzazione e l'Intelligenza artificiale stanno avendo su questo settore e nello specifico sui customer care e siamo perfettamente a conoscenza del fatto che nel brevissimo periodo questo non porta ad una percentuale di riduzione dei volumi di lavorazione così alta, c’è un approccio sbagliato e senza visione di un’azienda che guarda ad un risparmio immediato anche se irrisorio rispetto ai volumi di affari che gestisce ma che non guarda assolutamente agli impatti sociali che ne deriveranno. Tutto questo è ancor più grave trattandosi di un’azienda partecipata dallo Stato».
«Il prossimo tavolo ministeriale convocato per il 26 marzo prossimo - incalzano i sindacati - alla presenza di Tim con tutte le sue aziende appaltatrici, dovrà essere una occasione ineludibile per il governo di richiamare Tim alle sue responsabilità sociali, ma nel contempo dovranno essere applicati tutti gli strumenti normativi utili a governare il cambiamento epocale che questo settore sta attraversando per i motivi suesposti».
I sindacati hanno quindi chiesto alla Pefettura di Crotone di «sostenere le rivendicazioni delle parti sociali e dei lavoratori, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e gli impatti sociali nelle aziende del settore Crm-Bpo operanti per Tim» e di «sollecitare l’apertura di un tavolo di crisi permanente per la vertenza della ex Abramo cc in amministrazione straordinaria, al fine di scongiurare una tragedia sociale che impatterebbe su oltre 1.000 lavoratori e le loro famiglie nelle provincie di Catanzaro, Cosenza e Crotone, conseguentemente alla definitiva cessazione delle attività della commessa Tim prevista al 30 giugno 2024».


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