L'arte bianca
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ROCCA DI NETO Scoppia la “vertenza” Romolo Hospital che da nove mesi non riesce a ottenere il rinnovo della convenzione con l'Asp di Crotone per il riaccreditamento delle prestazioni con il sistema sanitario regionale e i dipendenti lanciano un grido d'allarme.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

Il sindaco Alfonso Dattolo, proprio in queste ore, ha inviato ai colleghi sindaci del territorio una nota in cui sottolinea come il Romolo hospital sia «una struttura unanimemente riconosciuta di eccellenza alla quale non viene consentita la possibilità di erogare prestazioni convenzionate che riguardano pazienti affetti da gravi patologie nel settore urologico».
Alla luce di ciò, Dattolo dice che è «necessario mobilitarsi» e pertanto ha invitato i sindaci del Crotonese per questo giovedì a Rocca di Neto «per un incontro istituzionale alla presenza dei lavoratori, dell’Asp e del commissario della sanità per capire i reali motivi che impediscono il rinnovo della convenzione».
Contemporaneamente alla mobilitazione istituzionale, è partito quest'oggi anche l'appello dei circa 100 lavoratori impiegati nella struttura sanitaria. «A scrivere sono i dipendenti della Casa di cura Romolo Hospital - si legge nel comunicato stampa a loro firma -, realtà impegnata da oltre 20 anni nell’assistenza dei pazienti con patologie urologiche ed uro-oncologiche. Come noto al sistema sanitario regionale, Romolo Hospital ha concorso negli anni e concorre ancora oggi a soddisfare l’esigenza di cure di alta specializzazione in urologia rappresentando un presidio che da solo garantisce l’erogazione di oltre il 50% delle prestazioni urologiche della regione Calabria».
«Risulta infatti essere - ricordano i dipendenti - la prima struttura sanitaria nel trattamento delle patologie oncologiche alla prostata e la seconda, sia nel trattamento dei tumori alla vescica, che al rene. Parliamo di volumi ti ricoveri che superano i 2.000 casi annui, concorrendo quindi all’abbattimento della mobilità passiva regionale e garantendo una significativa attrattività extra regionale».
«Negli ultimi 9 mesi - spiegano i dipendenti -, a seguito di un contenzioso amministrativo avente ad oggetto meri aspetti di natura dichiarativa e formali e anche in ragione di provvedimenti dell’autorità giudiziaria che hanno ordinato la prosecuzione delle attività di cura, l’azienda ha dovuto riavviare l’iter procedurale di autorizzazione e accreditamento che risultano finalmente giunti alla loro positiva conclusione».
«Il tutto - stigmatizzano i dipendenti - senza che l’Azienda sanitaria provinciale abbia provveduto dallo scorso mese di agosto, a remunerare le prestazioni ininterrottamente rese costringendo la Romolo Hospital, il suo personale e l’intera filiera dell’indotto, a enormi sacrifici aziendali e personali. Una scelta quella della Romolo Hospital, e di noi tutti dipendenti, resa possibile dai principi e dai valori che hanno caratterizzato, in termini di unicità, la storia aziendale, sempre primariamente concentrata sulle risposte da garantire in termini di cure e di salute per la comunità calabrese, in ragione anche delle attuali liste d’attesa ad oggi 1.800 interventi fra cui circa 800 tumori benigni, 700 calcolosi ed oltre 300 tumori maligni».
«In ragione pertanto di condizioni aziendali e personali non più sostenibili - annunciano i dipendenti - e alla luce della oggettiva impossibilità di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali (oltre 100 unità) con gravi ripercussioni sul tessuto sociale del territorio e in considerazione dell’impossibilità di garantire in tempi certi l’offerta di cura e assistenza a pazienti che non possono più rinviare la loro presa in carico, intendiamo rivolgere un nuovo e pressante appello a che si proceda con urgenza alla firma del provvedimento di accreditamento».
«Nel sottolineare la drammaticità del momento e la improcrastinabilità della risoluzione - concludono i dipendenti -, il presente appello si propone infine di prevenire azioni di mobilitazione da parte del personale tutto, oltre che dei pazienti, che determinerebbero una non più governabile evoluzione dell’intera vicenda con ricadute che rischierebbero di complicare ulteriormente una situazione allo stato già esplosiva, anche attraverso l’interessamento della Prefettura di Crotone per l’insediamento del tavolo di Crisi».